Colonia Marina Enel

Oggi completemaente abbandonata, la Colonia Enel di Riccione, progettata da Giancarlo De Carlo e fotografata da Alessandro Piredda, era una colonia a misura di bambino, molto diversa da quelle “strutture di controllo” costruite lungo le coste italiane durante il fascismo.

Alessandro Piredda, Colonia Marina Enel, Riccione
Le colonie estive marine nascono nella seconda metà del XIX secolo e si caratterizzano come spazi di protezione e difesa dai pericoli che la nuova civiltà industriale rappresentava per l’infanzia di allora.
La preoccupazione della lotta alla tubercolosi si concretizza in forme architettoniche volte ad accogliere i bambini nel periodo estivo, mantenendoli a stretto contatto con l’aria e l’acqua del mare (ospizi marini).
Alessandro Piredda, Colonia Marina Enel, Riccione
Alessandro Piredda, Colonia Marina Enel, Riccione

Negli anni a cavallo tra le due guerre il ruolo sociale dato all’architettura dal regime fascista si palesa anche nelle colonie estive. Agli ospizi marini si sostituiscono forme architettoniche atte ad esaltare il primato del rigore, del controllo e della disciplina. Nel secondo dopoguerra, con la fine del fascismo e la diffusione di antibiotici nella lotta contro la tubercolosi, la tipologia architettonica delle colonie marine muta nuovamente, da autoritaria ed oppressiva diventa più partecipativa.

È in questo contesto che si inserisce la Colonia marina ENEL di Riccione, progettata da Giancarlo De Carlo. Opera poco conosciuta e valorizzata nell’ambito della produzione dell’architetto genovese, l’edificio si inserisce in quella tendenza che negli anni Cinquanta e Sessanta mette al centro della rappresentazione architettonica la partecipazione del bambino alla vita di gruppo nella colonia stessa. L’organizzazione dei volumi in pianta rompe decisamente con il carattere unitario e autoritario delle architetture marine precedenti e con la maggior parte di quelle coeve.

Alessandro Piredda, Colonia Marina Enel, Riccione
Alessandro Piredda, Colonia Marina Enel, Riccione

Si delinea così una colonia a misura di bambino, pensata, progettata e costruita tenendo presente le istanze sociali che la convivenza richiedeva all’interno a all’esterno dell’edificio. Nonostante sia rimasta attiva fino agli anni Novanta, i mutamenti delle pratiche vacanziere, che la società dei consumi ha imposto dagli anni Ottanta in poi, hanno relegato questa significativa opera architettonica all’abbandono assoluto, come la maggior parte delle colonie estive presenti in Romagna.

In anni recenti diverse organizzazioni e istituzioni private si sono adoperate per scongiurare una possibile demolizione della Colonia ENEL, che nel 2005 è stata inserita nel Registro delle opere di architettura di qualità del secondo Novecento in Emilia-Romagna. Queste fotografie testimoniano l’attuale stato di degrado architettonico in cui versa oggi il manufatto e rappresentano il primo tassello di un progetto che ha come obiettivo l’indagine iconografica di alcune delle colonie marine più significative, a livello architettonico, della costa Romagnola.


Alessandro Piredda nasce a Riccione nel 1974 e vive a Portoverde di Misano Adriatico in provincia di Rimini. Dopo gli studi al Liceo artistico, all’Albe Steiner di Ravenna e al DAMS di Bologna si specializza in fotografia sportiva. Attualmente focalizza la sua ricerca fotografica sul paesaggio e l’architettura.

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