Giulia Guzzini: In Paradigma indiziario hai filmato i sotterranei di Milano e hai raccolto la testimonianza di chi ha vissuto questi luoghi. Quale metodologia hai utilizzato nel video?
Meris Angioletti: Quella propria della metastoria: partire da indagini su fenomeni secondari per ricostruire un'altra storia, quello che fa Carlo Ginzburg ne Il Formaggio e i vermi dove, partendo dagli atti del processo a un mugnaio per eresia, riesce a ricostruire la visione religiosa e filosofica di quel momento storico.
Quando Chiara Agnello mi ha chiesto di fare un video su Milano ho pensato di lavorare sui luoghi sotterranei, un progetto che già volevo affrontare a Parigi, nel corso della residenza al Pavillon del Palais de Tokyo. Pensando alla stratificazione geologica che caratterizza il sottosuolo, è stato naturale affrontare questi luoghi sotterranei attraverso un metodo storico, procedendo per indizi che poi erano indizi della memoria. Ho voluto ricostruire un'immagine mentale attraverso i ricordi delle persone che ho intervistato che sono persone che hanno attraversato questi luoghi. Da questa serie di frammenti, indizi, si può ricostruire un luogo che per me ha lo stesso valore del luogo reale, per il fatto che l'opera si svolge nella mente di chi la osserva.
Sono partita dall'idea di lavorare su un luogo marginale e su una traccia secondaria di una città. Questo metodo mi ha portato a imbattermi in diverse aspetti che sono emersi, ma di cui non volevo parlare, come il legame con la Guerra, che ho cercato di evitare, ma che continuamente ritornava, come una specie di rimosso della città, che è l'emblema del sotterraneo.
G. G.: Guardando il video non sembra di vedere un luogo fisico definito, sembra si tratti di un'astrazione del concetto di luogo sotterraneo, una sorta di un non luogo…
M. A.: Abbiamo visitato il Castello, il Moreschi, Piazza Grandi e il cosiddetto Tempietto della Notte a Gorla, avrei voluto anche la Stazione Centrale, ma non abbiamo ottenuto il permesso. Nel montaggio tutti questi luoghi sono stati cuciti come se si trattasse di un unico luogo. Sono luoghi che nessuno conosce, ma di cui si raccontano tante storie. Ho cercato di far emergere il rapporto che esiste tra un luogo a cui non si ha accesso, ma che nello stesso tempo esiste perchè è pensato.
