Emilio Vedova era di casa alle Zattere. Le aveva scelte
come sua dimora, affascinato dalla luce (lui che veniva da
Castello), e dalla presenza di Arturo
Martini – che considerava un maestro – che aveva
scelto di vivere da questo lato della laguna. Vedova
raccontava di
essere stato colpito dalla umanità degli scaricatori (i più
reietti e ai margini della società) che muovevano file
infinite di sacchi di sale per portarli nelle viscere dei
magazzini.
Questa parte di Venezia è così legata alla presenza di
Vedova che la Fondazione appena aperta in uno dei nove
saloni trecenteschi dei Magazzini del Sale è un’occasione
per la città di Venezia, e per tutti i veneziani, per vedere
inserito in uno dei circuiti dell’arte più straordinario del
mondo (ora arricchito dalla principesca presenza della
Fondazione François Pinault alla Punta della Dogana) anche
l’omaggio al più veneziano degli artisti contemporanei.
Renzo Piano, che con Vedova aveva a lungo discusso
dell’intervento nei Magazzini del Sale per dare accoglienza
alle opere della Fondazione, ha portato all’estremo l’idea
dello spazio che deve aver condiviso con Vedova (“Il
movimento era l’ossessione di Vedova”, racconta).
Piano
ha costruito una sofisticata macchina-robot per muovere
i quadri, strapparli alla fissità della parete e lasciarli
galleggiare nell’aria fino a “farli volare” in modo che “i
quadri vengono incontro al visitatore in rapporto
dinamico”.
L’omaggio a Vedova sarebbe, quindi, affidato all’idea
stessa di museo dinamico che Germano Celant vede come
compimento del rapporto di Vedova con lo spazio: la
ricerca di una tensione emotiva che egli esprimeva
nell’uso di carrucole e pulegge per movimentare le opere e
sperimentare di un’idea diversa di luogo per l’arte.
Un gigantesco trasloelevatore deposita e preleva con una
certa grazia le opere alloggiate in una grande rastrelliera
lasciata a vista, e come un juke-box particolarmente fuori
scala, li consegna a una delicata navetta di trasporto che
con l’attenzione di una badante particolarmente amorevole
porta a passeggio le opere lungo la lunga e strettissima
navata del magazzino. Francesca
Picchi
PROGETTO E ARCHITETTURA
Renzo Piano, Renzo Piano Building Workshop con
Alessandro Traldi, Atelier Traldi, Milano
COORDINAMENTO GENERALE E INGEGNERIA
Maurizio
Milan, Favero & Milan Ingegneria, Venezia
CONSULENZA ARTISTICA
Germano
Celant
PROGETTO
E REALIZZAZIONE TECNOLOGICA
Fabio Roncati,
Metalsistem, Rovereto
COLLABORATORI PROGETTO
ARCHITETTONICO
Andrea
Amighetti Paolo di Vara, Giuseppe Guglielmino, Giulia
Mogno
COLLABORATORI COORDINAMENTO GENERALE E
INGEGNERIA
Giampaolo Lenarduzzi, Juliette Louis Tal Losica,
Vincenzo Perrotta, Mauro Sponchiado, Andrea Roetta,
Filippo
Trevisan
COLLABORATORI CONSULENZA ARTISTICA
Francesca
Cattoi
Marcella Ferrari, Elisa Genna, Maddalena Pugliese
IMMAGINE GRAFICA
Studio Camuffo, Venezia
Sergio Fanelli
ILLUMINAZIONE
iGuzzini
IMPRESA REALIZZATRICE
Iccem,
Venezia
La selezione e l’allestimento delle opere di Emilio Vedova
nello spazio espositivo dei Magazzini del Sale sono stati
curati da Germano Celant con Fabrizio Gazzarri
Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
Zattere, Dorsoduro 46, Calle dello Squero
Venezia
Venezia, Fondazione Emilio e Annabianca Vedova
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- Francesca Picchi
- 13 giugno 2009