Ryumei Fujiki - architetto giapponese direttore dello studio F.A.D.S. - ha una visione essenziale del fare architettura che sintetizza in modo semplice: "L'architettura fino a oggi è stata dura, pesante, radicata al suolo; ciò non toglie il fatto che quando penso all'architettura nel futuro penso debba essere morbida, leggera e mobile". Fujiki supporta questa sua dichiarazione programmatica disegnando oggetti e spazi che non impiegano strutture dure e pesanti, ma che anzi spingono verso la direzione opposta sia attraverso l'impiego di materiali innovativi sia di forme sperimentali. La produzione dell'architetto giapponese si compone sia di edifici a grande scala sia di sperimentazioni a piccola scala che gli permettono di testare visioni di una certa astrattezza, ma non per questo non praticabili. Oltre ad Artificial Topography - che qui presentiamo - sono esempio di tale ricerca i suoi Floating Objects e Whole Plastic Architecture: opere d'architettura esposte tra l'altro anche alla rinomata Triennale d'arte di Echigo-Tsumari, all'interno dell'Exchange Center di Tokamachi progettato da Hiroshi Hara.
In particolare, con Artificial Topography, vincitore del concorso internazionaleArt in a Container alla Biennale di Kobe 2011, Fujiki conferma la sua linea di ricerca dando vita a un paesaggio morbido al tatto e alla vista. Per produrre quest'opera l'architetto giapponese - coadiuvato da Yukiko Sato - parte da un volume dato - quello del container - che tratta come un pieno da scavare, materia da purificare attraverso sottrazione: "l'idea di estrarre delle parti da un volume compatto grande quanto lo spazio interno di un container e mantenerne la riconoscibilità danno vita a un'architettura allo stesso tempo archetipica ma moderna". All'immagine protettiva della caverna, si associa la comoda funzione della stanza-divano espressa attraverso la sinuosità delle curve disegnata da Fujiki. Egli riesce a creare -da un lato- la privacy che richiede un ambiente intimo, e dall'altro, una certa sensazione di libertà: questa e' data dal fatto di trovarsi dentro un vero paesaggio in miniatura. Costituito da più di 1.000 fogli di materiale plastico soffice tagliato lungo le linee di contorno, il paesaggio bianco di Artificial Topography offre diversi appigli e rientranze che si offrono ai corpi delle persone che vi entrano per riposarsi. Esula dalla categoria dell'opera d'arte per approdare allo status di architettura sperimentale, ibrido inedito caverna-divano-luogo interiore.
A differenza di tanti altri architetti che producono forme fluide, ciò che fa la differenza nel lavoro di Fujiki è il rendere morbide e leggere - attraverso i materiali e il disegno - le sue piccole creazioni. Non si tratta della fluidità dura e scultorea di Zaha Hadid, tanto per intenderci, fatta di linee potenti in cemento armato, ma bensì di fluidita derivata da strutture piccole pensate a partire dalla relazione che i sistemi naturali hanno con il corpo umano. Non forza della natura da usare come energia distruttrice, ma natura - alla giapponese - come armonia e calma. Con un grande interesse per i sistemi naturali, Fujiki ha dato vita a tutta una serie di esperimenti architettonici producendo quella che lui definisce "Nature-oriented Architecture". Essa nasce come pretesto per guardare più attentamente ai fenomeni naturali, ed usarli come fonte di ispirazione. In una mostra tenuta in Inghilterra nel 2009 aveva individuato 8 categorie "Solar", "Air", "Water", "Ground", "Crystal", "Biological", "Flower", e "Aurora" che compongono la Nature-oriented Architecture: Artificial Topography - che fa parte della sezione "Ground" - è il più recente prodotto della sua ricerca.
L’idea di estrarre delle parti da un volume compatto grande quanto lo spazio interno di un container e mantenerne la riconoscibilità danno vita a un’architettura allo stesso tempo archetipica ma moderna
Award: Art in Container International Competition, Kobe Biennial 2011
Design team: Fujiki Studio, KOU::ARC, Kensuke Kawamura, Yoshiki Tachi, Shun Simoya, Kohaku Furihata, Yuki Sakurada, Toshihiko Hatori, Yoshito Fukaya, Yuji Uemura, Yuki Ishigami
Collaboratori: Yukiko Sato (F.A.D.S)
Cliente: Kobe Biennial Committee
Materiale: superficie in resina con cottura poliolefina
