Ripensare la natura

Riccarda Mandrini ha intervistato Eko Prawoto e Marjetica Potrc in occasione della manifestazione Arte all’Arte che si è tenuta recentemente nel Senese. Foto di Andrea Duron.

‘Ripensare la natura’, ecco una delle domande che richiedono risposte immediate. Ma come ripensare la natura all’interno di un contesto da sempre, strettamente ancorato alla storia passata, come succede a Siena, Poggibonsi, San Gimignano, e come legare questi luoghi ‘alle necessità del presente’, con semplicità, senza sfide, cercando di spostare l’attenzione dal locale al globale e viceversa in un proficuo gioco di scambio?
A queste domande vuole rispondere l’Associazione Arte Continua, con la manifestazione Arte all’Arte - Arte Architettura Paesaggio, che si svolge interamente nelle terre di Siena, giunta oggi all’ottava edizione.
Attraverso l’intervento mirato di artisti e curatori contemporanei, invitati a risiedere per un certo periodo in luoghi magici quali Montalcino, San Gimignano ed altri paesi della provincia di Siena, Arte all’Arte si pone l’obiettivo di rendere più profondo e consapevole il rapporto tra le comunità locali, la loro storia e l’arte contemporanea.
Quest’anno è stato inoltre inserito nel programma di Arte all’Arte un progetto portato avanti in collaborazione con l’ONU per la campagna in difesa dell’acqua.
Tra i diversi artisti presenti alla manifestazione vi erano l’architetto indonesiano Eko Prawoto, il cui lavoro, da sempre, ricerca le relazioni tra ambiente naturale e realtà e necessità urbane, e l’artista Marjetica Potrc, la cui opera si focalizza sulle nuovi forme di architettura che sorgono spontaneamente nelle informal cities e registra i mutamenti che avvengono nei vasti centri urbani e soprattutto nelle periferie suburbane delle grandi metropoli, dove la popolazione è in continua crescita.
Dopo aver percorso le strade delle shanty towns di mezzo mondo, la Potrc rimane fedele all’idea di risolvere problemi complessi e sempre più urgenti con meccanismi semplici, a volte presi a prestito da realtà molto diverse da quella italiana.
Li abbiamo incontrati in uno dei più bei contesti del mondo, le terre di Siena, e ci hanno raccontato dei loro interventi ad Arte all’Arte.

Come è nato il tuo progetto in Buonconvento?
Eko Prawoto
: Innanzitutto devo dire che cerco sempre di lavorare con i materiale che trovo sul luogo.
Mentre viaggiavo sul treno da Roma a Firenze, ho visto nei campi molte cose interessanti, che mi incuriosivano. Da qui, ha cominciato a farsi strada l’idea di usare quei materiali per il lavoro che avrei fatto in seguito. Una volta arrivati a Buonconvento, abbiamo iniziato a parlare del progetto e Angelo (dell’Associazione Arte Continua, n.d.r.) mi ha raccontato la storia dell’argine e della sua importanza per la cittadina, perché la protegge dalle inondazioni del fiume, ma allo stesso tempo crea una sorta di separazione tra la città e la natura.

E il tuo progetto, Marjetica, come è nato?
Marjetica Potrc
: Ho incontrato due anni fa Mario Cristiani (Presidente dell’Associazione Arte Continua, n.d.r.) alla Biennale di Venezia e mi ha parlato di Arte all’Arte.
Sono stata subito conquistata dall’idea, perché i progetti su piccola scala ai quali sto lavorando - e dunque, non per vasti centri, ma per piccoli ambienti urbani - sono di grande attualità. Penso che i lavori eseguiti su piccola scala siano altrettanto buoni di quelli eseguiti su vasta scala; anche meglio, potrei dire.

E poi come è andata, Eko?
EP
: Ho iniziato a pensare di fare qualcosa che rimettesse in contatto la città con la natura, qualcosa che rendesse meno traumatica la separazione tra natura e città. Mario mi raccontò che gli agricoltori rivestono un ruolo importante nel sistema economico in Italia, ma sono anche oggetto di critiche; dunque ho cercato di mettere insieme queste idee, ma volevo anche rendere omaggio agli agricoltori, dedicandogli una sorta di monumento.
Così sono andato un po’ in giro, per rendermi conto della realtà, per toccare ‘la paglia’ che sarebbe diventata definitivamente la struttura con cui realizzare il lavoro.

