Dal 21 al 23 maggio la cittadina di Borgo Valsugana (in
provincia di Trento) ospiterà la prima edizione del festival
“(P)rose dai venti”. Il festival si svilupperà attingendo alle
suggestioni offerte dai diversi linguaggi del cinema,
dell’arte, della letteratura, del teatro, concentrandosi sul
tema della “traduzione” come strumento per creare ponti
fra le diverse culture e come fondamenta per la
conoscenza e la comunicazione fra Paesi e popoli
differenti. “(P)rose dai venti, nasce da un’esigenza:
cercare di capire e conoscere un po’ di più Paesi e culture
di cui poco sappiamo e che stanno influendo nel nostro
sistema sociale ed economico – così le ideatrici del
progetto Daniela Basso e Michela Signori sintetizzano l’idea
di fondo da cui nasce il festival – Abbiamo individuato un
vento, da Borgo Valsugana il Levante, e l’abbiamo seguito
muovendo i primi passi di questa edizione verso il confine
rumeno, verso quello russo, e trovando un Paese ai più
sconosciuto: la Transnistria”.
L’apertura del festival, venerdì 21 maggio, sarà affidata,
infatti, alla forza delle immagini del fotogiornalista Gughi
Fassino.
L’obiettivo di Fassino, collaboratore delle più importanti
testate giornalistiche italiane e internazionali, si è posato
sul territorio della Transnistria, stato indipendente de facto
non riconosciuto a livello internazionale, considerato
ufficialmente ancora parte della Repubblica di Moldavia. È
la curiosità che ha spinto il fotografo a compiere un
viaggio in questo Paese-non-Paese, entità geografica che
nessuno sembra voler riconoscere. Gughi Fassino ha letto
Educazione siberiana, di Nicolai Lilin e attraverso
queste pagine ha scoperto uno stato fantasma dominato
della mafia russa e considerato il supermercato per il
rifornimento illecito di armi da parte di molti gruppi
terroristici, un buen retiro della mafia, una repubblica
presidenziale che governa circa 600.000 cittadini che
occupano un territorio dall’estensione paragonabile alla
provincia di Viterbo.
Con queste parole Giovanna Calvenzi accompagna il
catalogo, edito dalla neo-nata casa editrice Silvy, che
documenta l’appassionato lavoro del fotogiornalista: “Il
fotografo di strada non è necessariamente un grande
viaggiatore ma è certamente un flaneur, un passeggiatore
lento e attento che sa osservare, anticipare gesti e micro-
eventi, per raccontare la realtà di una città, di un Paese,
dei suoi abitanti(…).
Fassino ottiene un visto con qualche difficoltà diplomatica
quindi affronta il viaggio con collaudata professionalità,
senza trascurare i luoghi dell’obbligo di ogni inchiesta
giornalistica: fabbriche, ospedale, edifici pubblici, cimitero.
Poi si abbandona al piacere della scoperta. Cammina fino a
perdersi, chilometro dopo chilometro, attento ai volti, ai
gesti, agli spazi, nel più puro stile caro alla street
photography. Non c’è giudizio, nelle sue immagini, solo il
testimoniare quanto il suo sguardo attento ha colto: due
ragazze che chiacchierano sedute in altalena, giovani
bagnanti sullo sfondo della città, gente che lavora, i
militari senza armi, dettagli di decori urbani, una palestra,
l’associazione degli ex combattenti (…). Il suo esercizio di
visione ci accompagna in una città dall’apparenza serena,
dai ritmi di vita accettabili, aggiunge un tassello al
mosaico di conoscenza di un’enclave territoriale quasi
sconosciuta, creata dalla storia recente degli uomini. Il suo
viaggio, come vorrebbe Saramago, si prolunga così, nella
memoria, nel ricordo, nella narrazione che la fotografia di
Gughi Fassino ha saputo trasformare in un’esperienza
collettiva”.
La mostra verrà presentata in prima nazionale a (P)rose
dai venti, e rimarrà aperta fino al 6 giugno 2010 negli
spazi dell’ex edificio industriale Zirkotech di Borgo
Valsugana.
(P)rose dai venti: cultura dall'Est Europa
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- Elena Sommariva
- 20 maggio 2010