Descrivere una palude è come decifrare dei documenti lasciati da quelli che crediamo l'abbiano vissuta, e così mi trovo tra le mani un foglio con una riga verticale interrotta ogni tre centimetri da una sigla illeggibile di un alfabeto ignoto e una carta che porta una firma ripetuta una dozzina di volte, quasi fosse l'esperimento a produrre una firma per un giovane erede al trono.
Questi sono suggerimenti a me incomprensibili e per questo motivo decido di descrivere soltanto l'immagine della mia palude cominciando con il dire che è uno spazio assente, un luogo che lavora per sottrazione offrendosi come forma immune dal modello di pietà.
La mia palude non è eroica e può essere ciò che vuoi che lei sia. La scopro luogo per clandestini, è un nascondiglio.
La palude è semplice: è lo spazio della decomposizione che, continuamente, si ricompone per decomporsi infinitamente. Consuma tutto quello che inghiotte offrendosi come luogo di speranza e di disgusto. La palude appare vicina, talora, metallica e geometrica in segno di catastrofe talora, morbida in segno di pace tanto da poter essere ostile ma con una credibile innocenza.
La palude è una condizione di osservazione che non concede grosse soddisfazioni. Lo sguardo rivolto alla palude potrebbe diventare uno sguardo ipnotizzato per la scarsità di eventi che lo spettacolo della palude offre oppure spento per l'inevitabile malinconia che essa suscita. Tutto resta silenzioso con poca capacità di movimento. La palude è una condizione di frustrazione e di conflitto tra l'essere uno spazio accogliente e attraente e un luogo impenetrabile e indifferente. Uno spazio è ribelle, muto e inconsapevolmente corrotto e intollerante.
È una distesa di acque morte dove, ritorna il sonno per restituire il sogno capace di sollecitare la seduzione e l'ipnotismo che produce allucinazioni e apparizioni. La palude è lenta, paziente e ripetitiva. È un paesaggio melmoso che si altera e si modifica rimanendo se stesso.
È divisa tra l'essere patetica e tragica alla ricerca di un nuovo sentimento e l'essere impenetrabile e muta alla ricerca di un'esperienza per agire sul reale. È una forma di demenza intesa come linguaggio che indaga il sentimentale.
Essa può essere un momento di errore o di orrore che potrebbe disorientare o abbagliare.
La palude potrebbe essere un deposito dei 'possibili' per lasciare delle tracce in uno spazio senza segni, immerso in un candore bellico e rissoso. Può essere un luogo magico; uno spazio del possibile fraintendimento che si potrebbe trasformare in un giardino di una residenza reale o in un vulcano in mezzo al deserto d'acqua deducendone un'equazione che metterà in relazione la palude e il vulcano con il fango e la cenere.
Oppure la palude potrebbe essere incline a mentirsi come un cimitero. Un paesaggio che si fa scrigno di tombe vuote dove i sepolti o gli scomparsi rimangono anonimi e sopravvivono in una simbiosi tra mistero e desiderio, tra salvezza e perdizione, tra rifugio e rassegnazione. Sono sepolture che fanno dubitare e immaginare se qualcuno di loro abbia patito una non morte e continuano a vivere indisturbati. La palude potrebbe essere il cimitero in cui gli scomparsi invecchiano con le loro stesse invenzioni e proteggono il loro sogno. È il deposito dei desideri.
La palude sarà un paesaggio calpestato da un esercito sconfitto dalla bellezza ereditata e senza una precisa età, ancorata dal suo carattere maestoso, implorerà il miracolo.
È il pozzo dei folli dove, il cimitero sotterraneo o, quasi sommerso, si dimostra intollerante alle didascalie dichiarandosi archivio di documenti dai caratteri ignoti tanto da assomigliare a degli scarabocchi.
Sarà il deposito delle sintesi che reinventa un altro paesaggio altrettanto impenetrabile dove le lapidi prenderanno la forma più inaspettata. Saranno delle forme ibride. Saranno oggetti estranei che ci illuderanno di essere forme emerse intere. Ci appariranno come delle entità spontanee prodotte dal mondo sotterraneo, di cui si può solo supporne l'esistenza, come se fossero state coltivate per assumere quella forma.
Saranno oggetti estranei costretti nella posizione assegnata, sorretti dalla melma che li salverà dal loro lento sprofondare per scomparire per poi riapparire opponendosi alla fatalità del loro stesso crollo. Sarà come assistere a una lotta tra l'oggetto e la palude in cui l'attrito sarà tra il desiderio di resistenza e l'inevitabile abbandono il quale produrrà una minima percezione di movimento o una possibilità di stasi. Una condizione di frustrazione e di tensione che metterà in relazione le due entità modificando il più debole, riducendolo a un bene di consumo che resisterà alla non curanza lasciandosi rovinare fino a diventare una cosa comune e quindi speciale.
Questo è anche un pretesto per creare delle intenzioni che, oltre a trovare spazio attraverso la resistenza a uno stato d'impotenza, indaga sul perché un oggetto inerte, che sopravvive alla solitudine, commuova, osserva come un oggetto compiuto nell'inconsapevolezza di un uomo semplice, emoziona e cerca di capire come una colata di cemento, ipnotizzi.
Fare una palude è un invito a non arrendersi ai sogni, a credere al prodigio, restando scettici a ogni conclusione drastica e definitiva condividendo, nella progettazione di un mappamondo immaginario, il paesaggio mentale in attesa che diventi reale. La palude è la costruzione di un'altra macchina celibe che non trova ragion d'essere in sé stessa. Un ingranaggio che sterilizza la parte fisica e cattura quella mentale rovesciando le funzioni e paralizzando le percezioni attraverso un gioco scorretto in balia di una sola variabile: l'artificio.
Gli oggetti immersi assomiglieranno a delle 'cose' catturate per questo mondo dimostrandosi imprigionate e rigidamente isolate come marmi di pietra tagliata in attesa di essere deteriorata dall'acqua e dal fango.
Quello tra l'oggetto e la palude sarà un gioco che sfrutterà l'abilità del prestigio progettato per non essere svelato e capace di scatenare una reazione emotiva che finirà, comunque, per essere malinconica.
È un congegno che si presenterà come una costruzione governata da leggi fisiche della meccanica e sociali dell'utilità che si convertiranno in leggi mentali della soggettività.
La palude sarà un meccanismo progettato per restare indipendente e inaccessibile. Una frustrazione che trasformerà l'ostile macchina in un congegno impossibile. L'oggetto immerso sarà una costruzione realizzata per ribellarsi al suo destino mostrandosi come un derelitto che produrrà la negoziazione attraverso lo stupore e la meraviglia. L'oggetto abiterà la palude aiutandolo a sfoggiare alla sua orgogliosa decadenza.
L'oggetto sarà un dispositivo che troverà rifugio dentro il contesto mimetico: la palude.
La palude troverà ospitalità in una superficie artificiale di terra spianata: il giardino.
Il giardino costituirà lo spazio protetto e decorato: il paesaggio. Il paesaggio sarà l'involucro della tomba che proteggerà il sotterraneo: il monastero. Il monastero contribuirà a produrre mistero: il fantasma.