Alfabeti estatici e accumulazioni linguistiche

In risposta all'immenso potere (e ai relativi limiti) della comunicazione scritta, le opere storiche in mostra al MoMA oscillano tra ansia e ambivalenza, emozioni apparentemente inevitabili.

La pianta della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language ("Alfabeti estatici/Accumulazioni linguistiche"), al secondo piano del Museum of Modern Art, è a forma di T asimmetrica. L'ingresso è dall'asta della lettera e invita a percorrere la storia dell'arte del XX secolo ispirata al linguaggio e alle forme artistiche che ne derivano. Fin dai primi esempi, come Dlia golosa di El Lissitzky, esse spezzano il collegamento tra significante e significato con modi d'interruzione ampiamente ispirati alla tecnologia della stampa. Coni e tamburi di Marcel Duchamp e Liliane Lijn danno letteralmente il movimento alle parole (e così facendo dimostrano chiaramente quanto mutevole possa esserne la leggibilità); il catalogo della mostra edito da Dexter Sinister, insieme con il giornale brasiliano Noigandres, comprende testi che a tratti cercano di razionalizzare e idealizzare il linguaggio, contemporaneamente purificandolo e dimostrandone il carattere sostanzialmente 'sporco'.

Il manifesto Zang! Tumb Tumb (If You Want It) dei provocatori olandesi di Experimental Jetset è emblematico del conflitto interno di gran parte di questi lavori. Riprendendo il manifesto del 1970 War Is Over di John Lennon e Yoko Ono, ne ribalta l'intento originario sostituendo la caotica voce di F.T. Marinetti – il cui poema Zang Tumb Tumb (1914) racconta una battaglia che l'autore combattè da militante futurista: "Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari […]". Il manifesto di Experimental Jetset, giustapponendo al grande archetipo pacifista del manifesto di John Lennon e Yoko Ono un messaggio bellicista, rappresenta ciò che in linguistica si chiama uno snowclone: una frase fatta i cui componenti di significato possono essere sostituiti da altri analoghi, ma il cui significato gestuale e la cui struttura grammaticale restano gli stessi. Il nome – "clone della neve" – deriva dal cliché giornalistico "Se gli eschimesi hanno 50 parole per dire 'neve', x deve avere n parole per dire y". ) E molta dell'arte di questa sezione presuppone oggetti e fini che sono a portata di mano – "If You Want It", "se vogliamo" – come se "a portata di mano" fosse solo una questione di parole.
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Le opere storiche qui oscillano tra ansia e ambivalenza, emozioni apparentemente inevitabili in risposta all'immenso potere (e ai relativi limiti) della comunicazione scritta. In un saggio pubblicato su Frieze (giugno-agosto 2009) Jan Verwoert s'interrogava sulla complessità del linguaggio dell'Arte concettuale, che è al tempo stesso spiccatamente neutro e opacamente pungente: "Nel cuore del codice si avverte la presenza di un segreto: la chiave di un modo di pensare e di fare che appare intimamente collegato allo spirito dei primi anni Settanta. Per capire il senso della radicale rottura costituita dall'Arte concettuale occorrerebbe trovare il modo di distillare l'esperienza da cui essa scaturisce. Dire che l'arte concettuale è divenuta ermetica è un modo di descrivere una sensazione specifica, e cioè – per tentare una definizione succinta di 'ermetico' – quella di trovarsi di fronte ad artefatti e ad articolazioni che sfidano i comuni schemi interpretativi e anzi, tramite l'allusione, fanno riferimento a un corpus esperienziale cui si deve essere iniziati per poter cogliere le piene implicazioni del loro significato."
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky. Appesa alla parete, <i>Zang! Tumb Tumb (If You Want It)</i> di Experimental Jetset
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky. Appesa alla parete, Zang! Tumb Tumb (If You Want It) di Experimental Jetset
È un'allusione di questo genere quella che scorre sotto Zang! Tumb Tumb, insieme con le Shaped Words ("Parole in forma") di Kay Rosen e con gli Heaps of Language ("Accumulazioni linguistiche") di Robert Smithson, tutti fondati sull'intreccio con aspetti specificamente visivi del segno linguistico. La grande malleabilità della parola – la sua 'arbitrarietà', secondo Saussure – ne fa un potente dispositivo da piegare, distorcere, riadattare e d'altra parte ne minaccia la comprensibilità senza comunque minarne il nesso. All'incrocio dei bracci della T della mostra c'è una porta a due battenti che conduce a una zona posteriore più spaziosa, dedicata alle opere contemporanee. Qui l'attenzione agli idiomi della stampa cede il posto a sviluppi più recenti. Il virtuosistico RGB Colorspace Atlas ("Atlante dello spazio cromatico RGB") di Tauba Auerbach contemporaneamente disseziona uno dei linguaggi della rappresentazione digitale del colore e lo ricodifica in forma analogica: i libri sono stampati da margine a margine, da cima a fondo, sulla base del modello cromatico tridimensionale rosso-verde-blu sezionato a varie inclinazioni. Le pagine, sulle quali si susseguono i gradienti, liberano in pigmenti le sfumature sequenziali di solito ingabbiate nel selettore cromatico bidimensionale di Photoshop. Found Fount e My Typographies di Paul Ellman mette insieme una collezione – fatta di vari oggetti espliciti: "forbici morte", "gioielli incollati" – che si trasformano in matrici, imitando la varietà intrinseca e la continuità dei glifi di un dato carattere. Sono in parte selezionati, secondo un pannello esplicativo, secondo "un criterio dimensionale: ogni elemento deve essere abbastanza piccolo da entrare in bocca o da poter passare di mano in mano, come il denaro".
Il manifesto Zang! Tumb Tumb (If You Want It) dei provocatori olandesi di Experimental Jetset è emblematico del conflitto interno di gran parte di questi lavori.
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Se visitando la mostra si gira un paio di volte a sinistra s'incontra un'opera di Mel Bochner del 1970: Misunderstandings (A Theory of Photograpy) ("Equivoci. Teoria della fotografia"), che comprende una scheda su cui l'artista ha riportato un estratto dalle Osservazioni filosofiche di Ludwig Wittgenstein. Benché sia riferita alla fotografia, la citazione traccia un reticolo che potrebbe più ampiamente abbracciare la sostanza di queste accumulazioni linguistiche, che sono contemporaneamente linguaggio e immagine, pienamente astratte e pienamente concrete. "Ricordiamoci che non abbiamo bisogno di tradurre queste immagini in figure realistiche per 'comprenderle'… Una cosa è un'immagine solo nel linguaggio delle immagini."
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra <i>Ecstatic Alphabets/Heaps of Language</i> al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky
Installazione della mostra Ecstatic Alphabets/Heaps of Language al MoMA di New York (6 maggio – 27 agosto 2012). © The Museum of Modern Art, New York. Photo Thomas Grischkowsky

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