Passaggi antropologici importanti: dal crudo al cotto dalla terracotta al bronzo ai materiali più nobili come la lacca e l'oro. Si ritmano in mostra il passaggio dalla fame primitiva al banchetto imperiale, se ne analizzano i riti codificati che s'ingenerano con la creazione del sistema urbano. L'apertura dell'impero di mezzo (la Cina) verso altre culture diviene l'archetipo per la nascita, la specializzazione di prototipi e forme culturali e di arte della tavola che evolvono nella cucina odierna regolata dai ritmi mediatici.
"La Cina è vicina", si diceva, ed è più vicina che mai nella rivoluzione gastronomica dei nostri tempi. Il catalogo della mostra si apre con un bellissimo saggio di Jean-Paul Desroches dalla necessità dello stomaco alla seduzione del palato e si chiude su una bella selezione di deliziose ricette, l'intero spazio della mostra è invece – a saperlo leggere – un manifesto di gioia e politica della tavola.
Nell'evoluzione di tazze, brocche, forni, bottiglie, non meno che nel magnifico e semplice display di ceramiche grés, lacche antiche, si delinea un'interpretazione critica del nostro consumo alimentare.
