La mostra, con materiali inediti e ampliati, segue a distanza di quattro anni la precedente Saverio Dioguardi. Architetture disegnate, del 2011 nella Sala del Colonnato del Palazzo della Provincia di Bari con la quale si è inaugurata una stagione di ricerca, per ricostruire le vicende storiche e architettoniche, per molti versi inedite, dell’architetto pugliese, a cento anni di distanza dal primo progetto – il Monumento per l’Imperatore Alessandro II a Pietroburgo, 1911 – e a cinquanta anni di distanza dalla scomparsa.
Saverio Dioguardi
Per le celebrazioni del centenario della Grande Guerra, sono in mostra a Sannicandro di Bari i disegni autografi dell’architetto-costruttore-imprenditore.
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- 01 luglio 2015
- Sannicandro di Bari
Il Monumento ai caduti della guerra 1915–1918 per il Comune di Sannicandro di Bari, realizzato da Saverio Dioguardi tra il 1925 e il 1929, ultimo di una serie di architetture commemorative che l’architetto progettò e solo in parte realizzò tra il 1918 e il 1929 – rintracciabili su entrambi i volumi autografi pubblicati dall’architetto, Architettura monumentale (1927) e Architettura (1932) – fu inaugurato il 21 maggio 1929 con un “austero rito d’amore e fra le acclamazioni della folla entusiasta” – recita l’articolo della Gazzetta di Puglia di quel giorno – per ricordare i centoventisette militari sannicandresi morti durante la Prima Guerra Mondiale. Il monumento fu realizzato grazie all’iniziativa di Don Cosimo Losurdo e col denaro raccolto tra la popolazione e gli emigrati sannicandresi in America, ed è ora valorizzato da una nuova illuminazione che lo metterà in risalto fino al 15 ottobre 2015.
La struttura, in pietra bianca, si regge imponente in una delle piazze principali del paese, a forma di “torre campanaria [...] ispirazione dalle più pure creazioni dell’arte classica greca quale si manifesta nei monumenti delle Nereidi in Xanthos e di Lisicrate in Atene” si legge ancora nella relazione tecnico-descrittiva del manufatto, riportata in ampi stralci nel già citato articolo della Gazzetta di Puglia, come ricorda lo storico Mauro Scionti. La campana istoriata che ancora oggi, ogni sera, con i suoi rituali cinque rintocchi, invita la popolazione a un mistico raccoglimento di preghiera e di riflessione fu realizzata a Vittorio Veneto con il bronzo dei cannoni austriaci, e misura circa 0,80 m di diametro e circa 1,50 m di altezza.
La mostra nelle Sale del Castello Normanno Svevo presenta una selezione di documenti inediti e di disegni autografi tratti dal Fondo Saverio Dioguardi, parte dei quali attualmente conservati presso l’Istituto Euclide di Bari, insieme a un tavolo in legno dalle linee austere: è la scrivania dell’architetto, da egli stesso progettata negli anni ’30. Simbolo di un “momento di grande concentrazione teorica”, come annota Francesco Moschini nel suo saggio Saverio Dioguardi: architetture come volti urbani, che accompagnò l’intera produzione architettonica di Dioguardi e che trovava nel disegno la massima espressione di una “visionarietà esaltata” e il veicolo di un “universo formale prossimo e urgente”, che si misura instancabilmente con il problema dell’adeguamento dell’idea alla costruzione, scrive ancora Moschini.
La “grande concentrazione teorica” si accompagnò a un fecondo impulso costruttivo e a un fervido sperimentalismo, esito di una cultura del fare/farsi da sé, maturata nel corso di numerosi viaggi, anni di osservazione del modernismo mitteleuropeo, assimilazioni e compromissioni. Esempio di questo atteggiamento il progetto della Caserma MVSN (1933–1937) proiettato verso il rifiuto del ridondante repertorio decorativo e scultoreo richiesto dalla propaganda e orientato verso l’adozione di linee asciutte e volumi puri che disegnano un intero isolato, per parti legate da leggi di simmetrie che favoriscono letture centralizzate della composizione, retaggio di un passato accademico milanese e che si traducono nella predilezione per gli elaborati prospettici, molti dei quali in mostra.
Occupa una sala della mostra, la proiezione di settanta fotografie di Mimmo Jodice realizzate per il libro Saverio Dioguardi Architetto (Electa, 1988), ritmata da una colonna sonora realizzata per l’occasione dal musicista Salvatore D’Alba, chiamato a interpretarne l’opera con sonorità inedite.
Saverio Dioguardi (Rutigliano, 1888 – Bari, 1961), barese di adozione, è da ritenersi uno dei principali artefici della renovatio urbis cui si sottopose gradualmente il capoluogo pugliese in un arco temporale molto ampio, compreso tra il 1910 e il 1960, in cui si impegnò compiutamente dopo avere concluso il suo percorso formativo e culturale (1910–1925) che lo aveva portato a Roma, Milano e Verona. La storia culturale e professionale di Dioguardi si lega indissolubilmente alle vicende storiche di Bari – e alle vicende dell’impresa edile di famiglia che lo porteranno a valicare i confini dell’Impero africano (1935) – impegnata negli anni del Regime a costruire una propria identità di città moderna. Porta d’Oriente aperta a scambi commerciali, culturali, sociali che si attivarono anche grazie all’Inaugurazione della Fiera del Levante (1930) al cui disegno partecipò l’architetto stesso, con le proposte per la realizzazione dell’Ingresso Monumentale e numerosi progetti di padiglioni espositivi e, negli anni del Dopoguerra, al rilancio dell’edilizia privata e alla ricostruzione, proiettata al disegno di una città che si caricava di nuove speranze e si dotava di un’architettura “moderna”. Rossella Martino
fino al 15 ottobre 2015
Saverio Dioguardi. Metafora e simbolo
Un percorso attraverso i disegni autografi
Castello Normanno Svevo, Sannicandro di Bari
a cura di Francesco Maggiore e Vincenzo D’Alba
coordinamento scientifico Francesco Moschini, con la collaborazione di Angela Deramo e Mariangela Lucariello
promossa da Fondazione Gianfranco Dioguardi, A.A.M. Architettura Arte Moderna e dalla cattedra di Storia dell'Architettura contemporanea del Politecnico di Bari
in collaborazione con Comune di Sannicandro di Bari e il sostegno di Formedil-Bari