Add Fire: Premio Furla 2013

Dissimili ed eterogenei fra loro, i cinque artisti finalisti del Premio Furla hanno portato dentro l'ex Ospedale dei Bastardini di Bologna due progetti, impegnandosi a sviluppare un dialogo solido e coerente con la propria ricerca.

"Add Fire", il titolo scelto da Jimmie Durham per la sesta edizione del Premio Furla, suona altisonante per certi versi, ma al tempo stesso s'impone come un affettuoso suggerimento rivolto da un vecchio padre al proprio figlio. Lo stesso che si legge, non a caso, nel finale de La Strada di McCarthy, con l'immagine del padre che, in punto di morte, sussurra al bambino: "Adesso tocca a te portare il fuoco". Fuoco come testimone, dunque, o dono, che passa di padre in figlio. E, negli occhi cristallini di un artista che di fuochi ne ha accesi tanti nella sua densa carriera, è un incitamento lucido e consapevole a essere responsabili, a non perdere di vista l'obiettivo, per costruire processi che restituiscano la propria potenza immaginifica, rivelatrice e necessaria.

L'invito risulta perfetto non soltanto nell'arte contemporanea, per i cinque artisti finalisti del premio (Tomaso De Luca, Chiara Fumai, Invernomuto, Davide Stucchi, Diego Tonus), ma sarebbe uno slogan d'aiuto all'intero Paese.

Nell'ex Ospedale dei Bastardini di Bologna non si assiste in generale a un incendio apotropaico, da farti accapponare la pelle; e, dalle ceneri, non sempre scaturisce una rinascita. Eppure, la suggestione di Durham aleggia, si fa largo nel cortile, entra – un po' per forza, un po' per caso – dentro gli spazi destinati a ciascuno dei finalisti. La mostra è un percorso circolare, articolato in cinque stanze, dagli intonachi sgretolati e rattoppati, che lasciano pensare a una volontaria fatiscenza. Dissimili ed eterogenei fra loro, gli artisti hanno portato un progetto dentro questo luogo, (anzi due: uno in mostra, l'altro sul tavolo dei giurati in forma di studio per il futuro prossimo), impegnandosi a sviluppare un dialogo solido e coerente con la propria ricerca.
In apertura: Chiara Fumai legge Valerie Solanas, 2012. Premio Furla 2013, Bologna. Qui sopra: il tavolo di Chiara Fumai
In apertura: Chiara Fumai legge Valerie Solanas, 2012. Premio Furla 2013, Bologna. Qui sopra: il tavolo di Chiara Fumai
Se eliminiamo ogni riferimento al contesto del premio e ci limitiamo solamente a osservare la mostra, è possibile individuare alcune parole chiave che racchiudono per associazione, le tematiche affrontate dagli artisti selezionati: femminismo, rappresentazione, etnografia, storia/memoria, linguaggio e mistificazione. Parole sagge, sante, importanti. Qui non sempre riesce facile trasformarle, ridargli tessuto, forma e contesto. A volte, le parole diventano pure formalizzazioni, prive di sorprese o di epifanie accattivanti. Altre volte, si perdono dietro alla retorica più didascalica, senza una solida appropriazione dei significati. È questo senso di approssimazione, certamente involontaria, che non va molto d'accordo con quel monito iniziale, Add fire. E, se per stabilire l'impegno politico o la responsabilità sociale, bastano riferimenti inequivocabili a movimenti o personaggi carismatici, urge chiederci quali siano le questioni importanti da sollevare oggi e perché poi il Premio Furla dovrebbe farsi portavoce di un disagio politico italiano.
Davide Stucchi
Davide Stucchi
La giuria, composta da curatori stranieri (Galit Eilat, Marina Fokidis, John Peter Nilsson, Chiara Parisi, Dirk Snauwaert), ha premiato Chiara Fumai, con la sua performance video in cui rilegge il manifesto SCUM di Valerie Solanas. Il femminismo è un argomento che era già stato affrontato in precedenza nella sua recente performance, messa in scena all'ultima "Documenta", generando non poche amarezze nella critica italiana. La giuria ha premiato, come dichiarato nel giudizio finale, il tema e l'attivismo, che stanno al centro della riflessione artistica contemporanea e forse anche, aggiungo io, della società italiana, la cui immagine, da più di dieci anni, si proietta nel resto d'Europa dietro un'unica metafora: il berlusconismo. Ma la capacità di riattualizzazione e riadattamento, diviene fondamentale per stabilire l'integrità di una ricerca, la forza concettuale e artistica e dunque anche il suo valore politico. E la citazione del passato, non sempre è in grado di accollarsi le responsabilità del presente.
La giuria, composta da curatori stranieri (Galit Eilat, Marina Fokidis, John Peter Nilsson, Chiara Parisi, Dirk Snauwaert), ha premiato Chiara Fumai, con la sua performance video in cui rilegge il manifesto SCUM di Valerie Solanas
Diego Tonus
Diego Tonus
Proprio in questa logica di critica anti-istituzionale, è da considerare anche l'approccio di artisti che, non sono tutti necessariamente "ragazzini appena usciti dall'Accademia", ma che da tempo lavorano nelle pieghe dell'attualità, impegnandosi e prodigandosi verso forme ibride del linguaggio e delle sue mutevoli nature. Opere contemporanee, come quella di Invernomuto, presente con un video dedicato alla figura di Haile Selassie I, ultimo imperatore di Etiopia, dove la storia contribuisce a delineare immaginari e trasformazioni culturali che ne sono derivate. O esperimenti come quello di Diego Tonus, che se ancora non hanno trovato una sicura forma di presentazione, affrontano il tema della relazione, giocando sulla dicotomia fra realtà e finzione e gli espedienti che ne convalidano la veridicità.
Diego Tonus affronta il tema della relazione, giocando sulla dicotomia fra realtà e finzione
Diego Tonus affronta il tema della relazione, giocando sulla dicotomia fra realtà e finzione
Il Premio Furla è un meccanismo che garantisce a cinque artisti italiani, selezionati da altrettanti curatori italiani affiancati da membri stranieri, una copertura economica per la produzione di un'opera, uno spazio espositivo dove esprimersi e una giuria internazionale con cui confrontarsi. Questo è già una garanzia da preservare. Sarebbe forse costruttivo ripensare, anche sulla base delle esperienze passate, ai criteri di selezione e di premiazione, utilizzati prima e dopo la mostra, perché si tratta di un ciclo a catena. Il concetto di giovane artista in Italia, è sempre stato quantomeno ambiguo. Giovane si traduce con emergente, ma non necessariamente con "immaturo". Credo che sia coraggioso, anche come scelta istituzionale, dedicare l'attenzione agli "emergenti" e incentivarli, dando peso all'attitudine e alla specificità del loro lavoro, ed essere altrettanto coraggiosi nell'individuare da subito forze e debolezze che, se pur giovane, un lavoro dovrebbe presentare, per essere soggetto a una valutazione critica.
Davide Stucchi
Davide Stucchi
Invernomuto
Invernomuto
Invernomuto
Invernomuto
Tommaso DeLuca
Tommaso DeLuca
Tommaso DeLuca
Tommaso DeLuca

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