Il tuo progetto a Siena è un progetto nuovo o qualcosa che avevi già sperimentato?
MP
: Questo è un progetto nuovo, io sono stata l’ultima a scegliere la location, perché non lavoro site specifically. Non ha importanza per me in quale città, quello che faccio di solito è pensare alle cose in modo globale, e quando ho visitato Siena, Poggibonsi, San Gimignano, mi ha colpito il fatto che le città sono rimaste molto legate alla loro storia. La mia idea iniziale era invece quella di legarle alle necessità del presente, in questo modo ha preso forma il progetto Urban Agriculture. La costruzione in sé non è niente di speciale, viene semplicemente mostrata in un differente contesto a Siena. Per questo progetto ho preso spunto dalle città in crescita, nelle quali abitano moltissime persone, che vivono delle necessità pressanti, come il problema acqua. Ultimamente ho passato sei mesi a Caracas, dove l’acqua e più costosa del petrolio; è molto difficile accedere all’acqua per gli abitanti di Caracas, e si dice che in futuro non si combatterà per il petrolio, ma per l’acqua. Così è nato il progetto, ‘come pensare alla natura oggi’. Personalmente ho sempre pensato all’architettura e alle infrastrutture come a due cose differenti, ma qui, insieme, hanno un senso, soprattutto in città come Siena, che continuano a focalizzarsi sul loro passato. Secondo me, il problema maggiore riguarda le infrastrutture, come collegarsi ad internet ad esempio. E l’Urban Agriculture è un infrastruttura, ma su piccola scala. E’ un po’ come progettarsi un orto, con vegetali commestibili ad uso familiare… In una città come Caracas questa pratica è alla prova ogni giorno.
Va tenuto comunque presente come le città affrontano le diverse necessità, problemi come l’approvigionamento di cibo, di acqua, oggi vengono visti in modo differente. A Caracas il governo ha trasformato un parco pubblico nel centro della città in una fattoria urbana, dove crescono lattuga, peperoni e altri ortaggi che saranno poi venduti alla gente. In modo diverso so che qui a Siena ci sono comunità che si stanno focalizzando sull’autosostentamento, che è diventato un atto socialmente responsabile, ma assume un significato differente per ogni differente comunità.

Come pensare alla natura oggi, è una cosa che tu fai sempre; ma mi chiedevo: tu lavori in Oriente, dove vivono persone che credono in molte religioni diverse…
EP
: Come in Indonesia, dove abito.

Non è difficile costruire qualcosa in cui le persone che credono nelle diverse religioni riescano comunque a riconoscersi. O forse se uno rispetta la natura è più facile rispettare la sensibilità delle gente che crede in religioni diverse?
EP
: In Indonesia ho realizzato diversi progetti e volevo che nessuno risultasse estraneo al contesto… Io cerco di integrare il mio lavoro - quando è possibile - con l’area circostante ed ha comunque sempre a che fare con la natura piuttosto che con la religione.

Hai di recente partecipato alla Triennale di Echigo Tsumari, con Enzo Mari, e lì si parlava molto di natura…
EP
: Si, era in Giappone. Si è inaugurata lo scorso luglio. Avevo uno spazio nel mezzo della foresta sopra la città di Matsudai. Ho realizzato una sorta di costruzione in legno e bamboo, da dove, come dicevo, si godeva lo spettacolo della città, e al tempo stesso offriva la possibilità di entrare in contatto con quello che ci stava intorno, con gli alberi, con la foresta.
Dall’entrata in pietra ci si spingeva all’interno di una struttura in legno e bamboo, che si presentava come uno spazio aperto e chiuso al tempo stesso, a cui faceva seguito una piattaforma lineare, come un molo, e in fondo c’era una struttura di pietre circolari; da questo luogo era possibile consumare una sorta di rito, ad esempio lanciare dei semi nella foresta per far crescere nuovi alberi. In questo modo semplice le persone potevano vivere una sorta di relazione emozionale con la natura, ma allo stesso tempo vedere la città dall’alto.

Il lavoro di Eko Prawoto si intitola Poesia di paglia. Parte dall’idea di costruire una sorta di porta che colleghi la cittadina di Buonconvento e la natura circostante, separate una dall’altra dall’argine che la protegge dalle inondazioni del fiume. Eko ricorre alla paglia, che è il materiale locale disponibile in maggior quantità nelle campagne circostanti. Eko modella la sua costruzione sulla forma dei tipici portali italiani ad arco, una forma molto fruibile, con la quale abbiamo dimestichezza.

Il lavoro di Marjetica si intitola Siena: The Urban Agriculture. Il lavoro consiste nella costruzione di una semplice casa-orto sul tetto di una casa di Siena, realizzata con stecche di legno in modo che, sia la luce che l’aria riescano ad entrare. Anche il tetto della casa-orto è costruito con stecche di legno, così dalle fessure può entrare l’acqua piovana, che cadrà direttamente sulle piante. I vegetali commestibili sono piantati nella terra, dove si trovano anche dei sassolini d’argilla che mantengono l’acqua e lentamente la trasferiscono alle radici delle piante. L’acqua piovana che non veniva assorbita dalle piante viene trasferita in un contenitore sottostante e conservata per usi successivi anche domestici.
L’installazione di Eko Prawoto a Buonconvento
L’installazione di Eko Prawoto a Buonconvento
Eko modella la sua costruzione sulla forma dei tipici portali italiani ad arco
Eko modella la sua costruzione sulla forma dei tipici portali italiani ad arco
“The Urban Agriculture”, l’installazione di Marjetica Potrc
“The Urban Agriculture”, l’installazione di Marjetica Potrc
Il lavoro consiste nella costruzione di una semplice casa-orto sul tetto di una casa di Siena
Il lavoro consiste nella costruzione di una semplice casa-orto sul tetto di una casa di Siena
Gli ortaggi coltivati all’interno dell’installazione
Gli ortaggi coltivati all’interno dell’installazione
“Lo spirito del fiume”, l’installazione di Jimmy Durham sul fiume Elsa
“Lo spirito del fiume”, l’installazione di Jimmy Durham sul fiume Elsa
Foto di gruppo ad Arte all’Arte: Eko Prawoto, il curatore Hou Hanru, Mario Cristiani, gli artisti Jimmy Durham e Daniel Buren
Foto di gruppo ad Arte all’Arte: Eko Prawoto, il curatore Hou Hanru, Mario Cristiani, gli artisti Jimmy Durham e Daniel Buren

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