Pochi giorni dopo la pubblicazione sul Time magazine della classifica delle 100 più belle destinazioni da visitare nel 2021, che comprende proprio la salina Salar de Uyuni in Bolivia, otto cupole turistiche sul territorio sono state oggetto di un incendio doloso.
Un gesto estremo ma compiuto alla luce del sole dai residenti di Uyuni, Llica, Tahua e di altre regioni del sud-ovest di Potosí, che da diversi decenni si contendono questa parte di territorio con il comune di Oruro.
Le cupole, parte di un lussuoso complesso turistico, il Kachi Lodge Hotel, erano proprietà di un gruppo di imprenditori boliviani e svizzeri, l’Amazing Escapes Bolivia SRL, una società attiva nel settore turistico da oltre 30 anni sia in Bolivia che all’estero. L’azienda turistica ha rivelato che, nonostante le sue numerose richieste di protezione da parte delle autorità, le forze dell’ordine non si sono presentate.
In una conferenza stampa, il governatore di Oruro, Johnny Vedia, ha riferito di aver sporto denuncia al Pubblico Ministero contro gli autori come complici dei reati di associazione a delinquere e distruzione di proprietà privata.
Anche l’ente rappresentativo del Settore Turistico Privato boliviano (Septur) ha condannato il vandalismo, esprimendo preoccupazione per il futuro della gestione dell’area: “nell’attuale situazione di profonda crisi che il settore turistico nazionale sta attraversando a causa della pandemia, eventi come quello in esame, colpiscono irrimediabilmente l’immagine turistica nazionale. Chiediamo alle parti coinvolte di instaurare un dialogo per giungere a una soluzione tempestiva e pacifica che permetta di realizzare un adeguato clima di convivenza nel rispetto delle leggi, della proprietà privata e della sicurezza giuridica che dovrebbero prevalere nel nostro Paese”.
Il governatore di Potosí, Jhonny Mamani, presentatosi sul luogo del reato, ha commentato: “Mi sottometto agli ordini di qualsiasi autorità se appare un documento che indica i limiti tra il territorio di Oruro e quello di Potosí”, denunciando l’avvio di un procedimento penale contro le persone che hanno autorizzato l’esercizio di questa struttura alberghiera.
È difficile immaginare la risoluzione di questa disputa che è, purtroppo, comune a molte mete turistiche paradisiache e che potrebbe segnare l’inizio di un serio dibattito sulle problematiche legate al turismo di lusso, spesso promosso a discapito delle comunità autoctone.
Di certo la storia non è nuova agli atti di vandalismo e distruzione di opere “scomode”: soltanto nell’ultimo decennio molte statue e altrettante opere architettoniche appartenenti al passato sono state demolite, tra non poche critiche e proteste.
Immagine di apertura: l’Hotel Kachi Lodge prima dell'incendio. Foto courtesy Expedia