La precisione è un'invenzione del mondo moderno e una componente essenziale delle macchine che lo fanno funzionare: un granello di sabbia negli ingranaggi può, in senso proprio e non metaforico, paralizzare un continente intero per giorni. Secondo una tesi celebre (e controversa) dello storico della scienza Alexandre Koyré, la storia della modernità è la storia del passaggio dal mondo tradizionale, artigianale e arcaico dell'approssimazione al mondo scientifico e tecnologico della precisione. Se questo è vero per tutte le arti e i mestieri, è ancora più vero per la professione, esclusivamente moderna, dell'architetto. L'architetto moderno non è un artigiano che fa cose, ma un artista che le disegna. La traduzione dei progetti in oggetti è la prova suprema, e sovente il martirio, dell'architetto moderno: in alcuni casi, questa traduzione è precisa; in molti altri, è approssimativa: ricetta sicura per una cattiva architettura, o per una catastrofe.
Alcuni paesi e culture si sono adattati meglio di altri al mondo della precisione meccanica e industriale. In molte regioni dell'Europa Centrale (in Germania, Svizzera o Austria, per esempio) l'assimilazione culturale della precisione industriale non è meno evidente nelle forme degli oggetti tecnici che in molte pratiche sociali della vita quotidiana, e le forme regolari, meccaniche e precise della civiltà delle macchine si esprimono in oggetti e interi paesaggi costruiti industrialmente ma felicemente, armonicamente, intelligentemente, e quasi senza sforzo.
GEZA: Pratic, la nuova sede
La precisione minimalista di GEZA / Gri e Zucchi Architetti Associati si applica al nuovo quartier generale dell'azienda Pratic, in Friuli. Il loro progetto è tra i finalisti per la Medaglia d'oro dell'architettura italiana.
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- Mario Carpo
- 12 luglio 2012
- Fagagna
Non così in Italia, dove quasi tutto quel che è costruito tecnicamente – dagli oggetti di uso quotidiano ai treni ad alta velocità, o ai ponti delle autostrade – è sgangherato, scassato, rabberciato, e fa male agli occhi, anche quando è nuovo di zecca e più o meno funziona. L'Italia è l'unico paese al mondo dove opere intere di grande complessità (l'aeroporto di Milano Malpensa, per esempio) sembrano costruite senza nessun progetto da brigate di artigiani incompetenti e analfabeti. Non era così in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta, e un filosofo e uno storico potrebbero chiedersi perché. Ma è proprio per questo che un oggetto tecnico prodotto con competenza, intelligenza e precisione è oggi salutato in Italia come una rarità, un capolavoro, e quasi un miracolo.
Questo vale per una vettura Ferrari, per esempio, o per un tessuto di Zegna, ma anche per alcune architetture e anche, penso, per la precisione minimalista di Gri e Zucchi Architetti Associati. Fra tutti gli stili dell'architettura d'oggi, il minimalismo è uno dei più difficili. È la precisione della realizzazione, non del disegno, che in fin dei conti distingue il minimalismo d'autore dall'assenza di forma; e questa è una forma di precisione che l'architetto per definizione non controlla. Senza la precisione micrometrica dell'industria della costruzione svizzera le opere di Christian Kerez o Valerio Olgiati sarebbero illeggibili – infatti, non esisterebbero neppure. Visto da lontano, il complesso Pratic di Gri e Zucchi evoca la facilità dell'espressione tecnologica e la levigatezza visuale delle opere migliori del modernismo internazionale del dopoguerra. Facilità ingannevole già all'origine, perché la leggerezza apparente di un curtain wall modernista era sovente il risultato di uno sforzo titanico dei progettisti, degli ingegneri e dei costruttori – e anche dei committenti e degli utilizzatori, perché i curtain walls degli anni Cinquanta e Sessanta costavano cari e funzionavano male. Oggi questo non è più un problema tecnico né progettuale: involucri di ogni tipo oggi si possono comprare su Internet, o quasi, comprese versioni "non standard" realizzate con tecnologie digitali (e l'azienda Permasteelisa, prima sul mercato in questo campo, è stata fondata a Vittorio Veneto). Ma anche per questo, l'intelligenza dei progettisti oggi può, e forse deve, esprimersi altrove.
Visto da vicino, il complesso Pratic di Gri e Zucchi è tutt'altro che facile e leggero. Anomalie e sorprese di ogni tipo spuntano, letteralmente, da ogni angolo
Infatti, visto da vicino, il complesso Pratic di Gri e Zucchi è tutt'altro che facile e leggero. Anomalie e sorprese di ogni tipo spuntano, letteralmente, da ogni angolo; la trave sospesa sulla facciata sud dell'edificio per uffici, che nelle splendide fotografie ortografiche di Fernando Guerra, deliberatamente ingannatrici, sembra una fascia fuori proporzione inscritta in un curtain wall alla Richard Neutra, è una mensola a sbalzo: la soluzione è richiesta dalla funzione di parasole, ma la vista dal lato ovest dell'ala degli uffici esibisce in sezione, quasi brutalmente, la laboriosa complessità costruttiva del tetto e della facciata. Altre viste e scorci degli esterni e anche degli interni (si vedano i volumi complicati e angolari della scala) sottolineano lo stesso contrasto fra un'apparente levigatezza visuale e geometrie irregolari e quasi brutaliste, staccate e dissonanti, a tratti decostruttiviste; l'angolo fra i due corpi di fabbrica in pianta sottolinea singolarmente il carattere disgiuntivo e ricercatamente disconnesso della composizione.
L'immagine della precisione può sembrare facile e leggera, ma la ricerca della precisione è sempre laboriosa: sovente i creatori e gli artisti ci ricordano che niente è più difficile dell'apparenza della semplicità. Ma la precisione inquieta di Gri e Zucchi è anche il segno, credo, di qualcos'altro e di più drastico. Il mondo della precisione meccanica sta rapidamente diventando un mondo di ieri, e le nuove tecnologie digitali sono basate non sulla precisione meccanica delle cause e degli effetti, ma sulla logica aleatoria, indeterministica (e, secondo alcuni, confusa) delle scienze non–lineari. Le opinioni divergono su come questa nuova scienza si rifletta in una nuova architettura. Ma è compito degli artisti segnalarci che le cose stanno cambiando, e dobbiamo ringraziare Gri e Zucchi per ricordarci come il cambiamento di un paradigma secolare del progetto di architettura non possa essere affrontato senza intelligenza, tradizione e cultura.
Il testo è tratto da: GEZA PRATIC, Silvana Editoriale, 2011 (con un saggio di Mario Carpo e fotografie di Fernando Guerra)
Pratic, nuova sede
Progetto: GEZA / Gri e Zucchi Architetti Associati
Collaboratori: Stefania Anzil, Fabio Passon
Cliente: Pratic F.lli Orioli spa
Superficie: 45.000 mq
Realizzazione: 2009 – 2011