Giuseppe Penone. Scultura

La mostra al MART è un percorso espositivo sulla pratica della scultura in stretto rapporto con l’architettura progettata da Mario Botta e i differenti ambienti del museo.

Giuseppe Penone. Scultura, Mart
Protagonista della stagione dell’Arte Povera, Penone ha sviluppato negli anni un suo linguaggio autonomo che ridefinisce i parametri stessi della scultura.

Su questa pratica si incentra tutta la mostra al Mart di Rovereto: oltre sessanta opere ripercorrono alcuni dei principali momenti della ricerca dell’artista, con particolare attenzione alla produzione più recente.

Il progetto espositivo si inserisce in un più ampio disegno istituzionale nel quale le mostre temporanee e il recente riallestimento delle Collezioni museali si completano, tracciando una traiettoria che permette al visitatore di esplorare lo sviluppo dell’arte in Italia lungo due secoli di storia, dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri.

Giuseppe Penone. Scultura, veduta delle sale, Mart
In apertura: Giuseppe Penone, Trattenere 6 anni di crescita (continuerà a crescere tranne che in quel punto), 2004-2010, collezione privata. Dettaglio. Qui sopra: Giuseppe Penone. Scultura, veduta delle sale. Foto © Mart, Archivio fotografico e mediateca/Carlo Baroni

In particolare, le opere di Penone al Mart segnano il territorio museale. Sin dall’ingresso in museo, con una monumentale installazione inserita nel vano scale del Mart, architettura e scultura si intrecciano, esaltando le caratteristiche dell’una e dell’altra: l’espressività dello spazio e quella della materia, l’esperienza della luce e quella del volume. La scultura Spazio di luce si arrampica lungo le pareti del cavedio, nel grande vuoto che si apre nelle scale, cuore architettonico e ideale punto di congiunzione tra le sale espositive.

L’albero di bronzo e oro viene installato in verticale, ancorato alle pareti delle scale, producendo un abisso di luce che pare sfondare la copertura del Mart. “Osservando il suo interno, il nostro sguardo percorre lo spazio di luce occupato dall’albero e diventa albero”, ha spiegato l’artista.

Giuseppe Penone, Il vuoto del vaso, 2005, Collezione Privata
Giuseppe Penone, Il vuoto del vaso, 2005, collezione privata. Foto © Mart, Archivio fotografico e mediateca/Carlo Baroni
In un allestimento pensato dall’artista e da Gianfranco Maraniello, attraverso una fruizione inimmaginata delle sculture e dello spazio, si indaga il rapporto tra opera e ambiente. Gli ampi spazi espositivi del secondo piano, pura architettura liberata dalle pareti interne, sono delimitati semplicemente dai muri perimetrali e dai pilastri e ricevono la luce zenitale dagli alti lucernari finalmente aperti. La mostra si collega così alle condizioni ambientali, alla luce naturale e, idealmente, allo straordinario paesaggio montano che circonda il Mart.
L’esposizione supera il concetto di retrospettiva per cedere il passo all’indagine sull’evoluzione di una pratica artistica e stilistica che, in questo caso, si snoda all’interno di un ambiente museale che riscrive la propria museografia. Con Penone, il Mart interroga l’idea stessa di museo contemporaneo. L’intero progetto diventa un invito a visitare gli spazi in maniera sconosciuta, attraverso itinerari mai disegnati prima che includono anche volumi complementari a quelli espositivi.
Giuseppe Penone, Spazio di luce, 2008, Collezione Privata
Giuseppe Penone, Spazio di luce, 2008, collezione privata. Foto © Mart, Archivio fotografico e mediateca/Carlo Baroni

Il lavoro di Penone è arcaico, incarna l’origine e il fatto scultoreo. Le opere si sviluppano in un tempo riferibile ai processi naturali, ai tempi geologici, infiniti. A Rovereto, il centro del percorso espositivo è segnato da Sigillo: una scultura di marmo lunga quasi venti metri.

Il processo di attuazione è parte integrante dell’opera e le azioni compiute dall’artista, in rapporto dialettico con quelle naturali, danno forma a una materia di volta in volta diversa, svelandone l’aspetto primario. Nell’esplorazione della dimensione originaria della materia, le opere in mostra sono testimonianze della pratica della scultura come origine e definizione dello spazio dell’opera, contatto tra natura e gesto, soglia tra lo spazio e il tempo del lavoro artistico. La mano che afferra, come azione ancestrale, imprime la propria impronta. Nel contatto originario, la mano dell’artista diventa oggetto e non strumento della scultura.


19 marzo – 26 giugno 2016
Giuseppe Penone. Scultura
a cura di Gianfranco Maraniello
Mart, Rovereto

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