"Arrivare prima per evitare la confusione del durante". Con questo proposito, la rivista Zero ha organizzato il suo primo Zero Design Festival a metà marzo, giocando d'anticipo rispetto alla settimana del Salone. Dal 15 al 17 marzo, al Museo della Scienza e della Tecnologia, un fine settimana di appuntamenti vari – un quiz, un'asta benefica, presentazioni, gare e workshop – ha fatto conoscere al pubblico il mestiere del design, non solo dalla parte di chi lo progetta, ma anche e soprattutto di chi lo racconta, produce, studia e insegna. La settimana del Salone, poi, il team di Zero ha rilanciato con la Zero Design Parade e ha invitato sei giurati ad assegnare altrettante medaglie ai migliori tra designer, prodotti, installazioni, location ed eventi della Design Week. Abbiamo chiesto al direttore di Zero Marco Sammicheli di ricapitolare l'intera iniziativa.
Zero ha lanciato in marzo il primo Festival che precede il Salone del Mobile. Ci racconti in dieci parole di cosa si tratta?
Abbiamo anticipato il Salone di un mese, lanciando la testata Zero Design e organizzando un festival. Durante questo evento, abbiamo chiamato tutti gli attori del mondo del design e abbiamo chiesto loro di condividere cosa avrebbero fatto durante il Salone e di fare insieme a noi un pezzo del loro mestiere. Così editor, imprenditori, studenti, designer, PR e professori, architetti e curatori, per tre giorni, hanno fatto il punto su cosa stava per succedere nella capitale del design. Gli approcci, le anteprime e le energie di chi il Salone lo racconta, lo produce e lo vive sono diventati così un evento, un journal, una web tv, una guida, un hashtag e una classifica che ha assegnato le medaglie d'oro della design week da non dimenticare.
Il design secondo Zero
Dal primo Design Festival alla Design Parade, il direttore di Zero Marco Sammicheli racconta a Domus perché (e come) la sua rivista ha deciso di lanciarsi nel mondo del design.
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- 22 aprile 2013
- Milano
Perché Zero s’interessa di design?
Zero è un giornale che racconta la città. Lo fa dal 1996 in Italia e, dal 2009, in Turchia. Nella cultura contemporanea il design è una disciplina che lega creatività, industria e territorio, tre aspetti che appartengono alla quotidianità del giornale. Il design per noi e i nostri lettori non è solo una settimana di eventi ma anche scuole, aziende, mostre e professioni che vivono tutto l'anno.
Quali sono stati i punti forti del programma di questa prima edizione?
Non ci sono punti forti. Volevamo arrivare prima per evitare la confusione del durante. Allora abbiamo pensato ad un'operazione che cominciasse un mese prima, si esprimesse durante la design week e continuasse dopo con iniziative come la classifica Zero Design Parade. Zero Design ha usato la piattaforma di Zero e ha anticipato il Salone con le persone e le storie delle loro professioni. Con i volti e non con i prodotti. Abbiamo cominciato con Ippolitio Pestellini, associate architect di OMA, che ha tenuto una lecture sul rapporto delle studio con Prada e concluso con una performance di Riccardo Blumer su energia e design. In mezzo un contest con le redazioni dei giornali di settore, un pitch coi progetti di tesi degli studenti di Domus Academy, NABA, Politecnico di Milano e IED, un'asta benefica e un workshop per rispondere a un brief di progetto in cinquanta ore.
Quali erano i vostri obiettivi e qual è stata la risposta del pubblico?
La risposta del pubblico è stata molto positiva. Agli eventi, sul sito, con i social media il riscontro è stato superiore alle aspettative. Durante il Salone abbiamo ricevuto endorsement di personalità come Paola Antonelli e Alice Rawsthorn. L'obiettivo era quello di applicare al design il format editoriale di Zero che lavora contemporaneamente sulla carta, in rete, live e on the road.
Prossimi appuntamenti?
Il prossimo appuntamento è il rapporto con la comunità che abbiamo creato. Zero Design continuerà ad anticipare gli eventi del design e dell'architettura attraverso le persone. Lo farà scegliendo i professionisti e i partner di una disciplina che in Milano ha la sua capitale ma che produce contenuti ed eventi in molti luoghi. Come è accaduto nel nostro recente passato in occasione della Istanbul Design Biennal o alla Triennale di Milano.