Nell’estate del 1978, la rivista Modo diretta da Alessandro Mendini, fa uscire per prima in Italia un lungo reportage sull’architettura delle balere e dei dancing emiliano-romagnoli. A fare da corredo, una serie fotografica di un ancora giovane Gabriele Basilico.
A oltre quarant’anni di distanza, una mostra a Milano rilegge il liscio romagnolo sotto l’inedita prospettiva del design, dell’architettura e della moda delle sottoculture.
“Liscio Got Me Hardcore”, a cura dell’archivio di cultura giovanile italiana Ragazzi di Strada, ambisce a raccontare balere e dancing come terreni di contaminazione, teatri delle meraviglie non solo musicali ma soprattutto estetiche e progettuali.
In un mondo ancora settario, fatto di sottoculture che celebravano con orgoglio il loro esilio autoimposto dalla società, il circuito del liscio e dei suoi locali con lungimirante slancio post-moderno si facevano promotori di una cultura già ibrida e stratificata. Accadeva con la musica (molte le immagini e provini inediti in mostra che spaziano da orchestre di musica da ballo romagnola sino a icone come Grace Jones, Vasco Rossi, Raffaella Carrà, Ray Charles e Cicciolina), ma anche con tutto il corollario del design, fatto di riviste di settore, adesivi, ephmera e folli interni, tanto visionario quanto genuinamente ruspante.
Impossibile non citare Le Cupole di Castel Bolognese, locale progettato secondo il celebre brevetto Binishell: tre cupole autoportanti in cemento verniciato d’argento di cui in mostra si trovano molti rari oggetti di memorabilia. E così di altri luoghi diventati di culto come il Baccara di Lugo, Il Picchio Rosso di Formigine, il Piccadilly Stryx di Sassuolo. E, ancora, la Ca’ del Liscio di Ravenna, il “King Kong delle Balere” voluto dalla famiglia Casadei come pionieristico centro internazionale di musiche folkloristiche che coniugava – secondo i mai terminati progetti originali – una sala conferenze, un ristorante e strutture ricettive per i pellegrini del dancefloor.
La mostra restituisce l’immagine di una Via Emilia che, a cavallo tra i Sessanta e gli Ottanta, scandita dalle insegne a neon di balere diventava una Sunset Strip emiliano-romagnola, narrata dalle pagine di Pier Vittorio Tondelli ma anche dalle immagini di Paolo Ruffini che si ritrovano in mostra.
Ad affiancare il materiale d’archivio, una serie di installazioni a cura di artisti contemporanei come la graphic designer e musicista Raissa Pardini (Maneskin, Gucci, IDLES, Fontaines D.C., Orielles, e molti altri) sia in collaborazione con Ragazzi di Strada che con Ciao Discoteca Italiana, e dal graphic designer e ricercatore Michele Galluzzo (Logo IRL, Progetto Grafico, Fantasia Type, nonché presente nel padiglione Italia della Biennale di Architettura 2023 insieme a Post Disaster Rooftops).
“Liscio Got Me Hardcore” è visitabile fino a domenica 8 Ottobre presso Galera San Soda, nella cornice dello storico palazzo INA di Piero Bottoni in Corso Sempione 33.