Il Pritzker Wang Shu e Lu Wenyu saranno i curatori della 20esima Biennale di Architettura di Venezia

Alla prossima Biennale di Architettura materiali, memoria costruttiva e rapporto con i territori saranno i temi fondamentali.

La Biennale di Venezia ha ufficializzato i direttori della 20esima Mostra Internazionale di Architettura: saranno Wang Shu e Lu Wenyu, fondatori di Amateur Architecture Studio, a delineare l’impianto teorico e curatoriale dell’edizione 2027, in programma dall’8 maggio al 21 novembre.

La scelta conferma l’interesse della Biennale verso pratiche progettuali critiche rispetto ai processi estrattivi e alle logiche globalizzanti della produzione edilizia. La ricerca di Wang Shu e Lu Wenyu sul riuso dei materiali, sulle tecniche costruttive artigianali e sulla valorizzazione del patrimonio esistente configura un’alternativa alle trasformazioni urbane, possibile e da loro sperimentata nel corso degli ultimi decenni proprio in Cina. Un’alternativa concreta, quindi, alle trasformazioni del paesaggio fondate su demolizione e standardizzazione, che ha portato nel 2012 a premiare proprio Wang Shu come vincitore del Premio Pritzker.

Wang e Lu hanno già interagito più volte con la Biennale: dal Padiglione Cina 2006, alla Menzione Speciale ottenuta nel 2010 con Decay of a Dome, fino alla partecipazione del 2016. La loro produzione teorica e costruita assume il progetto come strumento di continuità culturale, integrando tecniche ingegneristiche contemporanee, materiali recuperati e saperi vernacolari. Lo vediamo nel celebre Museo Storico di Ningbo al Campus di Xiangshan della China Academy of Art, e negli Archivi Nazionali di Hanzhou, di cui Domus aveva parlato nel numero 1072, ma anche nel progetto a carattere urbano del restauro della Via Imperiale della Dinastia Song.

I prossimi curatori hanno sottolineato come l’architettura attuale tenda a oscillare tra “iper-concettualizzazione e commercializzazione”, perdendo aderenza ai contesti reali. L’impianto curatoriale che immaginano per il 2027 sembra mirare a un cambio di paradigma: dall’oggetto architettonico come simbolo al progetto come infrastruttura culturale in grado di costruire relazioni, identità e memoria condivisa.

La Biennale 2027 potrebbe quindi porsi come piattaforma di confronto sulle implicazioni materiali, territoriali e sociali del fare architettura oggi, con l’obiettivo di discutere – si spera operativamente e non solo teoricamente – alternative ai modelli di sviluppo che dominano molte aree del pianeta.

Per ulteriori dettagli sul tema e sul formato della mostra dovremo aspettare i prossimi mesi.

Tutte le immagini: Wang Shu Lu Wenyu © La Biennale di Venezia - foto ASAC- Matteo Losurdo

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