Una parata per la Biennale

Tra balli e ritmi noise, il 5 giugno scorso, un'allegra parata ha sfilato tra i Giardini e l'Arsenale. Il suo creatore Arto Lindsay racconta com'è nata. A cura di Elena Sommariva

Tra gli eventi più originali (ed effimeri) della Biennale si annovera l'energetica parata danzante pensata da Arto Lindsay e prodotta dalla Fondazione Claudio Buziol che il 5 giugno per due ore, sfidando le previsioni meteo sfavorevoli, ha sfilato per le calli veneziane, descrivendo un triangolo tra i Giardini e l'Arsenale. Musicista d'avanguardia e compositore sperimentale, Lindsay (che è autore di altre parate, come quella per il carnevale di Bahia nel 2004 con Matthew Barney o a Francoforte lo scorso anno in collaborazione con gli studenti della Städelschule), ha creato per l'evento una speciale colonna sonora, fatta di rumore bianco e silenzio ritmico. A realizzare costumi e accessori hanno pensato invece gli studenti del corso di design della moda Claudio Buziol, diretto da Maria Luisa Frisa allo IUAV. Mentre Carlos Casas, artista residente della Fondazione, ha documentato l'intero progetto con un'opera video e un volume.

Il fascino per le parate risale a diversi anni fa. Quando Lindsay lavorava con l'artista Alberto Pitta, "il direttore del gruppo Cortejo Afro, che mescola l'avanguardia al carnevale di Bahia". E, proprio a Salvador de Bahia, insieme all'amico e artista newyorkese Matthew Barney l'artista americano ha dato vita alla sua prima parata, intitolata "De lama, lamine" (Dal fango una spada). "Poiché aveva già creato una parata e aveva dato vita ad alcuni personaggi per il suo primo film del ciclo Cremaster, l'ho invitato a Salvador e gli ho mostrato gli elementi essenziali del carnevale, quelli che mi sembravano più interessanti", spiega Lindsay. "Lui ha costruito le sue piattaforme e ha creato uno speciale sistema audio; mentre io avevo la mia band di percussioni. Barney ha girato un film con tutti con questi simbolismi: elementi della religione africana e mito. Abbiamo collaborato per creare una sorta di parata performance, estemporanea". Dopo un tentativo – fallito – di creare una parata al Centre Pompidou di Parigi e dopo una parata allegra e colorata che ha avuto luogo a Francoforte lo scorso anno, lungo la riva Meno, Lindsay prosegue nella sua produzione di parate, a suo dire, "un genere sottostimato". Come nasce questa passione? "L'interesse per le parate nasce dal mio amore per il carnevale. In un secondo momento ho notato che le persone che lavorano al carnevale, disegnando i costumi, scegliendo il tema sono veri e propri artisti. In un certo modo, compongono un'opera".

Ogni parata è diversa dall'altra ed è fortemente collegata alla città in cui si trova anche se non è necessariamente un'opera site-specific. A Venezia, per esempio, un serpente nero ha sfilato al ritmo di un roboante "white noise", composto per l'occasione da Lindsay aiutato nell'intera opera dal coreografo Richard Siegal e dall'architetto Peter Zuspan. E poi da musicisti brasiliani, ballerini veneziani e dagli studenti dello IUAV. Un centinaio di persone in tutto al lavoro per diversi mesi. Parte arte pubblica, parte performance, della sfilata, alla fine, non rimarrà quasi niente, se si escludono i video di Carlos Casas e alcune immagini che documentano l'evento. "Quando la parata è finita, è finita. E allora ne fai un'altra. È come per un concerto o una canzone. Rimangono nella memoria delle persone", spiega Lindsay. L'obiettivo, come per la musica, è trasmettere informazioni serie e importanti in una forma piacevole e divertente. Il successo di una parata, insomma, sta nella sua capacità di divertire.

Il percorso veneziano è stato breve perché "non è un pellegrinaggio", spiega Lindsay. "Il senso di una parata sta anche nel piacere che si prova nel prendervi parte". Si partiva dai Giardini si proseguiva lungo il canale in Riva dei Sette Martiri e si girava nel Sestiere Castello e in via Garibaldi, una via che non sembra nemmeno veneziana con alberi ai lati e ghiaia per terra e poi in viale Garibaldi, una strada ampia con edifici bassi dall'aspetto urbano e popolare. Per chi l'avesse persa, c'è modo di rimediare. "Nei prossimi due anni vorrei fare diverse altre parate", promette Lindsay, "Ne ho in programma una a Berlino in settembre, una a New York in novembre, e altre nei primi mesi del prossimo anno".

Ultimi articoli di Arte

Altri articoli di Domus

China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram