Lida Abdul a Parigi

La mostra di Lida Abdul “Anything is possible when everything is lost” alla Fondation Calouste Gulbenkian racconta un’altra realtà dell’Afghanistan.

Lida Abdul

Nata a Kabul e residente a Los Angeles, Lida Abdul è un’artista afgana che ha prodotto un corpo unico di opere sul tema del conflitto in Afghanistan raccontando attraverso performance, video e fotografie l’altra faccia di questo Paese.

Lida Abdul
In apertura: Lida Abdul, Brick Sellers of Kabul. Sopra: Lida Abdul, Time, Love, and the Workings of Anti-love, 2013, macchina fotografica e 54 foto, 3,7 x 2,6 cm ciascuna. © Courtesy of the artist

Le immagini dell’Afghanistan che siamo abituati a vedere mostrano la guerra e i soldati. Lida Abdul cerca, al contrario, di catturare la vita in questo paese, di mostrare come le persone affrontano un evento terribile come la guerra quando non possiedono gli strumenti necessari a capire cosa sta succedendo.

Lida Abdul, White House 1, 2005, 102 x 76 cm. © Courtesy of the artist and of Galleria Giorgio Persano

Lida Abdul non dipinge deliberatamente il pathos: nel suo lavoro dolore o sofferenza nascono dalla connessione emozionale che è capace di creare tra lo spettatore e l’opera. Abdul va oltre la rappresentazione del disagio per focalizzarsi su azioni “irreali”: un ragazzo che fissa il cielo in una casa che non ha più il tetto, dei bambini che trascinano un rudere con le corde. Le rovine tendono a essere una costante del suo lavoro, sia in senso letterale sia in senso poetico.

Lida Abdul frame di In Transit, 2008, Film 16 mm su DVD, 4’55’’. © Courtesy of the artist and of Galleria Giorgio Persano

Spesso l’artista filma o fotografa le sue performance, producendo immagini che diventano reliquie a memoria di qualcosa che era importante ma ora non lo è più, come le rovine che ama rappresentare. Lontano dall’essere semplici oggetti da contemplare, queste reliquie richiedono azione: hanno bisogno di essere spostate, o dipinte. Si può osservare, nel lavoro di Lida Abdul, la sua fascinazione per documentare “ciò che rimane, ciò che si crea nel pensiero delle persone, prima e dopo”.

Lida Abdul, frame di White Horse, 2008, Film 16 mm su DVD, 5’10’’. © Courtesy of the artist and of Galleria Giorgio Persano