Chris Ware

Protagonista di una mostra alla Galerie Martel, il romanzo grafico denso e coinvolgente del geniale illustratore – e autore di culto americano – sembra editoria scagliata contro la derive del tablet e della tirannia degli e-book.

L'architettura, o quanto meno l'ipotesi di un pensiero architettonico del reale, è probabilmente ciò che ci avvicina maggiormente alla pratica artistica di Chris Ware. Sarebbe troppo semplice pensare al solo fumetto, senza togliere lustro a una disciplina che ha attribuito a questo autore americano tutti i possibili premi e riconoscimenti: Harvey, Ignatz, Eisner e Alph'Art.

A giudicare dalla quantità di ammiratori – accorsi al suo vernissage parigino, ma anche nei giorni successivi, in cerca di ephemera di tutti i tipi – si direbbe che persino il suo gioco a rimpiattino – attraverso la moltiplicazione di formati, la rarefazione delle pubblicazioni e ogni tipo di strategia lineare – finisca per rafforzarne l'immagine di autore di culto. Il meraviglioso opus dell'Acme Novelty Library, oramai arrivato approssimativamente al #20 della sua produzione, non riesce più a contenerne tutte le tecniche. Il suo sapere e la cultura del fumetto classico che precede la crisi degli anni '50 gli hanno suggerito stratagemmi che ne fanno un illustratore geniale. Basta guardare qualche sua copertina del New Yorker per comprenderne la capacità di addomesticare il contemporaneo. Il suo splendido segno, l'ossessiva maniacalità delle tavole a stento contengono un talento che sembra inesauribile nella sceneggiatura, nell'impaginazione e persino nel numero davvero minimale dei personaggi.

Da Rusty Brown a Lint fino al primo Jimmy Corrigan, quello di Ware è un romanzo grafico dalle possibilità illimitate, denso e coinvolgente, che dà assuefazione come un feuilletton d'altri tempi. Chris Ware costringe la sua opera in una camicia di forza fatta di sofisticate iconografie pre-cinematografiche che diventano ancora più potenti in epoca digitale.
Chris Ware, <i>Jimmy Corrigan. The smartest kid on earth</i>
Chris Ware, Jimmy Corrigan. The smartest kid on earth
Il suo nuovo libro Building Stories, che nella mostra parigina alla Galerie Martel corre lungo tutto il tracciato ed è punteggiato da tavole originali, è una costruzione magnifica. È estremamente fisico: si ha voglia di aprirlo e toccarlo. È composto da più di una decina di volumi e volumetti diversi, tutti ambientati nello stesso edificio: dalle piante architettoniche fino ai disegni di mobili e agli estratti di tabloid; è un ibrido di pubblicazioni che vanno da sequenze già apparse sul New York Time Magazine – e che ripercorrono la linearità delle vecchie striscie dei quotidiani – fino a un lussuosissimo booklet pieghevole. È un album giapponese che è come un gioiello. Sembra editoria scagliata contro la derive del tablet e della tirannia degli e-book con personaggi malinconici e tristi, che superano lo statuto di looser solo grazie allo sguardo mistico di Ware.
Chris Ware, <i>Building Stories</i>
Chris Ware, Building Stories
In uno dei racconti, la comparsa di una fiorista senza nome con una protesi a una gamba fa pensare a Salinger e al suo racconto Il periodo blu di De Daumier-Smith di Nove racconti. Satori (o rivelazioni buddiste) che ci immergono in scene da moderne Ukyo-e (ndr, le stampe giapponesi su legno del periodo Edo), come quella della coppia di mezz'età nella stanza da letto: lei è nuda e goffa i vestiti a terra, lui sul letto con il viso e il petto illuminati da un tablet. È un'immagine che richiama un modernissimo Hopper, classico, ma fuori dalla banalità cinematografica. Building Stories è un pamphlet contro il "pizzica e zoomma" della visione contemporanea. La mostra di Chris Ware opera una critica sistematica alla fluidità dello scivolamento delle immagini in digitale. Sembra sordo alla bellezza delle sue strutture estetizzanti eppure è commovente, come ogni minima traccia di manualità nelle sue tavole originali. La mano scompare, secondo la sua volonta, dietro l'enorme lavoro di storytelling dalla fisicità orale, quasi pre-grafica. Bella la scelta delle immagini del portfolio editato per questa occasione dalla Galerie Martel: la campionatura di una vasta ricerca di rara intensità.
Chris Ware, <i>Jimmy Corrigan Dairy Queen</i>
Chris Ware, Jimmy Corrigan Dairy Queen
Chris Ware, <i>Rusty Brown</i>
Chris Ware, Rusty Brown

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