Cory Arcangel: Pro Tools

Affascinato da macchine improbabili, Cory Arcangel vuole farci riflettere sul ruolo dei prodotti tecnologici nella cultura contemporanea.

Cory Arcangel descrive il suo lavoro come "una forma di mutilazione umoristica del software". Pro Tools, la sua mostra personale in corso al Whitney Museum, s'inoltra nell'analisi delle strategie di promozione utilizzate per lanciare nuovi prodotti nel mercato. Arcangel si appropria del sistema dei "demo" e della pubblicità, che manipola e sovverte per farci riflettere sul ruolo dei prodotti tecnologici nella cultura contemporanea. L'artista ci avverte sull'effetto "adesivo scintillante" della tecnologia, sull'assurdità del ciclo vitale dei prodotti, e sulla tensione tra il readymade e il processo creativo. Le opere in mostra sono generate al computer, sculture in bronzo, sculture cinetiche, stampe e disegni a plotter, video e videogiochi alterati. All'ingresso, di fronte agli ascensori, la monumentale installazione Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ), (2011) che consiste di 14 videogiochi di bowling, dal 1970 al 2000. L'installazione è un coinvolgente collage audiovisivo, non interattivo, che va dallo statico Atari 2600 con le rudimentali immagini a 8-bit, fino alle più realistiche simulazioni 3D della Playstation con gli avatars umanoidi. Progettati per perdere sempre, i giocatori virtuali di bowling sono dentro un loop, una costante ripetizione della frustrazione. Le dimensioni dell'esposizione dell'opera sono notevoli, amplificano quella sensazione d'impotenza verso il gioco e incrementano il paradosso tra la presentazione e l'inutilità del risultato finale. L'artista, riferendosi anche alle nostre dipendenze e attese sulle funzionalità della tecnologia, dice: "Trovo che il fallimento ripetitivo di una figura 3-D che gioca al bowling sia in qualche modo una metafora del bizzarro fascino della nostra cultura verso la tecnologia"
Cory Arcangel, <i>Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ)</i>, 2011. Co-commissione del Whitney Museum of American Art, New York, e Barbican Art
Gallery, Londra. Esposto al Barbican all'interno della mostra <i>Cory
Arcangel: Beat the Champ</i> (10 febbraio — 22 maggio 2011). Collezione dell'artista; Team Gallery, New York; Lisson Gallery, Londra; e Galerie Thaddaeus Ropac,
Salisburgo e Parigi (immagini dell'installazione al Barbican).
Cory Arcangel, Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ), 2011. Co-commissione del Whitney Museum of American Art, New York, e Barbican Art Gallery, Londra. Esposto al Barbican all'interno della mostra Cory Arcangel: Beat the Champ (10 febbraio — 22 maggio 2011). Collezione dell'artista; Team Gallery, New York; Lisson Gallery, Londra; e Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo e Parigi (immagini dell'installazione al Barbican).
Nella stessa sala, Research in Motion (Kinetic Sculpture #4), (2011), un gruppo di sculture cinetiche costruite a partire da scaffali standard d'ufficio che sembrano danzare. Il design delle strutture è quello degli anni '80, che negli Stati Uniti ricorda i rivenditori di apparati elettronici come Radio Shack o Sharper Image, che oggi esiste solo online. Questa opera è una rilettura delle "strutture" di Sol Lewitt, che utilizza apertamente il cubo come forma generatrice del modulo ondeggiante. Le pratiche artistiche basate sulle istruzioni degli artisti Dada, e l'arte concettuale degli anni '60 e '70, in cui un processo è messo in moto per creare un'opera d'arte, sono importanti precedenti per l'arte contemporanea in generale, e per la pratica artistica di Arcangel in particolare. Research in Motion (Kinetic Sculpture #4), si riferisce a due aspetti centrali della pubblicità e delle strategie di promozione dei nuovi prodotti: La presentazione del nuovo e la nostalgia. Il nuovo, crea interesse, produce prurito, crea la voglia, ma la nostalgia è un legame più profondo, si dirige al cuore stesso della nostra memoria e di quei momenti che abbiamo scelto di non dimenticare.
Cory Arcangel, <i>Hello World #7</i>, 2011. Collezione dell'artista e Team Gallery, New York.
Cory Arcangel, Hello World #7, 2011. Collezione dell'artista e Team Gallery, New York.
Al fascino della tecnologia Arcangel non è immune, tutt'altro, l'artista stabilisce un legame affettivo con quelli che sono i suoi strumenti di lavoro. Nel suo lavoro Palm (2011) dove l'artista collega, via computer, una tavoletta da disegno digitale a un antiquato plotter a getto d'inchiostro per tradurre in bit digitali con tecnologia di oggi degli schizzi di un albero di Palma. Alla base di quest'opera c'è tutta la ricerca degli anni 1960 sul disegno "algoritmico" e generato al computer. La serie è costituita da immagini di palme dove non è evidente la distinzione tra la linea automatizzata prodotta dal plotter e la mano dell'artista. Arcangel produce i disegni della serie Palms (2011) con una Hewlett Packard 7475 e Mutoh XP-300. Queste apparecchiature che risalgono agli anni '80 e '90, costose ma molto utilizzate all'epoca, sono oggi difficili da trovare negli Stati Uniti, persino su eBay.
