A giudicare dalla quantità di ammiratori – accorsi al suo vernissage parigino, ma anche nei giorni successivi, in cerca di ephemera di tutti i tipi – si direbbe che persino il suo gioco a rimpiattino – attraverso la moltiplicazione di formati, la rarefazione delle pubblicazioni e ogni tipo di strategia lineare – finisca per rafforzarne l'immagine di autore di culto. Il meraviglioso opus dell'Acme Novelty Library, oramai arrivato approssimativamente al #20 della sua produzione, non riesce più a contenerne tutte le tecniche. Il suo sapere e la cultura del fumetto classico che precede la crisi degli anni '50 gli hanno suggerito stratagemmi che ne fanno un illustratore geniale. Basta guardare qualche sua copertina del New Yorker per comprenderne la capacità di addomesticare il contemporaneo. Il suo splendido segno, l'ossessiva maniacalità delle tavole a stento contengono un talento che sembra inesauribile nella sceneggiatura, nell'impaginazione e persino nel numero davvero minimale dei personaggi.
Da Rusty Brown a Lint fino al primo Jimmy Corrigan, quello di Ware è un romanzo grafico dalle possibilità illimitate, denso e coinvolgente, che dà assuefazione come un feuilletton d'altri tempi. Chris Ware costringe la sua opera in una camicia di forza fatta di sofisticate iconografie pre-cinematografiche che diventano ancora più potenti in epoca digitale.


