Il percorso espositivo ricostruisce il passaggio avvenuto nell’Est europeo dall’astrazione come fenomeno di rottura a linguaggio ufficiale dell’arte, il cui punto di partenza è segnato da una gigantografia del Monumento di Petrova Gora (1970, 1981) dello scultore Vojin Bakić (Bjelovar 1915–Zagreb 1992), dedicato alla rivolta delle popolazioni di Kordun e Banija, riconosciuto e premiato da Tito, che, come la Torre di Tatlin della Terza Internazionale, proietta il visitatore verso il futuro e riafferma “lo spirito utopico della comunità antifascista che si riunisce e realizza gli eventi della storia jugoslava”, ma che alla struttura piramidale edificata dall’uomo sostituisce una grande forma astratta rivestita di acciaio inossidabile che riflette e riverbera la luce sulla punta più alta del monte dove nel 1942 i partigiani serbi e croati combatterono insieme.