Il “milanese doc” Tadini inizia la sua attività di pittore negli anni Cinquanta affiancandole, da subito, quelle di scrittore e poeta (l’esordio letterario è nel 1947 con un poemetto sulla rivista “Politecnico” di Elio Vittorini). La prima esposizione personale? È nel 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia. Ed è la prima di una lunga serie di mostre, in Italia e all’estero, in musei pubblici e gallerie private. Per due volte, nel 1978 e 1982, fu invitato alla Biennale di Venezia, mentre del 1986 è l’ampia retrospettiva alla Rotonda della Besana e alla scorsa primavera risale l’antologica di Palazzo Reale a Milano. Firma del Corriere della Sera, nel 1997 Emilio Tadini fu nominato presidente dell’Accademia di Brera.
Al 1963 data invece il suo primo romanzo “Le armi, l’amore” al quale ne seguirono diversi - “L’Opera”, “La lunga notte”, “La Tempesta” - fino all’ultimo, ancora in fase di bozze. Uscirà in ottobre per i tipi di Einaudi ed è un frenetico viaggio di cinque ragazzi nell’Italia ‘notturna’ delle discoteche alla moda, in una sfida continua al “Grande Nulla”. Il suo titolo, “Eccetera”, suona un po’ come l’ultimo ‘ironico’ gioco di parole di un grande maestro.
E, a pochi giorni dalla scomparsa, arrivano altri segni di apprezzamento. Dall'associazione degli Amici del Museo di Tel Aviv che lo ha eletto "uomo dell'anno 2002" al Presidente della Regione Lombardia, che ha proposto di intitolare il futuro Museo del design al pittore.
