"The world is yours", il mondo è vostro, si legge sul tetto della vecchia villa, all'ingresso del Louisiana Museum. È la scultura di luce di Gardar Eide Einarsson, artista norvegese che ha scelto New York come base per vivere e lavorare, ad accogliere i visitatori della mostra e ad anticiparne già i temi trattati all'interno.

Così, mentre dal 7 al 18 dicembre Copenhagen ospita il COP15, il summit dell'ONU sui cambiamenti climatici dove si parlerà del futuro del pianeta, il museo di Humlebæk, 35 chilometri a nord della capitale danese, propone una grande mostra collettiva. Nelle intenzioni del suo curatore, Anders Kold, vuole essere un affresco coinvolgente del mondo contemporaneo, così come lo vedono, lo percepiscono e lo interpretano 20 artisti internazionali. Le grandi questioni che attanagliano la società contemporanea sono, infatti, il filo conduttore che tiene assieme opere e tecniche molto diverse tra loro: dalle animazioni e installazioni interattive al suono; dalla scultura ai mass media; dal testo e dalla pittura al collage e perfino agli odori. L'obiettivo è quello di comunicare al pubblico nel modo più diretto possibile com'è diventato oggi il mondo in cui viviamo. Un altro punto comune è quello generazionale: si tratta perlopiù di artisti giovani, nati tra gli anni Sessanta e Settanta. E in più, ad accomunarli (oltre al dato biografico), c'è anche il fatto di non avere paura di comunicare e coinvolgere lo spettatore. "Posto che i temi e i problemi sono noti e comuni a tutti, il contributo dell'arte può essere quello di porre le questioni in una prospettiva diversa, offrire insomma nuovi angoli da cui raccontare e leggere quello che sta accadendo", spiega Kold.

Alcuni dei lavori esposti puntano per esempio il dito sugli aspetti più negativi del consumismo. Come il video del collettivo danese Superflex, che mostra un ristorante McDonald's – qui considerato come un'icona – mentre viene lentamente, ma inesorabilmente, sommerso dall'acqua. O come l'ordinatissimo supermercato dell'olandese Aernout Mik, oggetto di una demolizione ossessiva-compulsiva. Se vi siete mai chiesti quale sia l'odore della paura, una risposta la trovate nelle opere dell'artista-chimica norvegese Sissel Tolaas che da anni individua, raccoglie e interpreta in laboratorio gli odori che ci circondano.

Non potevano mancare i riferimenti ai cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta: come l'auto da corsa coperta di ghiaccio creata da Olafur Eliasson per BMW o la nuvola di microfoni che sbuffano e ronzano dell'indiana Shilpa Gupta, di base a Mumbai e da anni impegnata nella ricerca sui rapporti tra tecnologie, globalizzazione, controllo sociale, memoria, dinamiche di genere e razza.

Organismi complessi che sembrano crescere in modo organico, le sculture dell'americano Elliott Hundley sono strutture narrative che si ispirano a storie personali, ma anche a miti arcaici, natura e cultura. Mentre i video prodotti con budget e mezzi minimali dall'argentino Sebastian Diaz Morales sono uno strumento per osservare la realtà, mescolando fantasia e realtà, ambiente naturale, pressioni, equilibrismi politici ed economici della società contemporanea.

A concludere la mostra, il 7 gennaio, sarà infine l'opera di Pipilotti Rist che porta a Copenhagen la sua grande videoinstallazione Homo sapiens sapiens, già presentata alla Biennale di Venezia nel 2005.

A fianco di tante visioni critiche e preoccupate, c'è anche chi come il messicano Rafael Lozano-Hemmer propone una versione più ottimistica e partecipativa della realtà: per lui l'arte dovrebbe fornire una piattaforma per un buon party. "Non deve necessariamente essere una festa divertente", spiega, "ma vedo un'opera d'arte come un ambiente che prende vita da solo, grazie alla partecipazione del pubblico… Soltanto quando le persone interagiscono con le opere comincio a capire fino in fondo il mio progetto". Ancora una volta l'arte rispecchia la vita, perché in fondo, parafrasando il titolo della mostra, il mondo è di tutti e il suo futuro dipende dalle azioni e dalle reazioni di chi lo abita. Elena Sommariva