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Steven Holl. Hotel vinicolo

da Domus 893 giugno 2006A Langenlois, in Austria, Steven Holl ha completato il suo piano architettonico, realizzando l’ultimo elemento della triade ideata per un’azienda vinicola: dopo l’ingresso alle cantine preesistenti e il padiglione per i visitatori (vedi Domus 867, 2004), un hotel con centro benessere, che si allinea alla disposizione geometrica delle vigne. Testo di Dietmar Steiner. Fotografia di Margherita Spiluttini. A cura di Rita Capezzuto.

A Langenlois, in Austria, Steven Holl ha completato il suo piano architettonico, realizzando l’ultimo elemento della triade ideata per un’azienda vinicola: dopo l’ingresso alle cantine preesistenti e il padiglione per i visitatori (vedi Domus 867, 2004), un hotel con centro benessere, che si allinea alla disposizione geometrica delle vigne. Testo di Dietmar Steiner. Fotografia di Margherita Spiluttini. A cura di Rita Capezzuto.

Ogni mese, in un posto qualunque del nostro pianeta, fa capolino un diamante dell’architettura contemporanea. L’architettura come spettacolo ha assunto dimensioni mondiali. Ciò che dieci anni fa era celebrato dai media come rara eccezione, come irripetibile realizzazione di un sogno sorto in quella che era l’avanguardia dell’architettura, si è trasformato in un avvenimento quasi quotidiano. Tuttavia tali eventi sono richiesti come appassionanti codici di riferimento individuali, come segni chiaramente estranei a un contesto banale, in grado di dimostrare in ogni momento la loro efficacia mediatica. L’altra faccia della medaglia di questi nuovi super-segnali sono, spesso, i budget evidentemente esagerati richiesti dalle star e le cattive soluzioni funzionali. Del resto, la zona in ombra dell’architettura contemporanea è contrassegnata anche da committenti che, sedotti dall’effetto mediatico, vogliono comprarne solo il nome e non sono quindi disposti a soddisfare le alte esigenze di qualità degli architetti.

Ci sono anche progetti, però, in cui tutti i fattori e presupposti collimano, rendendo possibile una nuova architettura impegnata e coronata di successi. E molto spesso sono dei rapporti stranamente fuori moda che alla fine ne determinano la riuscita. Un esempio di queste storie un po’ antiquate è il progetto Loisium, a Langenlois, la zona viticola più grande dell’Austria, situata a circa 70 chilometri da Vienna. Qui non c’è stata nessuna ambizione di spettacolarità, nessuna strategia commerciale calcolata al centesimo. Dei committenti impegnati, le famiglie Nidetzky e Steininger, volevano creare un mondo enologico da esperire dal vivo. Non uno spettacolo veloce, di breve durata, bensì un investimento sostenibile con ambizioni culturali. E Steven Holl era l’architetto che volevano per realizzare questo progetto. Ma il famoso architetto di New York avrebbe accettato questo piccolo incarico? “If you have a good client, you can do a good job”, questa la sua opinione. Il suo primo progetto del padiglione d’ingresso e dell’albergo per questo centro enologico sensoriale, presentato nel luglio del 2001, convinse fino in fondo i committenti e i politici della piccola Langenlois. Naturalmente, all’inizio della collaborazione, ci furono da entrambe le parte momenti di sfiducia: quali punti di un programma deve soddisfare un architetto, pur di fama mondiale, e quali possibilità gli può concedere a questo proposito il committente?. Questi aspetti della collaborazione devono venire discussi con il massimo rispetto l’uno per l’altro. Un ruolo essenziale hanno avuto gli architetti locali scelti per mantenere i contatti: Franz Sam e Irene Ott-Reinisch hanno lavorato in maniera congeniale al progetto e alle idee di Steven Holl. Insieme con Christian Wassmann, l’architetto-progettista dello studio di Steven Holl, hanno saputo portare il progetto dell’architetto newyorkese nel comune agricolo austriaco a un sensazionale successo, osservando i limiti di budget senza abbassare il livello qualitativo dell’opera.

