Il nuovo film su Palladio con Kenneth Frampton, Peter Eisenman e Antonio Foscari

Dura 97 minuti, è un tripudio di inquadrature fisse su ville e palazzi palladiani, ed è intriso di aneddoti per bocca di eruditi. Non offre una narrazione lineare, ma un libero brainstorming che fa la spola tra le aule di architettura di Yale e Columbia negli USA e le mura di Villa Malcontenta nel Veneto. “Palladio”, il docu-film diretto da Giacomo Gatti, è da vedere più per il suo carattere educativo e documentaristico, che per quello evocativo del film. Lo spettatore viene intrufolato nei salotti privilegiati di studiosi, eredi e connoisseur del grande architetto rinascimentale per ascoltarli disquisire su tutti gli aspetti del suo lascito.

Chi fu Andrea di Pietro della Gondola – aka Palladio – lo raccontano Kenneth Frampton, Lionello Puppi e Antonio Widmann Rezzonico Foscari con Peter Eisenman, Alexandra di Valmarana e George Saumarez Smith che spiegano la sua potente influenza sull’architettura moderna. Gli studenti di architettura della Yale dal canto loro discutono sulle contraddizioni del palladianesimo americano, simbolo di democrazia e di schiavismo. L’architetto padovano, difatti, è stato dichiarato “Padre dell’Architettura Americana” dal Congresso degli Stati Uniti d’America nel 2010.

“Palladio” è una scoperta su più livelli che mantiene il focus sull’architettura: dalle ispirazioni all’antica Roma al significato socio-politico delle sue ville in epoca tardo rinascimentale; dall’analisi delle proporzioni alla scelta dei materiali usati, senza tralasciare la conservazione delle sue opere e cosa significhi vivere in una villa Palladiana oggi. L’aspetto chiave, infine, è l’influenza definitiva che i suoi Quattro Libri dell’Architettura hanno avuto su personaggi chiave della storia contemporanea, in primis Thomas Jefferson.