La difficile storia del Buzludzha, monumento brutalista tra i più celebri al mondo

Nota anche come “Ufo sovietico”, la Buzludzha Memorial House è stata inaugurata dal regime comunista bulgaro nel 1981. Dopo saccheggi, degrado e indignazione pubblica, forse c’è una speranza che sia di nuovo visitabile.

Eretto come simbolo della vittoria del Partito Comunista Bulgaro, commissionato nel 1974 e inaugurato nel 1981, il Buzludzha è uno dei numerosi casi di abbandono degli edifici moderni costruiti nel dopoguerra. Solo otto anni di utilizzo, poi arriva l’89, il regime comunista bulgaro crolla come del resto tutti quelli dell’Europa Orientale. Seguono trenta e passa anni di abbandono, ma il Buzludzha  non viene dimenticato, e nel 2018 è stato inserito nella lista dei 7 edifici più a rischio dalla Ong Europa Nostra. 

Foto Stefan Spassov

Nonostante gli anni di negligenza, che hanno generato degrado, furti di materiale, scarsa sicurezza e inagibilità, la Buzludzha Memorial House ha continuato a suscitare l’interesse dei turisti – che prima della chiusura al pubblico sono stati più di due milioni – ma anche di fotografi di fama internazionale come Roman Robroek e degli appassionati di architettura brutalista. Chi non lo conosce, infatti, probabilmente lo ha visto almeno una volta comparire nel feed di qualche pagina Instagram sul brutalismo, o nei reel degli urbex – così si chiamano i patiti di edifici dismessi – particolarmente temerari. 

Oggi il monumento svetta ancora sulla cima del monte omonimo, a circa 1441 metri di altitudine sulla catena montuosa dei Balcani. Progettato dall’architetto Georgi V. Stoilov e costruito in calcestruzzo, è composto da un corpo principale di forma sferica che richiama quello di una corona, in commemorazione degli eventi storici accaduti sul picco Buzludzha.


L’interno è decorato con 924 metri quadrati di mosaici artistici, che si spingono fino alla cupola e raffigurano i più importanti episodi della storia bulgara. A fianco dell’edificio principale è presente una torre esterna alta 70 metri, incisa da due stelle rosse, che non è mai stata accessibile al pubblico.

Per trent’anni il complesso è rimasto immutato. Nonostante le battaglie di alcuni attivisti e la costituzione della Buzludzha Project Foundation, nessun intervento di restauro è mai stato realizzato, a causa dei costi elevati che avrebbe comportato l’intera operazione. Così come altri celebri esempi dell’architettura moderna, come il Nagakin Capsule Hotel dell’architetto Kisho Kurokawa a Tokyo, o i Robin Hood Gardens degli Smithson a Londra, demoliti dopo essere stati a lungo trascurati, anche la Buzludzha Memorial House sembrava destinata a essere smantellata, fino a quando negli ultimi anni non ha riacquisito visibilità prima europea, poi mondiale, ottenendo un finanziamento dalla Getty Foundation nell’ambito del progetto Keep It Modern. 

L'interno del monumento Buzludzha. Foto scattata nel maggio 2015, prima della messa in sicurezza dei mosaici. Foto Rumena Zlatkova

Dal 2020, un team di ricercatori e conservatori provenienti da tutto il mondo, assieme alla Buzludzha Project Foundation, sta lavorando alla messa in sicurezza e conservazione dei mosaici e dell’intera struttura, sventrata dai furti di rame della copertura e dei marmi degli interni. L’apertura per garantire l’accesso temporaneo per i visitatori era prevista già per la fine del 2023, e i lavori sembrerebbero effettivamente completati, ma la fondazione ha fatto sapere che per adesso non è ancora possibile visitare il sito per ragioni burocratiche.

Nel frattempo, insieme ad altre istituzioni e università, tra cui il Dipartimento di Architettura di Bologna, sarà realizzata una versione digitale del monumento, che a dispetto della cancel culture, dovrebbe renderlo ancora più noto in tutto il mondo, in attesa che sia di nuovo visitabile.

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