milanopiazzaduomo

Al Museo del Novecento, le fotografie di Gabriele Basilico e Marina Ballo Charmet offrono l’occasione per riflettere su diversi modi di percepire e rapportarsi al contesto architettonico e urbano.

Gabriele Basilico
Piazza Duomo, a Milano, è un luogo emblematico, ma contraddittorio; un centro storico e un grande vuoto nello stesso tempo; uno spazio monumentale, ma composito; molto attraversato, ma poco vissuto. Luogo del cliché trasformato spesso in immagine istituzionale, è talmente tipizzato da essere raramente osservato.
Marina Ballo Charmet
In apertura: Gabriele Basilico, Milano 2011. Pure Pigment Print, 2015 ed. 4-10, 130 x 130 cm. Sopra: Marina Ballo Charmet, Piazzaduomo 2011. Stampa a colori da negativo. Sequenza di 7 foto cm 24,3 x 37 cad.

Per questo colpisce la mostra fotografica milanopiazzaduomo, di Gabriele Basilico e Marina Ballo Charmet, presso il Museo del Novecento: la Piazza del Duomo, i due artisti, sono tornati a guardarla. L’hanno fatto con occhi diversi, complementari; tanto che in milanopiazzaduomo il dialogo tra le loro opere diventa anche un discorso sulla fotografia, sul suo linguaggio e sui suoi intenti. La mostra è ospitata in una sala dell’Arengario dotata di una grande vetrata affacciata proprio sulla Piazza; il confronto riguarda quindi anche la realtà e la sua rappresentazione; tanto più che questa collocazione fa sì che alle visioni di Basilico e di Ballo Charmet se ne aggiunge una terza, la nostra.

La mostra nasce come progetto comune, dagli incontri tra i due fotografi e dalle loro conversazioni con Marco Belpoliti.

Gabriele Basilico
Gabriele Basilico, Milano 2011. Pure Pigment Print, 2015. Ed. 1-10, 100 x 130 cm
Le grandi fotografie in bianco e nero di Gabriele Basilico sono realizzate di giorno, e dall’alto: dalla sommità della Cattedrale. Il suo sguardo, nitido e preciso si muove tra le guglie evidenziandone la verticalità, e con la sensibilità per l’architettura che lo ha sempre contraddistinto, coglie il doppio corpo dell’Arengario, la Piazza Diaz e gli edifici circostanti; e plana sui grandi vuoti centrali che caratterizzano l’area. La visione è ampia. Ma in questa serie, per una volta, Basilico non espunge l’elemento dei passanti; li include nell’immagine, minuscoli, e le proporzioni della piazza e dei suoi edifici ne risultano esaltate.
Marina Ballo Charmet
Marina Ballo Charmet, Piazzaduomo 2011. Stampa a colori da negativo. Sequenza di 7 foto cm 24,3 x 37 cad.
Di Marina Ballo Charmet ha esposto un nucleo di foto e video realizzati dal basso, dall’altezza degli occhi di un bambino. In uno dei video, L’Alba, girato con la macchina fissa, l’artista riprende il Duomo nel passaggio dalla notte al giorno, in tempo reale, per cinquanta minuti. Pioviggina; le grandi pietre di granito della pavimentazione sono lucide e riflettenti. La luce si diffonde, la città si risveglia, la Piazza lentamente si ripopola. Una sequenza di fotografie, presenta la Piazza sempre nel passaggio dal buio della notte alla luce del giorno, ma ripresa in controcampo rispetto al primo video.
Marina Ballo Charmet
Marina Ballo Charmet, Piazzaduomo 2011. Stampa a colori da negativo. Sequenza di 7 foto cm 24,3 x 37 cad.

Un secondo video percorre il perimetro rettangolare dello spazio: l’artista erra, con la camera posizionata all’altezza dei fianchi. Le modalità di figurazione sono iscritte nell’esperienza corporea; si ha l’impressione che l’obiettivo da solo, scansioni lo spazio intorno. Descrivendo questa modalità, che le consente di decentrare il punto di vista delle riprese, Ballo Charmet parla di un obiettivo trasformato in “occhio-corpo”.

In tutte queste opere la lente di Marina Ballo Charmet non si concentra su un punto specifico, non analizza, ma percepisce il senso di sospensione della Piazza disertata durante la notte, e la luce che si diffonde, e i primi movimenti di una città che si risveglia: fenomeni che si ripetono ogni giorno, l’ordinario della città; ma un ordinario a cui normalmente si fa poco caso. Presenze e dettagli emergono comunque; come le gambe di un passante, o la figura con la maglia rossa, seduta a terra, in mezzo alla piazza, mentre il buio della notte lascia il posto al giorno che si prepara: quasi alter ego dell’artista.

Marina Ballo Charmet
Marina Ballo Charmet, L'alba 2014-2015. Stillframe da video

Chiude il catalogo un saggio di Carlo Bertelli sulla Piazza e sulle sue trasformazioni.

La mostra è un’occasione per riflettere su diversi modi di percepire e di rapportarsi al contesto architettonico e urbano, nonché sul tema stesso della piazza storica, luogo collettivo per eccellenza ma oggi non sempre vissuto come tale.

© riproduzione riservata

fino al 26 febbraio
milanopiazzaduomo. Marina Ballo Charmet, Gabriele Basilico
a cura di Marco Belpoliti e Danka Giacon
Museo del Novecento, Milano

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