Il comunicato stampa della mostra informa che "le rivoluzionarie posizioni artistiche di una generazione di direttori e di membri del CAVS erano all'avanguardia rispetto al loro tempo", e tuttavia The Future Archive, invece di mettere in luce l'attualità delle proposte dell'archivio, ha la paradossale caratteristica di far sembrare superati progetti attuali. Entrando nella mostra, il visitatore si ritrova immerso nel buio assoluto – l'allestimento è ispirato alla performance Black di Aldo Tambellini (1965) – da cui iniziano a delinearsi forme spettrali, tra cui si scorgono un massiccio sistema di scaffali, The Turtle Two (2009), mobile modulare di Luis Berríos-Negrón che ospita il nucleo dell'archivio del CAVS; Centerbeam (1977-1978), installazione multimediale interattiva esposta a Kassel, a Documenta 6 (1977), insieme con un film di Richard Leacock e John Rubin che documenta l'accoglienza riservata al progetto; Black Film di Aldo Tambellini, serie di sette film sperimentali in cui l'artista manipola il negativo con inchiostro, mascherini e prodotti chimici per creare un'atmosfera d'ansia; e Boston Harbour di Marianne Amacher (City Links #4 and #14, 1973-79), compilazione di opere sonore che illustra il rapporto dei suoni con l'ambiente.


Nonostante i suoi proclami radicali ciò che The Future Archive non riesce a fare è affrontare criticamente la propria storia per analizzarne i postulati teorici che ancora informano i programmi di ricerca del CAVS.

A parte la psicologia della Gestalt il principale influsso riscontrabile nell'orientamento di ricerca del CAVS sta nelle varie articolazioni cibernetiche della teoria dei sistemi. Kepes aveva rapporti personali con Norbert Wiener, mentre parecchi progetti dell'archivio sono debitori del concetto di sinergetica di Buckminster Fuller. La teoria dei sistemi si estende dall'impostazione cibernetica dei sistemi termodinamici all'analisi dei sistemi biologici, computazionali e sociali. Ovvero si postula che l'azione di un sistema modifichi le caratteristiche dell'ambiente, il quale a sua volta produce nel sistema un adattamento, assumendo la dinamica ricorsiva di un anello di retroazione. Ma occorre osservare che il carattere della chiusura è un requisito fondamentale di qualunque modello cibernetico, cui si riferiscono concetti come sinergia e omeostasi. Benché le rappresentazioni del movimento siano simili, la retroazione è fondamentalmente differente dalla dialettica. Nel modello della retroazione manca l'antitesi (la negazione in senso hegeliano e marxista), c'è solo un'iterazione autoregolata. Nella prospettiva della teoria dei sistemi il concetto di storia è svuotato di significato, per quanti algoritmi generativi si possa prevedere di elaborare in tempo reale. E qui sta il motivo per cui, nonostante la vivacità sperimentale, in The Future Archive il 'futuro' viene a mancare.
The Future Archive
Neuer Berliner Kunstverein
Chausseestrasse 128 / 129, Berlino