Non è davvero impossibile andare ad abitare “in un Le Corbusier”. Le architetture residenziali firmate dal maestro svizzero non sono poche, e sono sparse tra almeno tre continenti. C’è persino un progetto life-long “My house is a Le Corbusier”, che un artista italiano, Christian Chironi, dedica proprio a questo: abitare case di Jeanneret tutto dove possibile. Certo, è meno frequente trovare sul mercato, nello stesso momento, tre abitazioni che basterebbero da sole a tracciare un ritratto del pensiero di Le Corbusier, tra prima e dopo la seconda guerra mondiale: due duplex dei tipi “G” ed “E”, dentro l’Unité d’Habitation a Marsiglia, e un appartamento dentro la palazzina alla Porte Molitor, ovest parigino, sotto a quella che lui aveva scelto per sé come casa e come studio di pittore. Le mette in vendita Architecture de Collection, agenzia parigina che per prima si è specializzata in architetture eccellenti del ventesimo e del ventunesimo secolo.
Ci sono ben tre case di Le Corbusier in vendita, dal Molitor all’Unité d’Habitation
Due dei leggendari duplex “a incastro” dell’Unité, sospesi tra la città e il Mediterraneo, e un appartamento doppio del celebre immeuble Molitor, dove Le Corbusier aveva la sua casa e il suo studio a Parigi.
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- Giovanni Comoglio
- 29 settembre 2025
© FLC / ADAGP 2025 © Photos Magali Joannon/ Home staging Maison Mirbel / Exteriors views : © Photos Valérie Ruperti
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A Marsiglia siamo nel pieno del Le Corbusier postbellico, che i più definiranno brutalista, con un edificio diventato icona di un secolo intero, con il suo calcestruzzo a vista, le sue “strade nell’aria” e la sua terrazza sospesa tra specchi d’acqua turchese e camini scultorei; ma soprattutto – e non è secondario – con la sua distribuzione articolata di abitazioni e flussi attorno a lunghi corridoi immersi nel cuore dell’edificio, avvolti su tutti i lati nell’incastro di due tipologie speculari di duplex.
C’è il duplex “G”, nel quale si entra dal livello inferiore, in un living che si sviluppa a doppia altezza, e su cui si affaccia la cucina progettata appositamente da Charlotte Perriand e Jean Prouvé, iconica tanto quanto la cucina di Francoforte, ma meno meccanicamente funzionale e più pensata per far partecipare chi cucina alla vita della sala; salendo al secondo livello, l’appartamento attraversa tutto l’edificio con quattro camere e i bagni; le camere dei bambini condividono uno spazio comune per il gioco. Situazione speculare, s’è detto, per il duplex “E”: il piano passante è quello inferiore, e l’ingresso stavolta avviene dall’alto, come in un sottomarino; rispetto all’originale, niente doppie altezze, per massimizzare lo spazio utile, ma la discesa nella zona notte avviene attraverso una scala brevettata da Prouvé.
© FLC / ADAGP 2025 © Manuel Bougot
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A Parigi invece incontriamo il Le Corbusier degli anni’30: l’immeuble Molitor, che campeggia nella maggior parte dei manuali di storia dell’architettura, è l’unico immobile da reddito nella sua produzione. Oltre alla sua residenza-studio all’ultimo piano, l’architetto compone l’edificio affacciato sul Parc des Princes di una serie di appartamenti dominati dall’idea del plan libre, non condizionato da partizioni se non dove strettamente necessario. Le diverse unità prendono infatti strade e storie diverse negli anni: alcune sono state ristrutturate ricercando lo spirito originario del luogo, altre sono quelle che vanno ora in vendita. Nello specifico, si tratta di due appartamenti gemelli da riunire, simmetrici, dove da un’entrata-galleria (che nel primo è oggi biblioteca) si accede a un grande living inondato di luce dalle facciate vetrate, affiancato da una suite padronale con la sua stanza da bagno.
© Photos Magali Joannon/ Home staging Maison Mirbel / Exteriors views : © Photos Valérie Ruperti
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Il valore aggiunto di tutte e tre (quattro) queste case, ma in particolare di quelle parigine, è che non si tratta di luoghi cristallizzati nel loro ruolo di icona, ma di case che hanno continuato a vivere negli anni, trasformandosi e aggiornandosi: è la storia che dialoga con le idee stesse di Le Corbusier, e l’occasione che si apre è quella di far parte di questo dialogo.