Le immagini in mostra, per lo più di miniere e di laghi inseriti nel paesaggio dell'Ovest americano e fotografati da una prospettiva aerea, sono state tutte scattate da una distanza crescente negli anni, dato che Maisel iniziò a lavorare a questo progetto negli anni Ottanta. La veduta che si chiede al visitatore di condividere e l'adeguato metro con cui misurare la visione di Maisel, in altre parole, non sono più l'umanissima prospettiva a volo di uccello, ma lo sguardo divino dell'indispensabile angelo di Wallace Stevens, che ha ispirato fin dall'inizio l'opera di Maisel, come si apprende dal ricchissimo volume pubblicato in occasione della mostra. Il paradossale titolo della mostra e del libro, per altro, è tratto da un altro poeta americano, Mark Strand, mentre la categoria del "sublime apocalittico" di solito compare nel sottotitolo delle opere di Maisel e in alcuni dei saggi del libro, ricchi di informazioni e d'intuizioni.


Le immagini di Maisel ci ricordano che la natura ancora vive, nonostante l'attuale mortificazione patita per nostra stessa mano.




David Maisel—Black Maps: American Landscape and the Apocalyptic Sublime
CU Art Museum, University of Colorado, Boulder
da giugno a settembre 2013
Scottsdale Museum of Contemporary Art, Scottsdale, Arizona
A cura di Lisa Tamiris Becker, direttrice del CU Art Museum, e di Helmut Müller-Sievers, direttore del Center for Humanities and the Arts, University of Colorado, Boulder