Grayson Perry al British Museum

In una sorta di caccia al tesoro, nuovi lavori sono 'nascosti' tra gli oggetti delle collezioni del British Museum.

Una motocicletta rosa confetto e azzurra, completa di casetta per l'orsacchiotto di peluche e bulloni a forma di orsetto, è il pezzo che accoglie i visitatori di The Tomb of the Unknown Craftsman (Monumento all'artigiano ignoto), la mostra di Grayson Perry attualmente aperta al British Museum di Londra. Collocata davanti all'ingresso della mostra, la moto custom conferma per lo meno una cosa, dell'artista inglese vincitore del premio Turner: che non ha paura della celebrità.

La strizzata d'occhio al grande pubblico prosegue con la prima opera che si incontra nel percorso della mostra: You are here (Voi siete qui), un vaso invetriato, decorato a smalto e a stencil con i commenti che Perry immagina facciano i visitatori in pellegrinaggio a questo estremo tributo. Da quelli fieri di autogratificarsi pensando di essere "più intelligenti di questo divo ciarlatano" a quelli che sono venuti perché "se ne parlava tanto su Twitter", i commenti disinnescano le motivazioni che spingono il visitatore a visitare la mostra di questo artista noto per i suoi vasi quanto per il suo abbigliamento.
Vista della mostra al British Museum
Vista della mostra al British Museum
The Tomb of the Unknown Craftsman è qualcosa di più di una mostra sulla celebrità. Realizzata in due anni di lavoro, consiste in quasi duecento pezzi scelti da Perry tra gli oltre otto milioni della vasta collezione del museo. La varietà ne indica la stupefacente diversità, che va dalle offerte votive buddhiste a un orecchino con l'orecchio ancora attaccato.
Grayson Perry, <i>Map of Truths and Beliefs</i>, (dettaglio), 2011. Courtesy dell'artista e The Paragon Press, London. © Grayson Perry. Photo Alicia Guirao, Factum Arte
Grayson Perry, Map of Truths and Beliefs, (dettaglio), 2011. Courtesy dell'artista e The Paragon Press, London. © Grayson Perry. Photo Alicia Guirao, Factum Arte
Dietro questo bizzarro repertorio c'è l'interesse di lunga data di Perry per il concetto di civiltà. In mostra c'è la cultura materiale di quelli che l'artista considera gli elementi fondamentali di ogni cultura, che sia quella contemporanea occidentale oppure quella dell'antico Egitto: nascita, morte, magia, pellegrinaggio, religione, sesso e sessualità. Accanto agli oggetti del museo ci sono trenta nuovi pezzi e otto opere precedenti di Perry, che sottolineano la continuità di questo concetto nella sua opera. Molte di esse sono ispirate alla civiltà immaginaria dell'infanzia di Perry. Il dio che governa questo mondo è Alan Measles, l'orsetto di peluche che ha partecipato a tutte le avventure di Perry, sempre più reali, come il pellegrinaggio in Germania in moto.
L'aspetto più straordinario della giustapposizione di opere di Perry e oggetti di culture vicine e lontane è che hanno parecchio in comune.
Piatto decorato con il busto di Guglielmo III. Ralph Simpson, Staffordshire, Inghilterra, c. 1700. © The Trustees of the British Museum
Piatto decorato con il busto di Guglielmo III. Ralph Simpson, Staffordshire, Inghilterra, c. 1700. © The Trustees of the British Museum
L'aspetto più straordinario della giustapposizione di opere di Perry e oggetti di culture vicine e lontane è che hanno parecchio in comune. Il che a volte crea un certo grado di confusione: si scopre che un curioso copricapo di tartaruga in stile georgiano non è una creazione di Perry, ma un artefatto ottocentesco delle isole Samoa. Questa analogia culturale si può interpretare negativamente come sintomo degli effetti omologanti della globalizzazione, ma Perry incoraggia a vederci invece un indizio dell'universalità delle culture: in un caso definisce gli album fotografici degli smartphone di oggi l'equivalente contemporaneo degli antichi cofanetti portatili giapponesi. Perry usa inoltre la mostra per articolare questi collegamenti nelle sue opere: l'etichetta di Walthamstow Tapestry del 2009 ne rivela l'ispirazione tratta dai motivi decorativi e dalla gamma cromatica dei sarong a batik di Giava, svelando l'inedita complessità di pezzi per altro familiari.
Vista della mostra al British Museum
Vista della mostra al British Museum
La Walthamstow Tapestry ci porta al tema centrale della mostra. Mentre Perry è un espertissimo vasaio, questo arazzo, come la maggior parte delle opere esposte, non è stato realizzato dalle sue mani ma dalla miriade di artigiani che Perry impiega. Sono questi i creatori che danno il nome alla mostra e al suo pezzo forte. Il Monumento all'artigiano ignoto sta al centro della sezione finale della mostra. È una torreggiante nave fantasma cui sono appese fiale di sangue, sudore e lacrime degli abili produttori che stanno dietro le opere di Perry e in generale dietro quelle del British Museum. Al centro c'è un'ascia di pietra di 250.000 anni fa, appartenente alle collezioni del museo, che Perry espone come reperto non di una religione scomparsa, ma di ciò che considera una tradizione artigianale perduta.
Vista della mostra al British Museum
Vista della mostra al British Museum
Questa retorica della perdita è tipica di molti discorsi sull'artigianato, ma vederla in Perry sorprende. Da un lato il fatto che affidi ad artigiani qualunque lavoro esecutivo, dagli arazzi al cuoio delle motociclette, dimostra la perdurante vitalità dell'artigianato. Dall'altro Perry di solito esita a farsi portavoce della comunità artigiana, incrollabile nel suo bisogno di conservare importanza in termini estetici, culturali e tecnologici. Così si può interpretare la condanna espressa nelle sue ceramiche per la cultura contemporanea ossessionata dalla celebrità, costruita sulla posta elettronica e su Photoshop.
Grayson Perry, <i>Our Mother</i>, 2009. © Grayson Perry, courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, London. Photo Stephen White
Grayson Perry, Our Mother, 2009. © Grayson Perry, courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, London. Photo Stephen White
Benché il curatore di The Tomb of the Unknown Craftsman non manchi di egocentrismo, la mostra è piacevolissima. Gli accostamenti accuratamente calcolati ridanno vita ad artefatti di solito trascurati quando vengono esposti accanto a centinaia di oggetti dello stesso tipo oppure di culture lontane. Grazie ad acuti espedienti curatoriali Perry riesce a svelare l'universalità dell'uomo senza cancellare le differenze culturali: alla fine appare evidente come si sia tutti uguali ma tutti trionfalmente differenti. Catharine Rossi

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