Tra i progetti più attesi della Biennale di Venezia di quest'anno ci sono quattro installazioni che la direttrice della mostra internazionale, Bice Curiger, ha battezzato 'para-padiglioni'. A metà tra architettura e scultura, queste quattro strutture disegnate da altrettanti artisti di generazioni e provenienze assai diverse saranno distribuite tra i Giardini della Biennale e l'Arsenale. Curiger ha descritto queste nuove strutture come improvvise concentrazioni di energia: i para-padiglioni sono piccole mostre nella mostra, momenti di dialogo più serrato tra opere d'arte che cercano di sfuggire al ritmo paratattico tipico della Biennale, dove (soprattutto negli spazi immensi dell'Arsenale) le opere si susseguono in una processione infinita e cercano di contrastare gli spazi crescendo fuori misura, a volte con risultati che stanno al limite di una goffa elefantiasi.
I para-padiglioni, invece, sono pensati per funzionare su una scala più modesta: sono sculture che crescono fino a ridefinire lo spazio, ma che al loro interno accolgono opere anche di piccole dimensioni. Si fondano infatti su un'idea di ospitalità al limite del parassitismo: Bice Curiger ha invitato la polacca Monika Sosnowska, il cinese Song Dong, l'americano Oscar Tuazon e l'austriaco Franz West a concepire quattro sculture che potessero essere abitate e popolate dall'opera di altri artisti. In alcuni casi, Curiger ha scelto le opere che avrebbero abitato gli spazi, altre volte ha lasciato che fossero gli stessi autori dei para-padiglioni a suggerire altri artisti, in una mise en abîme che espande così la lista degli artisti invitati. Come a dire: aggiungi un posto a tavola.
I para-padiglioni sono momenti di dialogo più serrato tra opere d’arte che cercano di sfuggire al ritmo paratattico della Biennale
