Manufatti artigianali, oggetti, fotografie, scritti e riviste provenienti dal Musée de l'Homme e da Quai Branly, ma anche da raccolte universitarie, archivi, biblioteche e da collezioni private si aggiungono al fondo documentale di Villa Noailles per comporre il mosaico di relazioni intellettuali intessute dei coniugi de Noailles da cui prende corpo, nel crogiuolo dell'age d'or, una spedizione africana, destinata a cambiare radicalmente il concetto di museo etnografico. Allestite nell'edificio progettato da Mallet-Stevens, dove dal 2009 le stanze, prive degli arredi originali, sono dedicate a ricostruire attraverso tematiche architettoniche e artistiche i legami tra le diverse espressioni dell'arte moderna, maschere dei Dogon, figure zoomorfe del Bénin, teste scolpite del Mali, sedili e strumenti musicali in uso presso le popolazioni indigene africane all'inizio del secolo scorso, ripercorrono la nascita di un museo e il mecenatismo poliedrico dei Noailles.
