Dopo un travagliato restauro, durato otto anni e costato 62 milioni di euro, torna finalmente a risplendere il teatro veneziano della Fenice. Con un programma non casuale, “La consacrazione della casa” di Beethoven, Riccardo Muti, ieri sera, ha dato il via a una settimana di concerti, una sorta di prova ufficiale generale in attesa della riapertura definitiva il 12 novembre 2004.

Quella del tempio dell’opera veneziano è una storia lunga e sofferta. Costruito nel 1792 venne distrutto da un incendio nel 1836. Fu ricostruito l’anno successivo, ma nuovamente distrutto da un secondo incendio il 29 gennaio 1996. Il progetto di ricostruzione fu affidato ad Aldo Rossi e, dopo l’improvvisa scomparsa dell’architetto milanese l’anno successivo, il progetto è stato portato avanti dal suo studio. Il suo piano era semplice: riorganizzare lo spazio esistente, ma crearne anche di nuovo sfruttando i sotterranei del teatro.

Dopo otto anni e tre appalti ad altrettante imprese, il risultato sotto gli occhi di tutti è una Fenice formalmente uguale a prima, ma in realtà completamente rinnovata. In particolare, per due elementi: il cuore tecnologico e alcuni spazi che prima non esistevano. Come la nuova sala progettata da Aldo Rossi riproducendo su una quinta la Basilica Palladiana, le sale prove ricavate sotto la platea scavando fino a sei metri sotto il livello dell’acqua, e uno spazio per esposizioni ottenuto dalla conversione di alcuni vecchi laboratori.

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