“Let it not be said they were naively, fearfully, simply, just making art” allo Showroom di Londra non è una semplice mostra, né la pubblicazione di un percorso di ricerca, né un insieme di proiezioni o spettacoli, di discussioni o di esperimenti pedagogici.
Ayreen Anastas, Rene Gabri
The Showroom presenta “Let it not be said they were naively, fearfully, simply, just making art”, dedicata a Ayreen Anastas e Rene Gabri, with friends.
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- 26 febbraio 2014
- Londra
A volte può assomigliare a tutti questi eventi, o prenderne in prestito la grammatica, ma inizia con la premessa che stiamo entrando in un altro tempo.
Come scrivono gli artisti: “È un tempo in cui tutte queste forme e le loro riproduzioni (all'interno di un’economia politica capitalista sempre più biocida) non solo contribuiscono alla proliferazione di devastazioni ed espropri, ma diventano persino un alibi, una liturgia per questi fenomeni”.
“Let it not be said…” ha l’aspirazione di aprire un orizzonte comune (e di beni comuni) e di interrogare il potere sociale e le relazioni sociali imposte dal denaro.
Gli elementi che compongono questa “linea errante” o “macchina del tempo dell’agitazione” si modificano nel corso del tempo, ma ci sono alcuni punti fissi provvisori: un film continuo cambiato ogni giorno, una pellicola che si rifiuta di finire, di delimitare o di rivelare i suoi soggetti e oggetti; alcune tracce disseminate lungo i percorsi della mostra, che non è una mostra (di opere), soprattutto perché è il lavoro ad essere rievocato sotto forma di materializzazione di idee, domande, incontri e vulnerabilità; il London common(s) course, un corso simile a quello organizzato a New York dal titolo “Commoning the City and Withdrawing from the Community of Money”.
Fino al 29 marzo 2014
Ayreen Anastas, Rene Gabri, with friends
Let it not be said they were naively, fearfully, simply, just making art
The Showroom
63 Penfold Street, London