Due i protagonisti: quindici gallerie d’arte cittadine - che hanno scelto altrettanti artisti di fama internazionale - e la città stessa, trasformata in scenario d’eccezione per le opere: 15 cartelloni di grandi dimensioni (6 metri per 3) appesi nelle dieci circoscrizioni torinesi e su cinque facciate di palazzi del centro storico. E se, come sottolinea Giovanna Cattaneo, presidente della Galleria d’Arte Moderna, "non si può pensare all’arte contemporanea senza pensare al lavoro dei galleristi", ecco delinearsi quindici "coppie" d’eccezione. Tra questi, Botto&Bruno con la galleria Alberto Peola, Per Barclay con Giorgio Persano, Maurizio Cannavacciuolo con Franco Noero, Franco Fontana con Photo & Co, Daniele Galliano con In Arco e Gianlugi Toccafondo con Infinito.
Un’unica filosofia - avvicinare quante più persone possibile all’arte di oggi - collega "ManifesTO" alle tante iniziative, in corso o prossime all’apertura, che popolano il novembre torinese, per proseguire fino a gennaio-marzo 2002. In programma, alcune esposizioni di prestigio, come "Form follows fiction", curata da Jeffrey Deitch, e la prima personale dell’artista americana Anna Gaskell, al Castello di Rivoli (fino al 13 gennaio); Giorgio Griffa alla Galleria d’Arte Moderna (dal 14 novembre al 13 gennaio); le immagini dell’artista spagnolo Joan Fontcuberta alla Fondazione Italiana per la Fotografia (dal 14 novembre fino al 27 gennaio); e il Premio Regione Piemonte, dedicato agli artisti emergenti, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (fino al 30 novembre). Oltre ad Artissima, l’appuntamento con il mercato dell’arte contemporanea (dal 15 al 18 novembre), all’ormai consueto appuntamento "Luci d’Artista", giunto quest’anno alla quarta edizione arricchito della presenza di Joseph Kosuth; e a un workshop curato da Antoni Muntadas, cinque incontri per ridefinire i confini tra pubblico e privato (dal 15 novembre al 15 dicembre).
Nel corso della presentazione del fitto "cartellone", che il sindaco Sergio Chiamparino, l’assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri e i responsabili delle principali gallerie pubbliche hanno "portato" venerdì 26 ottobre a Milano, si è fatto strada il ritratto di una città in chiara e netta trasformazione. Non solo per quanto riguarda le infrastrutture - in vista delle Olimpiadi invernali del 2006 fervono le attività -, ma anche e soprattutto per le risorse culturali che ne fanno un nuovo grande laboratorio. Basti pensare al Museo del Cinema nella Mole Antonelliana, al Castello di Rivoli che ha da poco riaperto la seicentesca "Manica lunga", alla Fondazione Sandretto Re. E, puntuale, non poteva mancare il confronto tra le due città Torino e Milano. Sorge spontaneo chiedersi perché la prima sia riuscita a crescere tanto e tanto in fretta sul versante arte contemporanea, mentre la capitale lombarda, pur detenendo lo scettro di "città della comunicazione" stenti ad affermarsi con un ruolo di primo piano. È vero: cantieri e progetti ci sono - il Museo del Presente alla Bovisa, il Museo del Novecento all’Arengario di Italo Rota e il recupero dell’Ansaldo ad opera di David Chipperfield sono i più noti - ma, di fronte ai fatti compiuti, Milano in questo settore sembra avere il fiato un po’ corto, più che un ruolo trainante.
