Per niente incline a limitarsi al ruolo di semplice osservatore, Restany è stato interprete e promotore delle nuove tendenze nell’arte contemporanea anche attraverso le pagine di Domus. Ancora sotto la direzione di Gio Ponti, Restany inizia a collaborare alla rivista nei primi anni Sessanta, quando con il gruppo dei Nouveau Réalistes (Arman, César, Christo, Klein, Nikki de Saint-Phalle, Tinguely) scuote le fondamenta dell’arte contemporanea europea. Con vere e proprie azioni di “guerriglia culturale” il gruppo contrappone al modello pop e astrattista anglosassone un nuovo tentativo di ridare alla natura senso moderno all’interno della ricerca artistica, oltre a rilanciare l’approccio umanistico nei confronti della cultura industriale.
Negli anni successivi, Restany continua a sostenere le nuove voci dell’arte globale, in particolare degli artisti non occidentali e di paesi emergenti, compiendo fisicamente lunghissimi viaggi ed estenuanti esplorazioni tra le diverse regioni e culture, tra cui quelle che nel 1978, in Brasile, lo portano a redigere il Manifeste du Rio Negro ou du Naturalisme Integral: una sorta di suo testamento spirituale, dove ripropone in modo radicale la visione totalizzante del naturalismo come disciplina del pensiero e della coscienza percettiva.
Dotato di una forte carica di umanità, legato da amicizia personale e da comuni interessi culturali a moltissimi artisti e intellettuali – dai Nouveau Realistes (divenuti poi tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea) a Mimmo Rotella, da Jorge Glusberg ad Alessandro Mendini - Restany lascia un grande vuoto nel panorama internazionale della critica, ma anche una fortissima eredità di idee, progetti e aspirazioni per una funzione pedagogica e liberatoria dell’arte nel mondo.
Pierre Restany nasce nel 1930, cresce in Marocco e compie gli studi nelle università di Francia, Italia e Irlanda. Dal 1963 fino ai suoi ultimi giorni, è critico d’arte e inviato speciale per Domus, per la quale divide il suo tempo tra Milano e Parigi. Nel 1984 partecipa con Maria Grazia Mazzocchi alla fondazione di Domus Academy. Dal 1985 è direttore del trimestrale d’Ars. Autore di innumerevoli saggi, libri e pubblicazioni, tra cui la prima monografia su Yves Klein, ha svolto la sua attività di sostegno dell’arte anche con importanti incarichi istituzionali: è stato presidente della giuria d’arte dell’UNESCO, presidente (dal 1998) di Open, rassegna internazionale di scultura al Lido di Venezia, oltre che membro delle commissioni di diverse Biennali d’arte, tra cui Venezia (1999), Shanghai (2000), L’Avana (2000) e Istanbul (2001).