Sul fiume Huangpu, in vista dello spettacolare profilo di Shanghai e accanto ai padiglioni di Giappone, Arabia Saudita e Cina, gli architetti dello studio di Seul Mass Studies hanno costruito per la Corea del Sud un padiglione concepito in base a un'idea ad alta tensione della comunicazione. Il padiglione è un saggio di semantica culturale applicata alla tridimensionalità, di cui lo hangul, l'alfabeto coreano, costituisce le pareti.
Carico di valori simbolici, il padiglione (costituito da due piani per una superficie di 6.000 metri quadrati: uno dei più grandi dell'Expo e il più grande nella storia della Corea del Sud) è ricoperto da un'epidermide di 40.000 pannelli a pixel. I pixel colorati della "decorazione" hangul sono stati progettati dall'artista coreano Ik-Joong Kang. Come in un SMS alto venti metri i singoli pixel si illuminano creando dei caratteri.
Per la pavimentazione del piano terreno gli architetti hanno concepito un'interpretazione della mappa di Seul, con un fiume di 79 metri e largo 5, attorniato da colline, che scorre attraverso la parte centrale del padiglione. Anticipando le code degli spettatori delle mostre (il padiglione della Corea del Sud si è rivelato uno dei preferiti dell'Expo) grandi monitor e proiezioni che presentano immagini della cultura sud-coreana, dalla break-dance alla musica e alla danza tradizionali, innescano forme di interazione e di intrattenimento di massa ancor prima dell'inizio della mostra vera e propria al piano superiore.
A differenza dei precedenti padiglioni coreani l'idea per l'Expo di quest'anno non era sottolineare i successi tecnologici della Corea del Sud, ma la sua tipicità, la vita urbana di Seul, città globale.
Mass Studies: padiglione di pixel
Il padiglione sudcoreano a Shanghai è un saggio di semantica culturale in 3D.
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- 14 maggio 2010
- Shanghai