Teatri dell'autodefinizione

Una lettura indiana del primo padiglione dell'India a Venezia, realizzato dal poeta-curatore Ranjit Hoskote.

Tutti sono d'accordo: sta per esplodere… è il titolo dato dal poeta-curatore Ranjit Hoskote al padiglione indiano situato all'Arsenale, che si presenta per la prima volta come un padiglione a curatela ufficiale nazionale. Hoskote, utilizzando gli archetipi "profondamente spaziali" del subcontinente – il mandala induista-buddhista e il chahar-bagh islamico – come cosmogramma architettonico dell'ordinamento dell'esposizione, prova che la "presentazione di diverse temporalità" è il filo conduttore delle complesse vicende della storia e della realtà religiosa, artistica e politica del subcontinente.

Una diagonale immaginaria collega le opere video della coppia di artisti Desire Machine Collective (DMC), che ha sede nella città settentrionale di Guwahati, a un quadrante in cui sono presentate le opere di Gigi Scaria, artista di Nuova Delhi originario della costa sudoccidentale. Il suo Elevator from the Subcontinent riguarda la negoziazione di casta e di classe nella parte principale del flusso metropolitano, mentre la raffinata impostazione data da DMC alla trattazione dell'inserimento forzato in una élite culturale nazionale sulla base di un incidente geografico si esprime nel film a 35 millimetri Residue, ambientato in un impianto termale abbandonato.
<i>Home is a Foreign Place</i> di Zarina Hashmi ci rammenta la perpetua condanna alla condizione psicologica e materiale di rifugiato.
Home is a Foreign Place di Zarina Hashmi ci rammenta la perpetua condanna alla condizione psicologica e materiale di rifugiato.
La proiezione di diapositive Kumartuli Printer di Praneet Soi, che vive ad Amsterdam ma è nato a Kolkata, tradisce il suo impegno nei confronti dei modi produzione globali, mentre nel quarto quadrante sono appese le mappe sbocconcellate di Home is a Foreign Place di Zarina Hashmi, attiva a New York, che ci rammentano la perpetua condanna alla condizione psicologica e materiale di rifugiato generata dall'irreparabile e mutagena frattura culturale della Spartizione del 1947, che divise l'India in India e Pakistan così come oggi li conosciamo.
<i>Elevator from the Subcontinent</i> di Gigi Scaria, artista di Nuova Delhi originario della costa sudoccidentale, riguarda la negoziazione di casta e di classe nella parte principale del flusso metropolitano.
Elevator from the Subcontinent di Gigi Scaria, artista di Nuova Delhi originario della costa sudoccidentale, riguarda la negoziazione di casta e di classe nella parte principale del flusso metropolitano.
Tracciando un'unica linea da Aligarh, città natale di Zarina Hashmi, a Guwahati in Assam (presso il confine cinese) dove opera il collettivo DMC, scendendo fino a Kolkata, città natale di Praneet Soi (e capitale del settore indù del Bengala, fino a tempi recenti ad amministrazione comunista) e passando per la Kothanalloor di Scaria, nel Kerala, fino a Nuova Delhi, a New York, ad Amsterdam e infine a Venezia, questa mappa del teorico della cultura Hoskote diventa la prova materiale che sostiene la sua teoria secondo la quale spiazzamento, collocazione, e punti d'origine e di uscita sono il fondamento della narrazione di ogni significativa forma contemporanea dell'arte e della storia culturale del subcontinente; nonché del ritorno ai punti di partenza come accesso alla "destinazione discorsiva chiamata nazione" e al progetto di re-immaginazione che Sunil Khilnami chiama "l'idea dell'India".
Spiazzamento, collocazione, e punti d'origine e di uscita sono il fondamento della narrazione di ogni significativa forma contemporanea dell'arte e della storia culturale del subcontinente.
<i>Elevator from the Subcontinent</i> di Gigi Scaria, interno.
Elevator from the Subcontinent di Gigi Scaria, interno.
Credo che la formulazione metaforica e la separazione della parola nations, "nazioni", nel complessivo tema ILLUMInations di questa Biennale sia profondamente in linea con l'interesse di lunga data di Hoskote per la definizione del subcontinente come inevitabilmente "transculturale", non diversamente dal riferimento di Curiger alle ridotte dimensioni di gruppi, collettivi, attività e mentalità in quanto elementi costitutivi di eccezionali spazi di impegno e di potenziale dialogo. Curiger esalta i "parapadiglioni" dell'Arsenale in quanto luoghi deputati dello scambio, e mi piace sottolineare questo concetto in una lettura della costituzione del primo padiglione nazionale ufficiale dell'india.
<i>Elevator from the Subcontinent</i> di Gigi Scaria, interno.
Elevator from the Subcontinent di Gigi Scaria, interno.
Mettere in piedi un padiglione per rappresentare la mutevole identità indiana nella mappa del mondo che Venezia diventa ogni due estati è un compito gravido di pericoli, non ultimi quelli di origine nazionale. Nel portare alla ribalta limiti, dislocazione, differenza e diversità delle "modernità regionali", delle modalità estetiche e delle ascendenza religiose nella selezione di pratiche artistiche mirata alla rappresentazione di un'idea di nazione, Hoskote a mio modo di vedere raggiunge un equilibrio particolarmente poetico in un diagramma di Venn tra lo spaziale, l'estetico e il politico, mettendo a fuoco i possibili "luoghi di significato alternativi" in quanto aspetti deliberatamente selezionati della sua retorica. Il rigore e il linguaggio di cui ciascun artista fa uso rendono possibili contemporaneamente l'osservazione locale e quella dall'esterno. Nella conferma del territorio comune che sono stati scelti a rappresentare questi artisti ci persuadono a guardare all'India come a un'"entità concettuale" non limitata da storie lineari, da confini statali separatori o da narrazioni culturali e cicli economici riduttivi. Usando il padiglione come un laboratorio Hoskote lo trasforma in un occhio che guarda dentro se stesso, in un esperimento dove è sempre presente il pericolo carico di gloria di un'esplosione. Radhika Desai, direttore di Domus India
Una delle opere video della coppia di artisti Desire Machine Collective (DMC).
Una delle opere video della coppia di artisti Desire Machine Collective (DMC).
<i>Kumartuli Printer</i> di Praneet Soi.
Kumartuli Printer di Praneet Soi.
Praneet Soi di fronte alla sua opera <i>Kumartuli Printer</i>. L'artista, che vive ad Amsterdam, è originario di Kolkata in India.
Praneet Soi di fronte alla sua opera Kumartuli Printer. L'artista, che vive ad Amsterdam, è originario di Kolkata in India.
Praneet Soi, <i>Kumartuli Printer</i>.
Praneet Soi, Kumartuli Printer.

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram