Architetture In–finite 2

A Santiago di Compostela, la Ciudad de la Cultura di Peter Eisenman.

Santiago di Compostela è una città piccola, con poco più di centomila abitanti, ma ogni giorno, nell'area urbana, entra il doppio della sua popolazione, poiché è anche il capoluogo amministrativo della regione autonoma della Galizia, la sede di un'università e un importante polo turistico della Spagna settentrionale. Si trova in una zona di antiche montagne, che il passare del tempo e gli agenti atmosferici hanno reso più dolci, generando un'orografia ondulata con collinette morbide e sempre verdi, grazie a frequenti piogge. In una di queste formazioni, ad appena due chilometri dal centro storico, si trova il monte Gaiás: lì è in costruzione la Ciudad de la Cultura, visibile da molti punti del nucleo abitato.

La sua storia inizia a Bilbao, dove nel 1997 fu inaugurata una sede del Guggenheim che, da allora, ha ricevuto in media più di un milione di visitatori all'anno. Flusso che, ovviamente, ha avuto un impatto molto significativo sull'economia e sulla società basca. Il Guggenheim è stato il motore della trasformazione di una città bistrattata da un passato di industria siderurgica, stimolando i suoi abitanti e dando impulso al turismo. Da allora qualsiasi politico, conscio degli effetti positivi dell'apertura del museo, ha cercato di applicare la stessa formula sul proprio territorio. Nel 1999 in Galizia è stato così indetto un concorso, a cui hanno partecipato undici architetti di fama mondiale: Ricardo Bofill, Peter Eisenman, José Manuel Gallego, Annette Gigon & Mike Guyer, Steven Holl, Rem Koolhaas, Daniel Libeskind, Juan Navarro Baldeweg, Jean Nouvel, Dominique Perrault e César Portela. I plastici sono ancora esposti in un seminterrato del complesso. Sono progetti chiaramente identificabili con le menti creative che li hanno generati, molto diversi l'uno dall'altro. Il modello più suggestivo, forse, è quello di Eisenman che, all'apparenza, si armonizza meglio di tutti con il territorio grazie alla sua organica plasticità: promessa di una felice unione con il paesaggio e di un legame elegante con l'antica città. Quel modello realizzato in legno annunciava un buon progetto.
Il discorso geometrico cerca di dare coesione al complesso: è presente nei tetti, nei volumi interiori e nei più minuti dettagli del pavimento.
Il discorso geometrico cerca di dare coesione al complesso: è presente nei tetti, nei volumi interiori e nei più minuti dettagli del pavimento.
Scendendo nei dettagli, la proposta si configura come il risultato della combinazione di diversi elementi: da una parte, la maglia urbana della città medievale di Santiago e, dall'altra, il volume troncato del monte Gaiás, sul quale si trova il complesso. I due sono intessuti poi in una sorta di tartan scozzese: un diagramma funzionale che, a sua volta, si modella come un flusso di linee al terreno. L'ultimo elemento di riferimento è una "conchiglia del pellegrino" che, nonostante i miei sforzi, non sono riuscito a identificare nel progetto. Questi temi, connessi tra loro, si proiettano su una scala più grande per dare forma concreta all'architettura, generando un prodotto di complessità impressionante. Altrettanto impressionanti sono i numeri: la superficie del terreno è di 680.000 m2, di cui ne verranno urbanizzati 220.000 m2; gli edifici occupano 60.000 m2 con una superficie costruita di 140.000 m2. Il cantiere avrebbe dovuto essere chiuso nel 2005, ma lo scorso 11 gennaio sono stati inaugurati solo la biblioteca (15.202 m2) e l'archivio (11.225 m2). Sono ancora in costruzione un museo (20.734 m2), un centro di musica e arti sceniche (34.430 m2), un centro di arte internazionale (13.685 m2) e i servizi generali (6.291 m2). Si spera che tutto il progetto venga portato a termine entro il 2017, con un investimento finale che 'ufficiosamente' supererà i 500 milioni di euro: cinque volte di più del preventivo originario. Ma la questione principale sembra piuttosto: ha senso tutto questo, al di là delle considerazioni politiche, senza discutere dell'investimento anche in relazione alla situazione attuale, e delle continue mutazioni nel programma? Se si analizza da vicino il progetto architettonico, la risposta è quanto meno complicata: siamo di fronte a un problema posto nei termini giusti, ma rimasto purtroppo irrisolto.
La geometria è il tema dominante dell’intero progetto, sia all’interno che all’esterno: a partire dall’impianto generale, in cui delle linee immaginarie – che nell’idea di Eisenman rievocano gli antichi cammini di pellegrinaggio – sono state sovrapposte a una maglia cartesiana e poi deformate dall’orografia del monte Gaiás. Questa tessitura si avverte anche nel disegno delle coperture: portate da una struttura metallica, sono rivestite con un manto di pietra inciso da una trama geometrica.
