Una villetta liberty piuttosto anonima, costruita su due piani alla fine dell’Ottocento, con una torretta posta a est a darle un accento un po’ più signorile: la residenza estiva appartenuta a Benito Mussolini e a sua moglie Rachele – ribattezzata poi “Villa Mussolini” – è più o meno indistinguibile dalle altre dimore balneari che popolano il lungomare di Riccione.
Se per le persone è confondibile, però, alla storia è piuttosto nota: la acquista Rachele Mussolini per conto del marito nel 1934 e fa da residenza estiva alla famiglia fino al 1943, anno in cui il fascismo cade e Mussolini viene trasferito in segreto in diverse località d’Italia. Si racconta che proprio qui, a Riccione, i figli di Mussolini appresero la notizia dell’arresto del padre. Intorno a questa casa, immortalata nei cinegiornali dell’Istituto Luce – la prima istituzione cinematografica italiana e strumento prediletto della propaganda del regime – ha preso forma il mito di Riccione come simbolo del turismo fascista, tra colonie marine che ancora spuntano come funghi abbandonati sul litorale e architetture razionaliste.
In dieci anni di proprietà, la famiglia del Duce rinnova, amplia, personalizza e isola la villa: vengono acquistate alcune aree confinanti, costruito un campo da tennis e anche alcune residenze private per i figli di Mussolini. Tanto che, quando nel dopoguerra Villa Mussolini è messa in vendita per la prima volta, viene anche frazionata in più unità edilizie distinte.
Poco dopo il 1952, ad acquistare il nucleo originario della villa è la Fondazione Carim, la Cassa di Risparmio di Rimini, che la concede in gestione al Comune: Villa Mussolini diventa così un centro culturale, ospita mostre ed eventi per la comunità, e diventa nel tempo uno dei pochi esempi, in Italia, di riuso pubblico di un luogo legato alla storia fascista.
Oggi questa condizione di equilibrio rischia di cambiare e la villa potrebbe teoricamente tornare a essere un’abitazione privata. Da pochi giorni, infatti, Villa Mussolini è rientrata sul mercato: la Fondazione Carim ha indetto una procedura d’asta per la vendita della società che ne detiene la proprietà, e tra i possibili acquirenti c’è, chiaramente, il Comune di Riccione, interessato a mantenere intatto il valore simbolico e civile che la villa liberty ha assunto nel tempo.
Le controversie legate alla vendita sono notevoli: dal cambio di nome – che la sindaca Daniela Angelini ha definito “non una priorità” – alla destinazione d’uso, che dovrebbe rimanere vincolata esclusivamente a funzioni culturali, fino alla trasparenza della procedura e alla capacità economica del Comune di partecipare all’acquisto. Il futuro di questa villa centenaria, attraversata da un Ventennio che per l’Italia è sembrato un secolo, è tutto ancora da definire.
Intanto, la scadenza per la presentazione delle offerte è fissata al 22 dicembre 2025.