Trovo che il fallimento ripetitivo di una figura 3-D che gioca al bowling sia in qualche modo una metafora del bizzarro fascino della nostra cultura verso la tecnologia. Cory Arcangel
Cory Arcangel, <i>Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ)</i>, 2011. Co-commissione del Whitney Museum of American Art, New York, e Barbican Art
Gallery, Londra. Esposto al Barbican all'interno della mostra <i>Cory
Arcangel: Beat the Champ</i> (10 febbraio — 22 maggio 2011). Collezione dell'artista; Team Gallery, New York; Lisson Gallery, Londra; e Galerie Thaddaeus Ropac,
Salisburgo e Parigi (immagini dell'installazione al Barbican).
Cory Arcangel, Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ), 2011. Co-commissione del Whitney Museum of American Art, New York, e Barbican Art Gallery, Londra. Esposto al Barbican all'interno della mostra Cory Arcangel: Beat the Champ (10 febbraio — 22 maggio 2011). Collezione dell'artista; Team Gallery, New York; Lisson Gallery, Londra; e Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo e Parigi (immagini dell'installazione al Barbican).
Arcangel, in un'intervista con Andrea K. Scott (New Yorker, May 2011), afferma che il suo fascino per le macchine improbabili da cui trae ispirazione può essere ricondotto a una classe di composizione che frequentò presso il Conservatorio di Oberlin con Pauline Oliveros. Il video Paganini Caprile No.5 (2011) è frutto di quel trovare ispirazione in situazioni improbabili, ma anche dell'ossessione del cut-and-remix della società contemporanea. Il progetto di Cory Arcangel recupera ogni singola nota dell'omonima composizione per violino da un centinaio di video scaricati da Youtube di persone che suonano la chitarra in stile heavy-metal, per poi riassemblarle in un singolo video che unisce virtuosismo classico e metallaro. Come lo stesso artista dice: "È come giocare a ping-pong con la cultura popolare e le belle arti." Questo lavoro è generato utilizzando il software Gould Pro, scritto dallo stesso Arcangel in occasione del suo precedente video — non in mostra — Drei Klavierstücke op. 11, 1909 (2009), dove l'artista rivisita Schoenberg, attraverso dei clip video di gatti che saltano su dei pianoforti.
Cory Arcangel, <i>Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ)</i>, 2011. Co-commissione del Whitney Museum of American Art, New York, e Barbican Art
Gallery, Londra. Esposto al Barbican all'interno della mostra <i>Cory
Arcangel: Beat the Champ</i> (10 febbraio — 22 maggio 2011). Collezione dell'artista; Team Gallery, New York; Lisson Gallery, Londra; e Galerie Thaddaeus Ropac,
Salisburgo e Parigi (immagini dell'installazione al Barbican).
Cory Arcangel, Various Self Playing Bowling Games (aka Beat the Champ), 2011. Co-commissione del Whitney Museum of American Art, New York, e Barbican Art Gallery, Londra. Esposto al Barbican all'interno della mostra Cory Arcangel: Beat the Champ (10 febbraio — 22 maggio 2011). Collezione dell'artista; Team Gallery, New York; Lisson Gallery, Londra; e Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo e Parigi (immagini dell'installazione al Barbican).
Altri due lavori da notare sono: There is one at every party (2010) un montaggio di scene della serie americana Seinfeld e 10 fotografie della serie Photoshop-Gradient, già esposte nel New Museum nel 2008. Nato in Buffalo, le influenze ed i riferimenti nel lavoro di Cory Arcangel, anche se profondamente americani, sono vari e vanno dal compositore americano Steve Reich, fino alla commedia americana Weekend at Bernie (1989). Nel suo lavoro, il senso del divertimento ha quella leggerezza americana, che provoca ammirazione, tenerezza ma anche un po' di angoscia, come delle battute che a primo impatto sono comiche ma diventano amare con il tempo. Il lavoro di Cory Arcangel è anche nostalgico, ma allo stesso tempo forse condivide quell'ottimismo di alcuni transumanisti, che credono nella possibilità di migliorare le condizioni e capacità intellettuali, fisiche e psicologiche umane attraverso lo sviluppo e la condivisione allargata della tecnologia. Paradossalmente, l'artista afferma di non essere ironico: "L'ironia non produce nulla. Fa uscire l'aria dal mondo e non posso immaginare di trovare in questo un qualunque piacere. Sono alla ricerca di qualche cosa di promettente, una sorta di verità". Laura Bardier
Cory Arcangel, <i>Photoshop CS: 110 x 72 inches, 300 DPI, RGB, square pixels, default gradient
"Spectrum," mousedown y=27450 x=6700, mouseup y=4800 x=13400</i>, 2010. Stampa cromogenica, 110 x 72 cm. Collezione di 
Rachel e Carl Berg.
Cory Arcangel, Photoshop CS: 110 x 72 inches, 300 DPI, RGB, square pixels, default gradient "Spectrum," mousedown y=27450 x=6700, mouseup y=4800 x=13400, 2010. Stampa cromogenica, 110 x 72 cm. Collezione di Rachel e Carl Berg.

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