Nel 2003 si è inaugurato il padiglione d’ingresso del Loisium, il centro enologico sensoriale, e in quella data era ancora incerto se sarebbe stato realizzato anche l’albergo, che faceva parte del piano generale, ed era stato concepito da Steven Holl già nelle fasi iniziali del suo lavoro. Gli investitori, infatti, erano ancora alla ricerca dei fondi necessari. Ma il padiglione d’ingresso e il centro enologico sono stati un successo mediatico e turistico, e lo stesso Steven Holl ha fornito un ulteriore argomento per la realizzazione dell’hotel, definendo il centro enologico nelle antiche cantine ‘underground’, il cubo ruotato del padiglione “in the ground”, e quindi l’ultimo oggetto di questo percorso architettonico, l’hotel, doveva essere “over the ground”. Con ciò era chiaro a tutti che l’hotel doveva essere costruito non solo a coronamento dell’impresa commerciale, ma anche a perfezionamento dell’opera architettonica. Usando una metafora, si può allora dire che la strategia architettonica di Steven Holl ha reso possibile anche l’hotel stesso. Inoltre il successo del padiglione aveva creato una base di fiducia tra committenti e architetti che ha reso possibile la costruzione dell’hotel in maniera estremamente coerente dal punto di vista architettonico. L’hotel Loisium non è un hotel di designer o un hotel boutique, come viene chiamato oggi questo nuovo genere di edifici, secondo l’espressione coniata da Philippe Starck e Ian Schrader. È qualcosa di più di questo: è un manifesto architettonico, dove gli spazi interni e l’arredamento sono progettati nei minimi dettagli. “Over the ground” significa prima di tutto che i due piani su cui sono distribuite 82 stanze si appoggiano su uno spazio aperto, di 7 metri d’altezza, dotato di grandi vetrate. In questo spazio sono riuniti l’atrio, le sale riunioni, un esclusivo ristorante e un singolare spazio wellness, una spa gestita dalla Aveda, una produttrice ‘cult’ di cosmetici. Questi spazi funzionali racchiudono una corte interna con piscina. Gli spazi sorprendono per le loro dimensioni urbane, formando quasi un’isola metropolitana nel contesto provinciale di questa zona rurale. Superfici e colori arditi accompagnano l’emozionante continuum spaziale che rivela apertamente l’influsso del surrealista austriaco Frederick Kiesler. I mobili di Kiesler, riprodotti dalle officine di mobili Wittmann, trovano qui l’ambiente adatto. Steven Holl ha anche progettato una sedia per l’hotel, ispirata a Kiesler, prodotta da Wittmann, che offre un comfort di seduta sensazionale.

La coerenza del singolare allestimento degli interni continua nei corridoi e nelle stanze. Superfici in cemento finemente strutturate, maniglie appositamente disegnate, i bagni integrati in modo innovativo nelle stanze con grandi pareti girevoli, che Steven Holl aveva già sviluppato per la casa d’abitazione a Fukuoka. L’intero hotel è una esperienza architettonica unica nel suo genere, che offre all’ospite non prevenuto un ambiente ricco e sorprendente e che apre ai conoscitori di architettura un nuovo spazio di riflessione. Se l’Hotel Saint James presso Bordeaux di Jean Nouvel era il punto di riferimento per gli hotel dell’ultimo decennio, l’Hotel Loisium di Steven Holl è il messaggio ultimativo del primo decennio del nuovo millennio. Esperti di marketing possono progettare e costruire decine di hotel boutique in ogni parte del mondo, intere équipe di architetti superstar possono venire incaricate di costruire orrendi piani in sensazionalistici hotel inabitabili, come è avvenuto di recente a Madrid: il progetto del Loisium di Steven Holl è una strategia totale originale e unica, un landmark già entrato nella storia dell’architettura, che poteva nascere solo da un rapporto di vecchio stampo tra architetto e committenti impegnati.

Dietmar Steiner, critico di architettura, è dal 1994 direttore dell’Architekturzentrum Wien.
Il fronte con l’ingresso principale e i volumi aggettanti delle camere
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