La mostra si apre con un focus sull’esperienza fisica, corporale della detenzione. L’ingresso dello spettatore in mostra viene subito ostacolato dal lavoro di David Ter Oganian, che installa nel corridoio centrale le transenne metalliche usate per incanalare e tenere sotto controllo le folle. Valentin Fetisov costruisce una stanza che blocca lo spettatore per pochi secondi e lo mantiene in tensione nell’attesa di trovare la soluzione per il suo ipotetico riscatto.
In corrispondenza del format koolhaasiano, la danza è presente attraverso il lavoro della coreografa Rebecca Lazier che costruisce uno spettacolo fatto di ripetizioni quasi rituali di movimenti ispirati alla violenta rivolta avvenuta negli anni Settanta nella prigione di Attica (New York).
Il secondo piano è invece dedicato alla costruzione visiva, sociale e architettonica della prigione e si apre con il film di Harun Farouocki, Prison Images, una riflessione sui dispositivi di sorveglianza che demistificano l’interiorità degli spazi segregati delle carceri. Jonas Staal riproduce in un modello tridimensionale la tesi di architettura del carcere di Fleur Agema, membro del Partito di estrema destra olandese "Partito per la Libertà", enfatizzando come, a seconda della manipolazione politica, l'architettura si possa trasformare in uno strumento di tortura, condensando così la teoria critica di una società disciplinare nella forma di un manuale per costruire la distopia.
Il gruppo di ricerca Urban Fauna Lab presenta invece un’opera installativa composta da un modello e da una presentazione video che mima la logica dei progetti di sviluppo territoriale intrapresi da Stalin per la colonizzazione della Russia Siberiana attraverso i lavori forzati dei prigionieri dei Gulag per parlare dello sviluppo dei futuri centri di controllo delle compagnie di dati che saranno situati nei territori in perenne congelamento della tundra.
fino al 24 agosto 2014
IK-00 The spaces of confinementa
a cura di: Katerina Chuchalina
Casa dei Tre Oci
Fondamenta delle Zitelle, 43
Isola della Giudecca, Venezia