La geometria è il tema dominante dell’intero progetto, sia all’interno che all’esterno: a partire dall’impianto generale, in cui delle linee immaginarie – che nell’idea di Eisenman rievocano gli antichi cammini di pellegrinaggio – sono state sovrapposte a una maglia cartesiana e poi deformate dall’orografia del monte Gaiás. Questa tessitura si avverte anche nel disegno delle coperture: portate da una struttura metallica, sono rivestite con un manto di pietra inciso da una trama geometrica.
Il progetto nasce come un atto di fede nel quale Eisenman svolge il ruolo di un "perenne predicatore". È commovente il candore con il quale erige una sorta di 'cappella' al margine della strada in una delle spopolate aree edificate, nella quale l'architetto celebra un rito attraverso un enorme schermo piatto elevato. In fondo alla stessa sala, giganteschi modelli e filmati, esposti anche alla Biennale di Venezia, cercano di spiegare il progetto ai "visitatori convertiti". Si respira l'aria di una liturgia. L'architettura, però, è più figlia della ragione che della fede. L'idea iniziale di smontare la cima del monte per poi rifarla con delle costruzioni – che ha comportato la movimentazione di un milione di metri cubi di terra – ha fatto spuntare sopra il monte Gaiás enormi e intriganti gobbe che, per quanto provino a camuffarsi sotto il manto di pietra che costituisce la sua copertura, non riescono ad armonizzarsi con il paesaggio. C'è un problema di scala che nemmeno il tempo potrà risolvere. D'altra parte, presumere che le leggi, che puntellano la sovrapposizione dei differenti elementi intrecciati, metteranno fine a tutti i problemi è un sogno ingenuo, che può finire solo male. Perché invece di sommarsi, questi motivi compositivi si dissociano ed entrano in conflitto in numerosi punti, invece di convergere. Ciò crea negli edifici aree importanti irrisolte e, di nuovo, un atto di fede con tetti falsi o pareti rivestite che cercano di rimediare l'impossibile. E così centinaia di metri cubi edificati restano sterili, si dissimulano in zone nascoste o vengono investiti di funzioni improbabili.
Tra cinquant'anni questo luogo sarà una mecca per chi vorrà sapere com'era l'architettura all'inizio del Ventunesimo secolo. Peter Eisenman
Il complesso, la cui costruzione è iniziata nel 2001, ospita una biblioteca, un archivio, un museo dedicato alla Galizia, un polo musicale, un centro d’arte internazionale e i servizi generali.
Il complesso, la cui costruzione è iniziata nel 2001, ospita una biblioteca, un archivio, un museo dedicato alla Galizia, un polo musicale, un centro d’arte internazionale e i servizi generali.
Il discorso geometrico – o meglio, l'imposizione di trame geometriche intrecciate – cerca di dare coesione al complesso: è presente nei tetti, nei volumi interiori e nei più minuti dettagli del pavimento. Nonostante la sua preminenza, è comunque troppo debole per compensare la potenza della volumetria costruita. Alla fine, assistiamo a due approcci conflittuali, applicati all'interno e all'esterno, trasformando l'intera idea in un aneddoto quasi decorativo. Il giorno della sua inaugurazione, l'architetto ha dichiarato alle telecamere: "Tra cinquant'anni questo luogo sarà una mecca per chi vorrà sapere com'era l'architettura all'inizio del Ventunesimo secolo". Curiosa interpretazione per un edificio concepito nel 1999 con serie lacune di sostenibilità e un contenuto vago. Quim Larrea
Gli edifici occupano 60.000 m2 con una superficie costruita di 140.000 m2.
Gli edifici occupano 60.000 m2 con una superficie costruita di 140.000 m2.
Nato nel 1932, Peter Eisenman opera in architettura su più livelli: progettista, educatore e teorico, ha fondato nel 1967 l'Institute for Architecture and Urban Studies. Eisenman ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera alla Biennale di Architettura Venezia del 2004. "Charles Gwathmey Professor" alla scuola d'architettura di Yale, ha pubblicato nel 2008 Written Into the Void: Selected Writings, 1990-2004.
Lo scorso 11 gennaio sono stati inaugurati solo la biblioteca e l'archivio. Sono ancora in costruzione un museo, un centro di musica e arti sceniche, un centro di arte internazionale e i servizi generali.
Lo scorso 11 gennaio sono stati inaugurati solo la biblioteca e l'archivio. Sono ancora in costruzione un museo, un centro di musica e arti sceniche, un centro di arte internazionale e i servizi generali.
L'interno della biblioteca ed emeroteca.
L'interno della biblioteca ed emeroteca.

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