Anthropocene

Anthropocene racconta il rapporto dell’uomo con il mondo naturale e artificiale, attraverso una serie di metafore progettuali di designer italiani e internazionali.

Anthropocene racconta il rapporto dell’uomo con il mondo naturale e artificiale, attraverso una serie di metafore progettuali di designer italiani e internazionali. Gli oggetti ibridi disegnano un dialogo possibile – a tratti equilibrato e conflittuale – tra le attività antropiche e l’ambiente circostante. I progetti selezionati prendono ispirazione sia da processi naturali che artificiali. Un racconto pseudo-naturalistico composto da fossili moderni, tracce umane e metamorfosi digitali.

Anthropocene, vista della mostra, Milano 2017
Anthropocene, vista della mostra, Milano 2017
Anthropocene, vista della mostra, Milano 2017

  La serie dei Dronozoi è il risultato di una ricerca estetica che immagina tre possibili metamorfosi di robot commerciali in ipotetici esseri biomeccanici. Questa evoluzione biomimetica è stata ottenuta incrociando le necessità funzionali di volo con dei camuffamenti ispirati alle teche bombate in silice che costituiscono il corpo delle diatomee, microalghe presenti in ambiente marino e di acqua dolce. I Tecnofossili investigano le potenzialità di una procedura di laboratorio denominata “Leaf-Clearing”, introdotta in Paleontologia per studiare i mutamenti coinvolti nell’evoluzione della flora del pianeta. Dal punto di vista scientifico, il leaf-clearing produce scheletri ridotti ai minimi termini per quanto riguarda colore e struttura.

Tecnificio, Dronozoi, 2017. Foto Federico Villa
Tecnificio, Dronozoi, 2017. Foto Federico Villa
Tecnificio, Dronozoi, 2017. Foto Federico Villa
Tecnificio, Dronozoi, 2017. Foto Federico Villa
Tecnificio, Dronozoi, 2017. Foto Federico Villa
Gionata Gatto, Technofossils series, 2017. Foto Federico Villa
Gionata Gatto, Technofossils series, 2017. Foto Federico Villa
Gionata Gatto, Technofossils series, 2017. Foto Federico Villa
Gionata Gatto, Technofossils series, 2017. Foto Federico Villa

  Time è un vaso “vivo”, nato quasi per caso, che si autorigenera solo grazie alla forza dell’acqua, della pressione del ghiaccio e degli effetti dell’ossidazione sulla polvere di ferro. L’elettricità ad alta tensione in alcune condizioni specifiche è in grado di creare dei “disegni” che mostrano il suo propagarsi sulla superficie su cui viene applicata. Questi “disegni” creati mediante combustione evidenziano la natura “frattale” del propagarsi dell’energia elettrica. Carlo Contin ha usato questa caratteristica per decorare una serie di oggetti di uso comune.

Massimiliano Adami, Time, 2017
Massimiliano Adami, Time, 2017
Massimiliano Adami, Time, 2017
Massimiliano Adami, Time, 2017
Massimiliano Adami, Time, 2017
Massimiliano Adami, Time, 2017
Carlo Contin, Fractus VR, 2016
Carlo Contin, Fractus VR, 2016


Anthropocene

a cura di Stefano Maffei, con Marcello Pirovano
Designer: Massimiliano Adami, Carlo Contin, Lorenzo Damiani Ami Drach & Dov Ganchrow, Adrea de Chirico, Gionata Gatto, Mogu, Nucleo, Sovrappensiero Tecnificio, Yesenia Thibault-Picazo