Polemico e rispettoso al tempo stesso, l'artista di Los Angeles Anthony James si trastulla con l'ossatura ostinatamente formale e concettuale dei movimenti artistici americani della metà del secolo. Fondendo insieme precisione tecnica, ripetitività e spettacolarità, James si adopera per mettere a nudo l'influenza mitica e persistente del Pop e del Minimalismo sull'arte e la cultura contemporanee. Rielaborando e fondendo insieme i linguaggi visivi del tardo Modernismo (con riferimenti ad artisti come Piet Mondrian, Andy Warhol, Donald Judd e Dan Flavin), il corpus di opere di James sperimenta i mezzi più disparati tra cui: strutture in acciaio di altissima rifinitura, misteriose fusioni a cera persa realizzate con l'ausilio del computer, grossolani disegni fatti con tubi al neon accesi, meccanismi placcati nickel, e intimistici dipinti a olio di identità sacrificali. Questa sua variegata attività d'artista in costante evoluzione apporta un contributo filosofico al discorso culturale contemporaneo.
Nelle sue ultime opere dal titolo Consciousness & Portraits of Sacrifice (Consapevolezza e ritratti di sacrificio), James prosegue la ricerca sul concetto di ritualità, racchiudendo foreste vergini di legno di betulla preservato, in vetrine minimaliste simili a un tempio, che si espandono all'infinito e collocano lo spettatore in uno spazio innaturalmente distante e riflettente. In passato aveva già tumulato i resti carbonizzati della sua Ferrari 355 Spider, ora si rivolge a oggetti di feticismo bellico, il mitragliatore AK-47, l'aereo da guerra russo MIG-15, e i meccanismi interni di iconici jet da combattimento americani come segno di una condizione contemporanea che egli cerca di immortalare in un intrico distopico di specchi e luci riflettenti. Alcune delle sue sculture più recenti sono placcate nickel con un tocco fetish-finish e brancusiano, ispirate dai componenti prefabbricati dei jet da combattimento e quadri realizzati con colpi di fucile su lastre di metallo che costituiscono una riflessione sull'universo filosofico di Lucio Fontana. Questi oggetti, tanto rifiniti da acquisire le caratteristiche di un neo-futurismo di assoluta lucentezza, immortalano atti di distruzione e creazione, collocati all'interno di uno spazio illusionistico, tremendamente immobili e avulsi dalla mano dell'uomo.
Anthony James
Alla Brand New Gallery, la ricerca concettuale dell'artista americano che racchiude foreste vergini di legno di betulla in vetrine minimaliste.
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- 07 gennaio 2012
- Milano
Accompagna la nuova produzione di sculture una serie di quadri intimisti di sacrificio iconico, collocato anch'esso in un vuoto metallico, lucido e distante, come una sorta di bene di consumo. All'opposto delle sue installazioni più roboanti, queste opere indagano il tema della reverenza e del sacrificio spirituale, manufatto e conservato in un lucidissimo mondo di iconografia feticista. In questa nuova presentazione delle opere di James, si afferma inevitabile una sensazione di violenza stilizzata, che abbellisce le vestigia meccaniche che finiscono per rappresentare la contemporanea conservazione del progresso nel XXI secolo.
KT (kalos thanatos, significa "bella morte")
Quest'opera del 2008, intitolata KT è a tutt'oggi la più grande mai realizzata da Anthony James, effige grandiosa del sacrificio del bene materiale che l'artista possedeva e amava sopra ogni altro. Estendendosi all'infinito in un intrico di legno di betulla, i resti carbonizzati della Ferrari 355 Spider di proprietà dello stesso James riposano in pace all'interno di una vetrina intensamente illuminata, formata da specchi riflettenti e trasparenti, a immortalare un oggetto di violenza lasciva; fallico, invidiato e in condizioni irreparabili. L'opera è al contempo terribilmente esuberante e angosciosamente serena, e impedisce di proposito allo spettatore di accedere nella sua tomba minimalista da era spaziale. James considera quest'opera nell'ottica dei tradizionali sacrifici degli antichi greci, e non di una gerarchia politeistica, ma piuttosto come dono filosofico che tumula la sua perdita in un universo realizzato dall'uomo di infinito spazio teorico. Esposta in anteprima in occasione di un evento al MoMA prima della sua presentazione al pubblico nel 2010 alla galleria Patrick Painter, l'opera segna un passaggio cruciale verso installazioni che fungono da reliquiari di grandi dimensioni.
MIG-15
L'opera attuale e futura di Anthony James si rivolge a oggetti bellici d'epoca proseguendo il filone delle sue tombe sacrificali che rendono immortali. Ancora nelle fasi embrionali della sua realizzazione, la prossima opera di grandi dimensioni di James rappresenterà un MIG-15, aereo da combattimento russo distrutto. Proseguendo il tema delle sue opere recenti tra cui le vetrine con il mitragliatore AK-47 e i componenti prefabbricati di jet, di chiara connotazione fetish-finish, James disquisisce sulla bellezza della guerra e della distruzione, mettendo a riposo gli oggetti defunti che hanno perso la loro funzionalità a causa di una malaugurata rottamazione. Dalle loro storie di distruzione scaturisce un infinito potenziale di ottimistica ricreazione, che trasmette ponderate metafore sulla vita, sulla morte e sul significato in un mondo focalizzato sulla transitorietà. Queste spregevoli vestigia rimangono solo come simboli delle loro precedenti funzioni e invitano lo spettatore a interrogarsi sul suo rapporto con questi oggetti ora potenziati al massimo, alterati a livello molecolare dalla velocità e dalla forza; protetti in un abisso di spazio solitario.
Quadri realizzati con colpi di fucile
Sono entrati di recente a far parte della variegata produzione artistica di Anthony James anche dei quadri realizzati con colpi di fucile su lastre di metallo che prendono a riferimento i quadri dell'universo filosofico di Lucio Fontana. Queste opere, trasformate mediante dei fucili Benelli M4, fucili mitragliatori AK-47, e fucili d'assalto AR-15, distruggono e contemporaneamente creano la forma, completamente bucherellata dai colpi che rappresentano delle fenditure galattiche prodotte dall'uomo in oggetti metallici di produzione industriale, che attingono energia dalla forza e dalla storia. Accanto a queste opere, due vetrine con specchi riflettenti e trasparenti contengono gli oggetti di distruzione, armi che sono state conservate in un universo isolato come simbolo di una possibile manifestazione della bellezza nell'arte mediante la forza distruttrice.
12 gennaio—23 febbraio 2012
Anthony James
Brand New Gallery
via Farini 32, Milano