Guest editor 2024

Norman Foster è il Guest Editor 2024 di Domus

Il direttore editoriale Walter Mariotti presenta l’arrivo del grande architetto britannico al timone della nostra rivista: “una leggenda vivente” che firmerà dieci numeri nel corso dell’anno prossimo.

di Walter Mariotti

Con l’arrivo di Norman Foster come Guest Editor 2024, il progetto “10 x 10 x 10” entra nel settimo ciclo e si avvicina a un traguardo difficile da uguagliare: il centenario di Domus, che cadrà nel 2028, un secolo dopo che Gio Ponti e Gianni Mazzocchi realizzarono il loro sogno di ragazzi. Leggere il mondo attraverso l’architettura, il design, l’arte, la vita associata.

Difficile parlare di Norman Foster in poche righe. Architetto britannico di vocazione internazionale, da oltre sessant’anni è il nome di riferimento dell’architettura globale. Di più: una leggenda vivente, un riferimento ideale per la sua capacità di leggere la realtà e progettare soluzioni in tutti i campi della vita, dai dettagli del design quotidiano alle grandi infrastrutture di mobilità. Come ponti e aeroporti, passando per grattacieli, treni, auto, oggetti micro e macro.

Nato a Manchester in una famiglia di umili origini, abbandonata la scuola a 16 anni, si impiegò negli Uffici del Tesoro del comune della sua città e dopo il servizio militare nella Royal Air Force – di cui gli rimarrà l’impostazione e la passione per il volo e l’amore per le discipline sportive, come lo sci di fondo in cui continua ad eccellere ancora oggi, passando buona parte del suo tempo invernale nei boschi di Sankt Moritz. Dopo la laurea alla Scuola di Architettura e Pianificazione della sua città Foster si perfeziona a Yale grazie a una borsa di studio, che gli permette di dialogare con i grandi nomi dell’architettura dell’epoca, come Ernesto Nathan Rogers e Louis Kahn. Tornato in Inghilterra, nel 1965, fonda con Richard Rogers e le rispettive consorti lo studio Team 4, che all’abbandono dei Rogers divenne Foster + Partners. Da allora, grazie anche al dialogo iniziale con Buckminster Fuller, uno dei massimi inventori del Novecento, Foster si è misurato con ogni aspetto della vita associata.

Se i primi progetti di Foster mostrano un’impronta decisamente spinta sul piano della tecnologia, concentrandosi su aspetti strutturali, in seguito l’architetto britannico ha saputo codificare uno stile ma sempre rinnovandosi, in un’architettura riconoscibile ma altrettanto sorprendente. Nel 1987, con il suo studio Foster + Partners, ha ricevuto il più prestigioso fra i premi legati al design industriale, il Compasso d’Oro, per il sistema di tavoli e scrivanie per ufficio Nomos realizzato per l’azienda italiana Tecno, mentre nel 1999 ha vinto il Pritzker Prize.

Il suo studio, Foster + Partners, è attivo in 21 città di altrettanti paesi e conta oltre duemila architetti, che raggiungono un giro d’affari tra i più alti al mondo. Fra le migliaia di progetti, che testimoniano una capacità non comune per cogliere le connessioni tra le cose e le persone, e dimostrano come il suo motto “solo il cambiamento è la costante”, non si può non ricordare il Reichstag di Berlino, l’aeroporto internazionale di Pechino, l’Apple Park di Cupertino, il Viadotto di Millau, Trafalgar Square e il Saint Mary Axe a Londra, la casa degli elefanti dello zoo di Copenhagen, la metropolitana di Bilbao, l’Hearst Tower di New York. Tra quelli in corso, la Russia Tower di Mosca, la Stazione di Belfiore a Firenze, il Living Wall di Amman in Giordania.

Negli ultimi anni, Foster ha dedicato molte energie e risorse alla Fondazione Norman Foster di Madrid, che si è consolidata non solo come memoria del suo fondatore ma soprattutto come punto di riferimento per ricercatori di tutto il mondo e acceleratore di formazione e progettazione di alto impatto per le future classi dirigenti del pianeta. Focalizzata su sostenibilità e mobilità urbane, robotica, rivoluzione digitale, e non comprensibile senza considerare il ruolo della moglie Elena Ochoa, personaggio di riferimento della cultura e della società spagnola e titolare di Ivorypress, la Fondazione ha prodotto workshop, think-tank, dibattiti e presentazioni pubbliche che hanno coinvolto ospiti e sponsor internazionali, a partire dal primo evento “Future is Now” del 2017.

Personalità come Michael Bloomberg, Olafur Eliasson, Nicholas Negroponte e Janice Perlman hanno accettato l’invito di Foster e della moglie Elena a partecipare alle attività della Fondazione, producendo risultati inattesi che combinano l’impegno per la trasformazione di aree sottosviluppate del pianeta a raffinatissimi progetti per il futuro della cultura e della società.

A nome di tutta la comunità del progetto che si riunisce da quasi un secolo attorno a Domus, oggi diciamo: Benvenuto e grazie, Norman!

Immagine di apertura: Norman Foster, ritratto dalla cover. Foto © Weston Wells 

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