Moira Ricci

Attraverso due progetti recenti, esposti nella mostra “Capitale Terreno”, l’artista toscana, come una storyteller, intreccia memorie private e collettive in un insieme di grande poesia.

Moira Ricci è nata a Orbetello, nella campagna maremmana. Nel suo caso il dato biografico è fondamentale: il rapporto primario con le persone e con le storie del mondo da cui viene sono il fulcro del suo lavoro.
Il suo primo progetto, ampiamente esposto, 20.12.53–10.08-04, consisteva in una serie di rielaborazioni di fotografie, ritrovate, della madre prematuramente scomparsa. In quel caso, la nostalgia diventava stimolo urgente: in ogni fotografia l’artista inseriva un proprio autoritratto e il lavoro prendeva il senso di un accorato dialogo e di una riflessione sulla memoria e sull’assenza.
Moira Ricci
In apertura e qui sopra: Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino
Nei progetti successivi, il fuoco dell’attenzione si sposta sui luoghi di origine. Osservandoli con lucidità, ma anche con profonda adesione, Moira Ricci ne rileva il carattere e le trasformazioni e ne riporta le leggende. La mostra “Capitale Terreno” presenta due suoi progetti recenti: 2014 e Da buio a buio. Il primo comprende una serie di grandi fotografie a colori e due videoproiezioni. Con spirito visionario, l’artista vi racconta della terra in crisi, sempre meno coltivata. Nelle campagne i poderi continuano a punteggiare il paesaggio con i loro volumi semplici. Ma, ormai privi di funzione, versano in stato di abbandono; per questo agli occhi di Ricci i loro muri appaiono ciechi. Nelle fotografie dal titolo Poderi queste architetture, private delle finestre, continuano tuttavia a protendersi tra terra e cielo; i loro volumi sono esaltati da una luminosità ultraterrena che, avvolgendoli di un senso di elegia, fa pensare a una preghiera.
Moira Ricci
Moira Ricci, Dove il cielo è più vicino
Ancora l’abbandono dei poderi da parte dei contadini impoveriti, delusi e oppressi da sentimenti d’inadeguatezza alla vita contemporanea è il soggetto del film Trebbia-Astronave. Vi si vedono i contadini al lavoro per trasformare un trattore in astronave: il sogno, necessariamente fallimentare, di evadere dalla terra tanto amata e di raggiungere il cielo, li accomuna e li stimola a un lavoro collettivo nel quale si ritrovano proprio i modi e le relazioni tipici di quella società contadina che si sta perdendo. L’artista riprende per settimane le fasi della costruzione, e poi le condensa in un video.  
Moira Ricci
Moira Ricci, Lupo Mannaro, Da buio a buio
Il progetto comprende anche Il Diavolo Mietitore: una visione dall’alto di due grandi cerchi infuocati realizzati nei campi, con l’aratro. L’immagine si rifà alla leggenda inglese del diavolo mietitore che punisce un mezzadro per non aver pagato a sufficienza il contadino. Se l’immagine evoca necessariamente molta land art del passato, il riferimento a una situazione tanto concreta e attuale e il radicamento in un contesto specifico e personalmente esperito ne cambiano il segno, dando la misura di uno sguardo diverso, profondamente originale.
Con parole di Moira Ricci stessa, nell’insieme, il progetto Dove il cielo è più vicino “è una preghiera al cielo, ma anche una minaccia a chi ci controlla dall'alto, è un ritratto di poderi che hanno perso la loro identità e il loro significato, è un tentativo di fuga e allo stesso tempo l'incapacità di metterla in atto”.
Moira Ricci
Moira Ricci, Uomosasso, Da buio a buio
Il secondo progetto presente nella mostra è Da buio a buio, a cui l’artista ha lavorato tra il 2009 e il 2015. Protagonisti dell’opera sono alcuni personaggi di racconti popolari che fanno parte del bagaglio culturale degli abitanti della Maremma. Le loro storie hanno accompagnato l’infanzia stessa di Moira Ricci, che ora le “documenta” attraverso ritagli di giornali, registrazioni video, tracce fotografiche e sonore: stralci immaginati di memorie e di piccoli archivi familiari degli abitanti dell’area. Il risultato sono le quattro storie fittizie, ma verosimiglianti, del passaggio al mondo di quattro figure da mitologia minore, ma cariche di un valore antropologico: la Bambina Cinghiale, il Lupomannaro, l’Uomosasso e i Gemellini un po’ umani e un po’ animali.
Moira Ricci
Moira Ricci, Gemellini, Da buio a buio
Di nuovo, attraverso queste storie, l’artista come una storyteller, intreccia memorie private e collettive in un insieme di grande poesia. Già il primo progetto, dedicato alla madre, attraversando diversi momenti di vita della donna, costituiva una lente attraverso la quale leggere un ambiente e un’epoca. In questa nuova fase della sua ricerca, il suo sguardo si allarga a comprendere un’intera situazione e la sua sensibilità personale si interseca con questioni di geografia e di politica, di ambiente; senza che, per questo, venga meno una sensibilità di carattere esistenziale e un senso dell’imprevedibile, dell’inaspettato, dell’inesplorato, intriso di affetto, di umorismo, e di un profondo senso di umanità.
© riproduzione riservata

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram