In Israele sta accadendo una cosa senza precedenti. Quello che è cominciato a Tel Aviv come un accampamento di protesta contro il costo della casa e della vita è diventato una manifestazione collettiva di base di dimensione nazionale. I cittadini hanno letteralmente invaso le strade (400.000 persone in un fine settimana di settembre), cosa quasi incredibile per un movimento che prende il nome dalla data del 14 luglio, quando Daphni Leef, giovane laureata in cinema, piantò una tenda nel viale più lussuoso di Tel Aviv-Jaffa perché non poteva permettersi di pagare l'affitto. Fu imitata da molti. Questo piccolo gesto in realtà rappresenta una rivoluzione. E Israele si ritrova sotto i riflettori di tutto il mondo per una ragione unica; oltre a esportare tecnologie di sorveglianza militari forse per Israele è il momento di dare al mondo qualcosa di diverso: la speranza.
La Bollicina
Piccola ma vivacissima, sede di quasi tutte le istituzioni culturali e dei centri artistici più importanti del paese, Tel Aviv-Jaffa in Israele spesso viene soprannominata "la Bollicina". Per tradizione la città della costa orientale del Mediterraneo è diventata la mecca di chi opta per uno stile di vita non fondamentalista. Con una vita notturna che non si ferma mai, una comunità gay che orienta le mode e folle di giovani israeliani e palestinesi che non concepiscono nemmeno di poter vivere altrove, la particolare atmosfera di vivacità di Tel Aviv-Giaffa registra una punta di incredulità. Un luogo comune della cultura e dell'arte di Tel Aviv vuole che si parli della politica come di una cosa che accade altrove. Come se la politica fosse da un'altra parte: negli insediamenti, nei campi profughi, nei luoghi santi e nelle nuove città, ma non lì. Come se la realtà non fosse già lì.
Scrittori e registi la vedono così, proponendo spesso uno scontato viaggio mancato nella realtà politica di fuori. Da quel mosaico di etnie, religioni e categorie differenti che è (palestinesi e israeliani, musulmani, cristiani ed ebrei, religiosi e secolari, discendenti dei rifugiati europei e famiglie nordafricane, lavoratori immigrati dalla Cina, dalle Filippine, dalla Turchia e dall'ex Blocco orientale, emigranti ebrei provenienti dall'ex Unione Sovietica e dall'Etiopia, beduini e rifugiati africani) la società israeliana vive il suo multiculturalismo attraverso l'odio. La posizione progressista in Israele si manifesta in senso negativo come multiculturalismo alla rovescia: c'è chi dice di odiare gli ultraortodossi e lo si può a buon diritto accusare di antisemitismo, ma poi la stessa persona aggiunge con un commento razzista che odia anche i musulmani palestinesi; ed ecco il progressista israeliano. Una posizione che ovviamente non è estranea neppure alle tendenze delle società europee contemporanee, ma pare che in Israele sia diventato il solo lessico possibile. Almeno finora. Con la rivolta delle tende siamo di fronte a un atteggiamento progressista di nuovo genere.
La rivolta di viale Rothschild
Apparentemente priva di strade diritte (tutte le vie si piegano a gomito) Tel Aviv-Jaffa favorisce in generale gli incontri "all'angolo". Diversamente dalle grandi città ottocentesche – per esempio Parigi, con la perfezione dei suoi viali allineati e delle sue prospettive equilibrate, in cui ogni boulevard ne interseca un altro secondo rette simmetriche – a Tel Aviv-Jaffa vie e viali si intrecciano e si tagliano. Viale Rothschild, il principale asse viario di Tel Aviv, è un buon esempio di questa caratteristica, immerso com'è nel cuore della pseudostorica "Città bianca" della speculazione immobiliare. Lo stesso viale Rothschild è il luogo di parecchi monumenti storici, di sedi bancarie, di palazzi d'appartamenti di lusso, della Borsa di Tel Aviv, di ristoranti e gallerie d'arte d'alta classe. Con quel nome e quell'identità il viale è diventato il simbolo del dominio del capitale finanziario, degli investimenti stranieri, della privatizzazione e dei grandi interessi affaristici.
Dopo essere stato occupato da vari sedicenti progetti artistici privi di qualunque gusto – come la CowParade con le sue figure decorate di pinguini, delfini, mucche e mappamondi a far da pubblicità alle cento maggiori aziende del paese – il viale è diventato sede del più grande accampamento nazionale, fenomeno battezzato dallo scrittore Ofri Ilany "repubblica delle tende". Per mesi dei giovani israeliani hanno dato vita a una repubblica delle tende con una quarantina di gruppi provenienti da tutto il paese. A partire da viale Rothschild questo movimento non rivendica solo la piazza e il paese, ma rivendica una politica nuova, che superi il multiculturalismo a rovescio del progressismo dell'odio.
Tutto il potere alla repubblica delle tende
Di fronte a un governo in carica sulle cui scelte politiche più reazionarie gli alleati internazionali sono in disaccordo, un governo che promulga leggi che reprimono i movimenti democratici della società civile e vietano di propagandare il boicottaggio dei prodotti provenienti dagli insediamenti nei territori palestinesi occupati, la repubblica delle tende è nata in un momento che appariva privo di speranze. Eppure ha iniziato a chiedere una rinegoziazione generale del contratto sociale: con il contrasto alla politica dell'odio e della paura, la richiesta di alloggi a prezzi sostenibili, l'istruzione gratuita, i sussidi statali per i poveri e maggiori tasse per i ricchi, chiede uno Stato sociale e il blocco di ogni privatizzazione. Il movimento ha scoperto, o magari inventato, una società civile israeliana che soltanto un mese fa era impensabile. Già si profila all'orizzonte la prossima richiesta: la fine dell'occupazione.
Molte delle richieste della repubblica delle tende si ispirano al movimento per i diritti civili City for All, che nel 2008 ha vinto a sorpresa le ultime elezioni amministrative di Tel Aviv-Jaffa (pur essendo il maggior partito cittadino è all'opposizione, perché il sindaco Ron Huldai, al suo terzo mandato, con una mossa consueta per la politica del multiculturalismo a rovescio, ha riunito tutto il resto della minoranza in un'unica coalizione). Ispirandosi alla piazza Tahrir del Cairo e alla Puerta del Sol di Madrid, la repubblica delle tende ha scoperto la gioia di creare un pubblico. La moltitudine decentrata dei gruppi ha creato una società autosufficiente (una specie di villaggio dentro la città, con servizi igienici e docce, letti e altri mobili). La tenda, unità architettonica di base della nuova repubblica, è fondamentale per capire la nuova politica che va delineandosi: dato il suo carattere effimero tutto avviene fuori dalla tenda. La rivoluzione può essere nata con la richiesta di alloggi, ma in realtà rifiuta i concetti spaziali che contrappongono esterno e interno impliciti in un appartamento. L'architettura spontanea delle colonie rivendica la dimensione comunitaria: rendere pubbliche le cose, come dice Bruno Latour. Con sessioni di dibattito seguite da votazioni e da concerti la colonia delle tende è l'unico luogo dove non si svolge alcun genere di lavoro (sia affettivo sia immateriale sia comunicativo), afferma il filosofo Noam Yuran: la nuova repubblica manifesta la gioia di essere un pubblico.
Zone di autonomia temporanea
Attualmente le colonie delle tende hanno unito oltre un milione di israeliani in manifestazioni settimanali e hanno creato una base per riunire un numero crescente di categorie marginalizzate: dai lavoratori precari agli arabi israeliani, dagli anziani privi di pensione alle giovani madri. L'aspetto curioso di questo movimento partito da viale Rothschild è ovviamente palese a tutti, ed è sottolineato dallo stile di vita della stessa colonia delle tende: la proprietà privata, in quanto categoria di esclusione che produce divisione, è sospesa. Cucina comune, ambulatori medici, lezioni pubbliche, proiezioni all'aperto: la colonia delle tende realizza ciò che Hakim Bey definiva "zone di autonomia temporanea".
Insoddisfatta degli aiuti pubblici che ha ricevuto, delle misure d'austerità e dei tagli miranti a ripagarne debito con l'erario pubblico, a quanto pare l'attuale crisi dei mercati finanziari va in cerca di nuove strategie. Mentre la repubblica delle tende si dà obiettivi più ambiziosi del semplice abbattimento dell'attuale governo israeliano, un analogo appello della rivista Adbusters e del collettivo hacker Anonymous proclama la creazione di una colonia delle tende a Wall Street, chiamando i militanti a prendere possesso della via il 17 settembre.
Viva la repubblica delle tende!
Joshua Simon vive a Tel Aviv. È curatore, giornalista, regista e agitatore culturale.
La repubblica delle tende
Le proteste di massa in Israele mostrano la convergenza di architettura spontanea e coinvolgimento emotivo.
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- Joshua Simon
- 14 settembre 2011
- Tel Aviv