L’apertura del festival, venerdì 21 maggio, sarà affidata, infatti, alla forza delle immagini del fotogiornalista Gughi Fassino. L’obiettivo di Fassino, collaboratore delle più importanti testate giornalistiche italiane e internazionali, si è posato sul territorio della Transnistria, stato indipendente de facto non riconosciuto a livello internazionale, considerato ufficialmente ancora parte della Repubblica di Moldavia. È la curiosità che ha spinto il fotografo a compiere un viaggio in questo Paese-non-Paese, entità geografica che nessuno sembra voler riconoscere. Gughi Fassino ha letto Educazione siberiana, di Nicolai Lilin e attraverso queste pagine ha scoperto uno stato fantasma dominato della mafia russa e considerato il supermercato per il rifornimento illecito di armi da parte di molti gruppi terroristici, un buen retiro della mafia, una repubblica presidenziale che governa circa 600.000 cittadini che occupano un territorio dall’estensione paragonabile alla provincia di Viterbo.
Con queste parole Giovanna Calvenzi accompagna il catalogo, edito dalla neo-nata casa editrice Silvy, che documenta l’appassionato lavoro del fotogiornalista: “Il fotografo di strada non è necessariamente un grande viaggiatore ma è certamente un flaneur, un passeggiatore lento e attento che sa osservare, anticipare gesti e micro- eventi, per raccontare la realtà di una città, di un Paese, dei suoi abitanti(…). Fassino ottiene un visto con qualche difficoltà diplomatica quindi affronta il viaggio con collaudata professionalità, senza trascurare i luoghi dell’obbligo di ogni inchiesta giornalistica: fabbriche, ospedale, edifici pubblici, cimitero. Poi si abbandona al piacere della scoperta. Cammina fino a perdersi, chilometro dopo chilometro, attento ai volti, ai gesti, agli spazi, nel più puro stile caro alla street photography. Non c’è giudizio, nelle sue immagini, solo il testimoniare quanto il suo sguardo attento ha colto: due ragazze che chiacchierano sedute in altalena, giovani bagnanti sullo sfondo della città, gente che lavora, i militari senza armi, dettagli di decori urbani, una palestra, l’associazione degli ex combattenti (…). Il suo esercizio di visione ci accompagna in una città dall’apparenza serena, dai ritmi di vita accettabili, aggiunge un tassello al mosaico di conoscenza di un’enclave territoriale quasi sconosciuta, creata dalla storia recente degli uomini. Il suo viaggio, come vorrebbe Saramago, si prolunga così, nella memoria, nel ricordo, nella narrazione che la fotografia di Gughi Fassino ha saputo trasformare in un’esperienza collettiva”.
La mostra verrà presentata in prima nazionale a (P)rose dai venti, e rimarrà aperta fino al 6 giugno 2010 negli spazi dell’ex edificio industriale Zirkotech di Borgo Valsugana.
