Un flusso di pure idee estetiche e filosofiche

L'incontro all'Hangar Bicocca sull'installazione On Space Time Foam si è rivelato analogo all'opera di Tomás Saraceno, poiché i contributi di Molly Nesbit, Bruno Latour e Joseph Grima hanno creato strati distinti di pensiero e di conoscenza, ciascuno dei quali ha influito sugli altri.

Privilegiare una prospettiva olistica senza cadere in un semplicistico ethos da New Age appare una delle prove più ardue per chi riconosca la natura non settaria del sapere e l'assenza di confini tra i campi disciplinari. Aspirazione più facile a enunciarsi che a realizzarsi, ma soddisfatta dalla tavola rotonda tra l'artista Tomás Saraceno, la storica dell'arte Molly Nesbit, il sociologo e filosofo Bruno Latour e lo studioso d'architettura e design Joseph Grima, direttore di Domus, condotta da Andrea Lissoni, curatore dell'Hangar Bicocca: uno scambio di punti di vista tra esperti sull'opera di Tomás Saraceno On Space Time Foam.

Un'altra difficoltà dell'incontro era legata alla natura intrinseca dell'opera creata dall'artista argentino: la struttura gonfiabile, costituita da tre strati sospesi di sottile plastica, dentro la quale i visitatori sono invitati a camminare (o meglio ad arrancare) ha ottenuto tanto successo (nel suo rifarsi a un'esperienza fisica diretta e nell'offrire l'immagine reale di qualcosa di impossibile) da trascendere in apparenza ogni tentativo di concettualizzazione e di analisi. In questo senso, la difficoltà stava nel modo in cui i vari interventi avrebbero affrontato l'assoluta semplicità e linearità che contraddistingue il lavoro di Saraceno con un'analisi pertinente che non la sovraccaricasse di un superfluo peso analitico.
In apertura, da sinistra: la storica dell'arte Molly Nesbit, il sociolgo Bruno Latour, il direttore di Domus Joseph Grima e l'artista Tomás Saraceno. Qui sopra: il pubblico dell'Hangar Bicocca
In apertura, da sinistra: la storica dell'arte Molly Nesbit, il sociolgo Bruno Latour, il direttore di Domus Joseph Grima e l'artista Tomás Saraceno. Qui sopra: il pubblico dell'Hangar Bicocca
Il risultato dell'incontro si è rivelato analogo all'opera di Saraceno, poiché i contributi individuali hanno creato strati distinti di pensiero e di conoscenza, ciascuno dei quali ha influito sugli altri. Prima a intervenire è stata Molly Nesbit, che ha colto l'occasione di riflettere sull'(invisibile) configurazione del gesto creativo e sulle intenzioni e i desideri che restano inespressi in un'opera d'arte. Tracciando un parallelo con quell'"instancabile, cronistico pensatore che fu Marcel Duchamp", Nesbit ha affermato che analogamente Saraceno cerca di creare opere che vadano oltre i confini conosciuti, e così facendo dà luogo al manifestarsi di idee in stati differenti senza che si verifichi un'alterazione delle loro proprietà intrinseche. "Se un'opera d'arte ci colpisce" – ha spiegato Nesbit – "è probabile che ciò accada perché contiene un'idea che anch'essa ci colpisce. In realtà, le opere d'arte cambiano lo stato delle idee senza alterarne la natura, e siamo noi che le trasliamo in un altro luogo".
L'installazione di Tomás Saraceno <i>On Space, Time, Foam</i> all'Hangar Bicocca
L'installazione di Tomás Saraceno On Space, Time, Foam all'Hangar Bicocca
E, ancora, il carattere astratto della configurazione e della collocazione, e il senso dello spazio creativo, è stato il punto caratterizzante dell'intervento di Bruno Latour. Latour ha applicato, semplificandole, alcune delle sue idee principali all'analisi dell'opera di Saraceno, in particolare la teoria dell'attore-rete (la concezione complessiva di come persone, idee e tecnologie interagiscano a formare elementi coerenti), definendo l'habitat come un'entità priva di forma dotata di uno spazio potenzialmente abitabile, in cui natura e società non sono distinte l'una dall'altra, in una complessiva rivalutazione del rapporto dell'uomo con il passato e in special modo con il Modernismo. Il discorso di Latour spesso ha alluso alle teorie di Peter Sloterdijk, in particolare nella riflessione sull'incertezza che contraddistingue il rapporto tra individuo e ambiente, e sulla situazione del vivere dentro (ma anche grazie a) un determinato involucro spaziale, nel bene e nel male.
Da sinistra: Tomás Saraceno, Joseph Grima e Bruno Latour
Da sinistra: Tomás Saraceno, Joseph Grima e Bruno Latour
Per il filosofo l'esperienza di trovarsi all'interno dell'opera di Saraceno non è gradevole né rassicurante. Anche se può apparire divertente e affascinante suscita sensazioni terribili e tragiche, più reali e spaventose della spettacolare vista dei Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer, esposti in permanenza nella navata centrale dell'Hangar Bicocca. Secondo Latour le monumentali torri di Kiefer sono un paradigma dell'arte del XX secolo, che cerca di elaborare una revisione critica del passato in relazione ai concetti di storia, di rovina e di memoria. Latour ha affermato che, all'inverso, l'opera di Saraceno punta con candore al futuro, ma non necessariamente al futuro che ci attendiamo.
Un video sull'opera <i>On Space Time Foam</i> di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca
Un video sull'opera On Space Time Foam di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca
L'intervento di Joseph Grima si è sviluppato in una doppia direzione: da un lato, Grima ha delineato una breve genealogia dell'opera di Saraceno, collegando On Space Time Foam ad alcune opere precedenti dell'artista e sottolineando le impensabili possibilità future del suo lavoro. D'altro lato Grima ha intrecciato le posizioni di Nesbit e di Latour in un'analisi che comprendeva una critica dell'urbanistica e dell'architettura moderne, riflettendo nel contempo sui concreti risultati di quest'opera. Il direttore di Domus è partito da una descrizione di On Space Time Foam in quanto paesaggio, per quanto puramente artificiale, che delinea la verosimile previsione dell'avvento dell'Antropocene.
Un video racconta il montaggio dell'opera <i>On Space Time Foam</i> di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca
Un video racconta il montaggio dell'opera On Space Time Foam di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca
Grima ha ricordato le radici di Saraceno nell'architettura utopica, affermando che quest'opera funge da vero e proprio terreno di prova, non solo perché favorisce la sperimentazione di rapporti corporei, sociali e spaziali, ma anche perché nasce da un progetto che, nonostante condivida problemi e ricerche di differenti campi disciplinari, è andato oltre l'illustrazione di un esperimento raggiungendo concretamente i suoi obiettivi e portandoci tutti quanti sulle nuvole, nella nuvola. L'incontro si è concluso con una serie di domande all'artista, concentrate soprattutto sui particolari pratici della preparazione e dell'installazione dell'opera.
La storica dell'arte Molly Nesbit
La storica dell'arte Molly Nesbit
Parte della mostra <i>On Space Time Foam</i> di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca
Parte della mostra On Space Time Foam di Tomás Saraceno all'Hangar Bicocca

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